Roma, falsi certificati di conformità per 5 milioni di mascherine anti- Covid: 3 arresti

3 marzo 2021 | 10:46
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Roma, falsi certificati di conformità per 5 milioni di mascherine anti- Covid: 3 arresti

L’accusa va dalla frode nelle pubbliche forniture, alla truffa aggravata nonché al traffico di influenze illecite

Roma – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di un 41enne, un 66enne già attivo nel settore della carta stampata e 49enne, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, i primi due anche per traffico di influenze illecite.

L’Autorità Giudiziaria ha, altresì, disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei 3 arrestati e di una società milanese European Network Tlc S.r.l., nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione.

A seguito di una segnalazione dell’Agenzia Regionale della Protezione Civile del Lazio alla Procura della Repubblica di Roma, i Finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430mila camici alla Regione Lazio da parte della European Network nella prima fase dell’emergenza sanitaria (tra marzo e aprile 2020), per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo al 41enne finito ai domiciliari, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti dal 49enne anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

L’attività odierna testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma a tutela dei cittadini – e, nel caso specifico, del sistema sanitario, cui era destinata gran parte della merce acquistata – dai danni arrecati dai soggetti che operano sul mercato in modo spregiudicato, con particolare riferimento alle forniture di beni connessi all’attuale emergenza epidemiologica.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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