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Scambio elettorale politico-mafioso: in manette sindaco e consigliere comunale di Rosarno

18 gennaio 2021 | 12:26
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Scambio elettorale politico-mafioso: in manette sindaco e consigliere comunale di Rosarno

Ben 49 le persone arrestate tra Rosarno, Polistena e Anoia e nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia

Reggio Calabria – I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato a Rosarno, Polistena e Anoia, ma anche nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia, 49 persone accusate di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di droga, detenzione illegale di armi, usura, procurata inosservanza di pena e tentato omicidio. La misura cautelare è stata emessa dal Gip di Reggio Calabria a seguito delle indagini coordinate dalla Dda reggina nell’ambito dell’operazione “Faust”.

Tra gli arrestati ci sono anche il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, e il consigliere comunale, Domenico Scriva.  Secondo l’ipotesi della Dda reggina guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, sia il sindaco che il consigliere comunale avrebbero ricevuto in occasione delle elezioni comunali del 2016 l’appoggio elettorale della cosca “Pisano” di Rosarno (Rc) in cambio della promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della consorteria criminale.

L’operazione “Faust” ha consentito, dunque, di accertare la radicata operatività della cosca Pisano, conosciuti comi i “diavoli di Rosarno”, nonché, in un contesto che rivela cointeressenze di sodalizi operanti nel “Mandamento Tirrenico”, anche l’attuale pervasività dell’articolazione territoriale di ’ndrangheta denominata “società di Polistena”, capeggiata storicamente da esponenti della famiglia “Longo”, e della locale di ’ndrangheta di Anoia. (fonte Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.