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Mafia pontina, traffico e spaccio di droga: 19 arresti

Il provvedimento eseguito è relativo anche a estorsioni e a un omicidio

Latina – Questa mattina il personale della Squadra Mobile di Latina e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, con il supporto di 23 equipaggi del Reparto prevenzione crimine ed agenti dei Commissariati di Cisterna, Fondi, Terracina, Gaeta e Formia, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di 19 persone: un 35enne, un 31enne, un 60enne un 40enne, un 43enne, un 37enne, un 47enne, un 51enne, un 29enne, un 37enne, un 33enne, un 46enne, un 54enne, un 43enne, un 38enne, un 50enne, un 28enne, un 41enne e di una 28enne l’unica quest’ultima a essere stata sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari, tutti indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso ed un omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Le indagini costituiscono l’epilogo di un mirato approfondimento investigativo che la Squadra Mobile di Latina, insieme al Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, sta conducendo nella Provincia di Latina, anche rispetto alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, e alle propalazioni rese nell’ultimo anno dal collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo.

L’inchiesta si riconnette alle risultanze di un’indagine del 2015 cosiddetta Don’t Touch avente ad oggetto le attività illecite svolte sul territorio pontino dall’associazione a delinquere facente capo al capostipite di una nota famiglia del capoluogo pontino, organizzazione strutturata su base territoriale e su legami di natura familiare che nel tempo ha affermato il suo prestigio criminale nei settori dell’usura, dell’estorsione, della detenzione di armi e nello spaccio di sostanze stupefacenti.

Le rivelazioni dei collaboratori sono state ulteriormente riscontrate dalle dichiarazioni rese dalle persone offese vittime delle estorsioni, oltre che da ulteriori elementi di prova via via acquisiti nel corso di quest’ultima indagine: emergeva con tutta evidenza, quindi, l‘esistenza a Latina di un’organizzazione criminale dedita innanzitutto al traffico di sostanze stupefacenti, dotata di uomini ed armi sia per controllare le piazze di spaccio anche fuori la città di Latina sia per intimidire concorrenti scomodi, avvalendosi del metodo mafioso e della forza di intimidazione del vincolo associativo.

L’organizzazione si avvaleva di quattro fornitori principali che rifornivano cocaina, hashish e marijuana, consentendo ad altro gruppo familiare di monopolizzare il traffico della droga.

Il sodalizio, principalmente a conduzione familiare, aveva altri componenti del nucleo che spacciavano per contro dello stesso gruppo.

Sono stati individuati soggetti che fungevano da corrieri in occasione degli approvvigionamenti o da pusher nella distribuzione al minuto dello stupefacente nelle piazze di spaccio diverse da quelle di Latina Capoluogo, in particolare a Cisterna di Latina, a Sezze, ad Aprilia.

In tale contesto, recenti indagini hanno dimostrato che recentemente e durante lo stato di detenzione, il capofamiglia del gruppo dedito allo spaccio abbia proseguito nella gestione dello smercio di sostanze stupefacenti, anche per mezzo della corruzione di pubblici ufficiali, al fine di potere godere di privilegi all’interno della Casa Circondariale ove si ritrovava ristretto.

Nondimeno, i nuovi approfondimenti investigativi svelavano gli atti intimidatori e l’estromissione dal mercato degli stupefacenti a Latina di alcuni spacciatori, avvenuti con metodi violenti da parte del sodalizio; si tratta di una vicenda che dà l’esatta dimensione della violenza messa in atto dal gruppo per imporre il proprio predominio nella gestione delle piazze di spaccio e, in generale, su tutte le attività criminali.

Le nuove indagini hanno poi riscontrato la commissione di 18 episodi estorsivi che mostrano l’utilizzo di un metodo tipicamente e tradizionalmente mafioso, caratterizzato dalla prospettazione di ritorsioni, dal riferimento esplicito ad un clan di appartenenza, dall’affermazione di un controllo del territorio da cui deriva il potere di imporre il “pizzo”.

In tale contesto, altri indagati, hanno fatto leva sulla fama criminale derivante dall’appartenenza al più noto clan del capoluogo pontino, ottenendo in tal modo il silenzio di commercianti, imprenditori, professionisti, semplici cittadini, anche tifosi del Latina Calcio, che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le forze dell’ordine.

Nello specifico, gli indagati si rendevano responsabili di estorsioni di denaro ed attività d’usura con armi, nonché avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis ed in particolare della forza di intimidazione promanante dall’appartenenza all’associazione a delinquere facente capo al gruppo criminale e dalla condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dalla riserva di violenza costituente principale patrimonio dell’associazione, in ragione dello spessore criminale dei suoi sodali, riconosciuto sul territorio di Latina in relazione ai procedimenti penali che li hanno visti coinvolti per gravi delitti contro la persona, il patrimonio ed in materia di armi.

Le ultime investigazioni rivelavano, infine, uno scenario inedito dietro la commissione dell’omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu, cittadino rumeno, assassinato a Latina nel marzo del 2014 e per il quale sono stati condannati via definitiva Manuel Ranieri, Mirko Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

I recenti approfondimenti, infatti, svelavano che l’omicidio, sebbene pianificato e premeditato da Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca per ragioni sentimentali, aveva visto la partecipazione anche del capofamiglia del gruppo che secondo gli investigatori era dedito allo spaccio, il quale aveva fornito le armi ai fratelli Ranieri che erano suoi spacciatori di fiducia, e fatto loro da staffetta con la propria macchina nella fase del rapimento della vittima.

I complimenti del Senatore Nicola Calandrini

“Faccio i complimenti agli uomini e alle donne della polizia di Latina e al Questore Michele Spina per la brillante operazione di questa mattina che ha portato all’arresto di elementi di spicco di clan già noti purtroppo sul nostro territorio”.

Lo dichiara in una nota il Senatore Nicola Calandrini.

“La costante azione di indagine e controllo – scrive ancora Calandrini nella nota- da parte delle forze dell’ordine nella nostra provincia sono per tutti i cittadini motivo di orgoglio. La lotta alla criminalità organizzata, alle sue ramificazioni e all’inquinamento che provoca al tessuto economico e sociale del territorio, rappresenta uno dei punti fondamentali della battaglia delle istituzioni in questa Provincia. Tutti noi, nessuno escluso, abbiamo il dovere di sostenere l’azione di magistratura e forze dell’Ordine”.

Trano: “Un grazie alla Polizia di Stato”

Elogio l’operato della Questura di Latina, della squadra mobile e degli agenti impegnati in queste ultime 24 ore con estrema professionalità su più fronti. Ieri a Formia, con l’immediato fermo del presunto accoltellatore di un diciassettenne (leggi qui), oggi con l’operazione Reset che si è conclusa con l’arresto di 19 persone tra cui molti nomi di primo piano indagati a vario titolo per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti estorsioni e perfino un omicidio, impiegando ben 23 equipaggi di tutta la provincia. Al questore, dott. Michele Spina, sempre presente in prima persona, vanno i miei complimenti per la visione d’insieme del territorio che sta dimostrando di avere e per il clima di fiducia che ha creato e che vede allargare il numero dei collaboranti con la giustizia. Finalmente, grazie anche alla collaborazione con la direzione distrettuale antimafia, la criminalità nel territorio pontino non è più affrontata come la semplice sommatoria di casi isolati, ma come realtà organizzata, in grado di dare filo da torcere allo stato proprio per l’uso di tecniche tipiche delle organizzazioni mafiose. Ovviamente se tutto questo fino ad oggi è stato possibile è perché, come hanno dimostrato anche indagini precedenti, ci sono state preoccupanti coperture contro le quali, proprio noi politici, dobbiamo essere vigili”. Lo dichiara il parlamentare Raffaele Trano, membro della commissione Finanze della Camera dei Deputati.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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