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Pomezia, il M5S boccia l’intitolazione del giardino a Norma Cossetto: “L’area è privata”

21 marzo 2021 | 15:27
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Pomezia, il M5S boccia l’intitolazione del giardino a Norma Cossetto: “L’area è privata”

Villani: “Un’Amministrazione comunale non può intitolare un’area, un parco, una via o una piazza se non è di proprietà pubblica”

Pomezia – Bocciata l’intitolazione dei giardini di via Farina a Norma Cossetto insieme alla revoca dell’onorificenza a Josip Broz. Sono solo alcuni dei punti discussi nell’ultimo consiglio comunale del 18 marzo, che ha visto il Movimento 5 Stelle e gli altri esponenti in aula discutere per ore su tre punti in particolare: il focolaio di Covid-19 al campo nomadi Castel Romano, la revoca dell’onorificenza a Tito e l’intitolazione del giardino di via Farina a Norma Cossetto.

“E’ l’ottava volta che un tema su cui ha competenza territoriale Roma e sanitaria la Regione Lazio va in discussione nella massima Assise pometina e, in questa occasione, facendo passare un evento purtroppo normale in questo periodo di pandemia globale per un focolaio di grandi proporzioni, pericoloso per la nostra Città”. Così il consigliere comunale e caprogruppo del Movimento 5 Stelle Pomezia, Massimiliano Villani, commenta su Facebook i vari punti all’ordine del giorno, partendo dal focolaio di Covid-19 scoppiato al campo nomadi di Castel Romano.

“La realtà è però un’altra – prosegue – e le autorità preposte sono state tempestive nell’intervento, tra l’altro in un sito presidiato da mesi h24 dalla Polizia Locale di Roma Capitale. Per fortuna abbiamo appreso dalla stessa voce leghista che non si tratta di discriminazioni o di razzismo, salvo poi ascoltare sempre da loro che i nomadi di Castel Romano, proprio loro e non altri, si aggirano nei supermercati di Pomezia e diffondono il virus. Ma siamo sicuri che il razzismo non c’entra niente e che comunque siano migliori di qualche altro esponente leghista (per fortuna non pometino) che invece lo scivolone sul tema recentemente l’ha preso proprio alla grande”

“Punto due: l’onoreficenza da revocare a Josip Broz – aggiunge Villani -, meglio noto come Tito, è argomento sul quale c’è poco da dire, nel senso che non si può che essere d’accordo sull’obiettivo, considerato che lo stesso si macchiò degli eccidi ai danni di militari e civili italiani della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato Dopoguerra (migliaia di persone torturate e gettate nelle cavità carsiche, dette foibe)”.

La nostra maggioranza ha tuttavia bocciato questa iniziativa per due motivi in particolare: il primo è che qualsiasi atto che si porti all’attenzione del Consiglio comunale deve essere a nostro giudizio valutato nel contesto in cui viviamo, fatto purtroppo da circa un anno di una crisi sanitaria, economica e sociale drammatica, causata dalla pandemia di coronavirus. Cinquecento morti al giorno, attività commerciali che chiudono e cittadini che in molti casi faticano ad arrivare a fine mese costituiscono gli elementi su cui si determinano tutte le politiche, dal Governo nazionale, alle Regioni e ai Comuni. In questo senso la richiesta fatta dalla Lega ci è sembrata fuori dal tempo e da ogni considerazione di quelle che devono essere le priorità a cui fare fronte”.

“Il secondo motivo della nostra bocciatura risiede infine nel fatto che della revoca dell’onoreficenza a Tito, assegnata nel lontano 1969, se ne parla a livello nazionale, a mia memoria, almeno dal 2006 quando la si reclamò direttamente al Presidente della Repubblica del tempo, Napolitano. La risposta di allora, che vale ancora oggi, è che l’atto di revoca è possibile, seconda norma, solamente nel caso in cui il beneficiario sia ancora in vita e Tito non lo è.

Qualcuno dirà: e però la Lega ha chiesto di fare pressione al Governo italiano per cercare di cambiare quella norma. Corretto, se non fosse che un disegno di legge sia già stato presentato nel 2015 proprio per correggere la legge di cui sopra e sia fermo in Commissione Affari Costituzionali. Forse perché impegnare il Parlamento su tale tema, oggi, dopo che a disposizione c’è stato più di mezzo secolo, sembra un tantino inopportuno almeno dal punto di vista dell’ordine delle priorità da affrontare nel nostro Paese?”

“La richiesta – prosegue il capogruppo -, sempre da parte della Lega, di intitolazione dei giardini di via Farina a Norma Cossetto, giovane istriana uccisa dai partigiani jugoslavi nel 1943 e Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica, rappresenta la sintesi perfetta tra l’incapacità di adesione alle norme più elementari e la banalizzazione di un pezzo di storia importante a fini di propaganda. Mi scuso fin d’ora se c’è necessità di chiarire una cosa che a tutti, in special modo ai consiglieri, dovrebbe essere chiara: un’Amministrazione comunale non può intitolare un’area, un parco, una via o una piazza se non è di proprietà pubblica”.

“Già, perché l’area in questione è privata, sebbene sia in corso da mesi un dialogo con i proprietari al fine di acquisirla a patrimonio pubblico: ma ad oggi non è nelle disponibilità del comune di Pomezia. Inoltre, nella nostra visione l’intitolazione di aree pubbliche dovrebbe percorrere un processo partecipato e condiviso, nel quale è la cittadinanza a doversi esprimere”.

Lo abbiamo affermato in Consiglio – conclude il Consigliere – e non è stato a nostro avviso corretto aprire un dibattito politico settoriale, limitato e confinato in un’aula (virtuale): alla fine l’effetto è stato quello di semplificare un pezzo di storia importante e ridurlo a schermaglie di partito, come se esistessero morti di serie A e morti di serie B, totalitarismi da condannare e totalitarismi da tollerare. Per quanto ci riguarda il ragionamento da fare dovrebbe essere a 360 gradi e spaziare dalle scuole, alle vie, dalle piazze, agli impianti sportivi, per fare qualche esempio: solo attraverso un processo civico ampio potremmo davvero uscire dalle posizioni diverse e legittime di ognuno e affrontare con serietà la questione”.

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