Mafia a Roma, locali del centro nelle mani di “Cosa Nostra”

16 gennaio 2021 | 11:07
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Con l’operazione “Gerione” è emerso un progetto imprenditoriale attraverso società attive nel settore della gastronomia. 11 in tutto le misure cautelari

Roma – Il 15 gennaio 2021, i carabinieri del Ros – col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, reati commessi per agevolare l’associazione mafiosa “Cosa Nostra”.

L’operazione “Gerione”, che ha permesso di cristallizzare una strategia di penetrazione del tessuto economico della Capitale nell’interesse di “Cosa Nostra”, è stata avviata nel novembre del 2018. 

Nell’indagine è emerso che gli indagati attraverso società attive nel settore della gastronomia, avvalendosi di prestanome, hanno condotto un progetto imprenditoriale nei quartieri di Testaccio e Trastevere, avviato nel 2011 con l’apertura di un bar-pasticceria e ostacolato nel 2016 con l’esecuzione di un sequestro di prevenzione a carico della predetta società. Tuttavia, poco prima dell’esecuzione del citato provvedimento, gli indagati procedevano allo svuotamento del patrimonio dell’attività , attraverso la distrazione di beni e capitali a benefico di altre società, appositamente costituite a partire proprio dal 2016, conducendo il citato esercizio commerciale alla bancarotta.

Gli indagati, hanno aperto, sempre a Trastevere, un ulteriore esercizio commerciale, oggi sottoposto a sequestro preventivo (del valore di circa 400mila euro), in quanto avviato col reimpiego di capitali di provenienza illecita.

I provvedimenti  eseguiti, si collocano in una più ampia strategia di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel Lazio e nella Capitale, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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