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“Percorsi di Memoria”: l’orrore della Shoah raccontato dai sopravvissuti

25 gennaio 2021 | 09:00
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“Percorsi di Memoria”: l’orrore della Shoah raccontato dai sopravvissuti

Anonella Maucioni: “Tramandare la memoria non è mai abbastanza, perché un cuore ed una mente vigile nascono proprio dalle conoscenze”

Orrore. Una sola parola per descrivere il progetto criminale messo in atto dal nazifascismo: uomini, donne e bambini strappati alla vita o trasformati in essere insensibili, costretti a vivere una vita-non vita, con l’unica ‘colpa’ di essere stati considerati ‘diversi’. Ricordare questo orrore, per non dimenticare. E’ questo è l’obiettivo di “Percorsi di Memoria”, un programma di incontri organizzato dall’Associazione Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti), per rimarcare il valore fondamentale della memoria e delle testimonianze della tragedia della Shoah, non solo in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, ma 365 giorni l’anno.

“Con questo percorso, vogliamo raccontare alle giovani generazioni la strada che conduce dalle tenebre alla luce – ha dichiarato Antonella Maucioni, esperta di diritti umani e memoria, trainer internazionale del Metodo Feuerstein e,referente dell’associazione Aned, intervistata da Daniele Taurino, responsabile di redazione di Azione nonviolenta e coordinatore del progetto Nonviolent European Resistance, nel corso dell’Edizione Speciale trasmessa in diretta da ilfaroonline.it -. Il periodo che stanno attraversando, è caratterizzato da piccole restrizioni che, a causa della Pandemia, hanno invaso le loro vite. Certo, le limitazioni attuali non sono neanche lontanamente paragonabili alle sofferenze patite dai loro coetanei di 70 anni fa, ma è il momento giusto per dare loro un’immagine concreta di quello che hanno sperimentato, in modo più tragico ed invasivo, per evitare che restino presenti segni di quel passato nel nostro presente”.

Al giorno d’oggi, infatti, non sono pochi i segni discriminatori o di violenza che circolano tra i giovani. Per questo è fondamentale ribadire quanto sia importante occuparsi ancora di memoria: “La memoria non è solo un rito consolatorio con cui ci ripetiamo ‘mai più, mai più’ – ha spiegato la Prof.ssa – La memoria è sempre, prima e dopo, proprio per porre fine ai tanti ‘ancora’ che purtroppo circolano nella nostra società”.

Eppure, c’è ancora chi si ostina a pensare che parlare troppo della memoria, non sia corretto. Alla domanda di Taurino: “Come risponde a chi obietta che battere troppo il ferro sulla tragedia della Shoah possa avere effetti controproducenti per i giovani e nelle scuole?” la Maucioni risponde: “Queste sono obiezioni che in genere si fanno per silenziare l’impegno di chi non vuole far dimenticare. Tramandare la memoria non è mai abbastanza, perché un cuore ed una mente vigile nascono proprio dalle conoscenze.

Quello che occorre, non è un evento monotematico che rischi di annoiare i ragazzi, ma un percorso educativo che dia gambe alle idee degli insegnanti e che si trasformi in una presenza sul territorio. Per sottolineare l’importanza della presenza, infatti, abbiamo creato nel 2017 il ‘Giardino dei Giusti’ un luogo dedicato a tutti coloro che in qualsiasi momento della storia, hanno avuto il coraggio di andare ‘in direzioni ostinate e contrarie’ (Fabrizio De André) per salvare delle vite anche in momenti in cui era difficile alzare la testa”.

Opporsi e ragionare con la propria testa, oggi sono conquiste raggiunte in tutto il mondo, nonostante ancora ci sia qualcuno che cerca di far prevaricare il proprio modo di essere o di pensare, sugli altri: “I giovani non devano dimenticare – ha sottolineato la Prof.ssa – che si può sempre dire un ‘sì’ o un ‘no’ in qualsiasi momento ed in qualsiasi circostanza, senza dover necessariamente cedere all’autorità di qualcuno”.

Come è nato il progetto?

“Percorsi di Memoria” si svolgerà nel periodo dal 25 gennaio all’8 febbraio 2021, ma a causa della Pandemia da Covid, tutti gli incontri si terranno in modalità online. E’ un progetto che comincerà con la presentazione del libro “Storia di Sergio” con una intervista al fratello Mario De Simone.

“Per spiegare come è nato il progetto, – ha spiegato la Maucioni – devo tornare indietro nel tempo a quando ero un’attivista dell’Aned. Terminata la scuola, il mio impegno è diventato più concreto e la realizzazione di questo ciclo di incontri è stata possibile grazie ai miei compagni di viaggio: il presidente della sezione Aned di Roma Aldo Pavia, il vicepresidente Andrea Diveroli, il consigliere Gianni Boccacci e la collega Paola Bisegna.

Insieme, abbiamo compreso che per attirare l’attenzione dei ragazzi, fosse fondamentale concentrarsi sulle storie e sulle vite dei testimoni che hanno vissuto la tragedia in prima persona”.

Chi è Sergio?

Il primo incontro in programma, è incentrato sul racconto della storia di Sergio, un bambino vittima dell’eccidio nazista, che ha visto la morte solo perché desiderava rivedere la sua mamma: “Questa è la storia di due bambine e di un bambino, – ha raccontato la Prof.ssa – che tra il marzo e l’aprile del 1944, furono deportati dalla città di Fiume a San Saba, per poi finire ad Auschwitz, dove vengono separati dalle loro mamme e messi nella baracca 11 destinata ai bambini. Le due femmine riescono a scampare a quell’orrore, ma il piccolo Sergio no. Lui fu preso con l’inganno e trasportato in un altro campo di concentramento, dove servivano 20 bambini per fare da cavia per degli esperimenti.

I carnefici dissero ‘Chi vuole vedere la sua mamma, faccia un passo avanti” e Sergio desiderava tantissimo vederla. A soli 6 anni, qualsiasi bimbo avrebbe desiderato questo. Dopo le atroci sofferenze a cui fu sottoposto, Sergio, insieme agli altri bambini, fu impiccato nella cantina di una vecchia scuola, perché i nazisti ricevettero l’ordine di far sparire qualsiasi traccia degli esperimenti della cosiddetta ‘medicina’ nazista.

Eppure, come racconterà il fratello di Sergio, la sua mamma ha continuato per anni a negare la possibilità della morte del figlio, aspettando il suo ritorno a casa fino ai suoi ultimi giorni di vita”.

L’incontro con i sopravvissuti

Queste ed altre testimonianze di chi è riuscito a sopravvivere, possono avere un forte impatto sui giovani facendogli comprendere cosa significa essere testimoni di queste atrocità: “Negli altri incontri – ha sottolineato la Mauceri – avremo come ospiti 6 testimoni della Shoah, scelti perché provenienti da esperienze diverse, che vanno a finire in realtà diverse, ma che raccontano sempre lo stesso orrore. Abbiamo deciso di non limitarci a far sapere i nomi dei sopravvissuti, ma di far conoscere i loro volti, attraverso la proiezione di un video in cui racconteremo le loro storie e che si chiuderà con le parole della senatrice Lialiana Segre”.

“Oggi più che mai – conclude la Prof.ssa – mi appello ai nostri giovani affinché prestino attenzione anche ai piccoli segni che sono introno a noi. Non dite mai ‘se non ci penso io, ci penserà qualcuno altro’. La responsabilità è una cosa personale, non va delegata agli altri. Quando vogliamo agire per fare in modo che le cose cambino, domandiamoci, come dice Primo Levi: ‘Se non ora, quando?’”.
Il Faro online – Clicca qui per vedere la puntata trasmessa il 22 gennaio 2021