Roma, chiusa una sala scommesse travestita da rivendita di servizi telematici

5 marzo 2021 | 09:49
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Roma, chiusa una sala scommesse travestita da rivendita di servizi telematici

La polizia ha comminato oltre 20mila euro di multa al gestore del locale

Roma – Grazie all’intuito di un poliziotto libero dal servizio che per motivi personali era solito transitare a piedi proprio nelle adiacenze del locale sanzionato e che si è insospettito notando gli strani movimenti all’interno e all’esterno di un esercizio commerciale privo di insegna, gli agenti del Commissariato Vescovio, diretto da Manuela Rubinacci, in collaborazione con i colleghi della polizia Amministrativa e Sociale della Questura e dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane, sono riusciti a scoprire le illecite attività messe in atto all’interno del negozio e a porre fine a tutta una serie di infrazioni punite con una pesante sanzione amministrativa e con la chiusura del locale per la durata di 5 giorni.

Nella serata di ieri, quando gli agenti hanno fatto irruzione in quello che a primo impatto poteva sembrare un punto vendita di servizi telematici, la presenza di persone all’interno e l’arredamento tipico di una sala scommesse con tanto di postazioni per “PC” ed annessa stampante termica, hanno insospettito non poco gli investigatori che a quel punto hanno voluto vederci chiaro.

Approfondito l’accertamento, gli investigatori hanno scoperto che all’interno del locale, senza alcun titolo ne autorizzazione, era stata messa in atto una vera e propria attività di raccolta scommesse al banco.

Identificati gli astanti, alcuni dei quali ancora con indosso le bollette delle scommesse appena piazzate, gli agenti hanno immediatamente esteso il controllo ai dipendenti e, dalle verifiche effettuate, sulla licenza è emerso che la sala era autorizzata solamente alla commercializzazione di vendita e ricarica di conti di gioco autorizzati e non per agenzia di scommesse.

Terminati gli accertamenti al gestore del locale è stata comminata una multa di 20mila euro e gli è stata contestata, come da vigente normativa anti-covid, anche la mancata esposizione degli appositi cartelli riassuntivi della capienza massima di accesso al locale e per questo motivo applicata la contestuale sanzione accessoria della sospensione dell’attività per la durata di giorni 5.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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