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Napoli, scontro e sparatoria tra baby gang: tre arresti per tentato omicidio

30 gennaio 2021 | 12:52
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Napoli, scontro e sparatoria tra baby gang: tre arresti per tentato omicidio

Le indagini hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di due 17enni e di un 16enne, con l’aggravante del metodo mafioso

Napoli – Tre arresti per tentato omicidio. E’ l’epilogo dello scontro tra due baby gang rivali provenienti da due quartieri confinanti dell’area orientale di Napoli: sono i “Sangiovannesi” e i “Barresi”, protagonisti il 5 ottobre 2019 di una violenta rissa all’esterno di un locale commerciale a San Giorgio a Cremano, in via Manzoni, culminata in esplosione di colpi d’arma da fuoco.

Le indagini della Squadra mobile e del Commissariato di San Giorgio a Cremano, coordinate dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, hanno portato oggi. 30 gennaio 2021, all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale peri Minorenni di Napoli a carico di due 17enni e di un 16enne, tutti ritenuti responsabili di tentato omicidio e porto di arma da fuoco, aggravati dal metodo mafioso.

Dalle indagini è emersa l’esistenza delle due bande rivali che, il 5 ottobre 2019, si sono scontrate nel comune confinante di San Giorgio a Cremano: durante la prima fase dello scontro il gruppo dei “Sangiovannesi” è riuscito ad avere la meglio su quello rivale.

Successivamente, il gruppo dei “Barresi”, a bordo di due scooter, è tornato sul luogo della rissa per vendicarsi dell’accaduto, esplodendo colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dei rivali. Le indagini della Squadra Mobile e del Commissariato di San Giorgio, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, hanno permesso di acquisire gravi indizi a carico dei minori arrestati, ai quali è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso vista la peculiarità della condotta attuata con una plateale intimidazione, sconfinando in un territorio che non è il proprio allo scopo di affermare la propria supremazia sul gruppo rivale.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
(Fonte Adnkronos)