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Draghi non è Monti, e conosce le “droghe” dei mercati

4 febbraio 2021 | 11:36
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Draghi non è Monti, e conosce le “droghe” dei mercati

Dalla crisi del 2008 in poi, c’è stato un progressivo scollamento della finanza dall’economia reale. La droga dei mercati si chiama liquidità

Negli ultimi 20/25 anni la finanza si è inventata strumenti sempre più evoluti con l’obiettivo di speculare su tutto ed il contrario di tutto e purtroppo il debito pubblico è ormai un lontano ricordo di ciò che si è studiato sui testi universitari, è un terreno molto fertile soprattutto dopo l’arrivo dell’euro.

Negli ultimi anni, diciamo dalla crisi del 2008 in poi, c’è stato un progressivo scollamento della finanza dall’economia reale. Un tempo, se una società aveva buoni fondamentali, la finanza la premiava, il titolo in borsa saliva e gli azionisti guadagnavano. Ora non è detto che sia sempre così, anzi a volte più le cose vanno male e più il mercato è contento.

Basta guardare i grafici di qualsiasi titolo e di qualsiasi indice al momento dell’inizio della pandemia: dopo un crollo vertiginoso durato una ventina di giorni, hanno iniziato a risalire a metà marzo, quando eravamo in lockdown da una settimana, con il paese fermo ed il futuro con un grande punto interrogativo.

Questo succede perché ormai i mercati sono drogati e la loro droga si chiama liquidità, e quando le cose vanno male loro sentono l’odore dei soldi che stanno per arrivare, iniettati a mani basse dalle banche centrali.

Sulla persona Draghi, va detto che ha un curriculum che parla da solo e che soprattutto è vero, e negli ultimi 30 anni se ne sono visti pochi di curriculum così. E’ invischiato in affari clientelari? Non sembra che il panorama politico degli ultimi 30 anni abbia proposto personaggi migliori. Non dimentichiamoci che i mutui a tassi irrisori che abbiamo da 10 anni sono comunque frutto della sua politica in BCE.

Il presidente del Consiglio ‘designato’ – come spiega anche una nota dell’AdnKronos – ha infatti condotto, senza clamore ma con determinazione, una serie di battaglie contro pregiudizi, limitazioni, prassi consolidate che non solo lo hanno reso il ‘salvatore dell’Europa’, nella visione popolare, ma hanno anche permesso alla Bce di essere più veloce ed efficace nel rispondere alle esigenze dei nuovi sistemi economici e finanziari. Non è stata un percorso ‘indolore’ ma – come testimonia l’assegnazione a gennaio 2020 della medaglia della ‘Croce al Merito’, l’onorificenza più alta della Repubblica Federale di Germania, anche i tedeschi alla fine hanno dovuto riconoscere i meriti del banchiere italiano, più forti delle loro riserve.

Alcuni dicono “poveri noi, si comporterà come Monti”. Non credo, lo scenario è radicalmente diverso da quello di 10 anni fa e provvedimenti duri come quelli di allora non avrebbero molto senso. Poi, vedremo… (foto Ufficio Stampa Quirinale)