Maxi inchiesta sulle concessioni demaniali, il caso Terracina approda anche in Parlamento
Oltre al senatore Lannutti, che ha presentato l’interrogazione parlamentare, sul caso sono intervenuti anche i vertici di Legambiente
Terracina – All’ombra del Tempio di Giove, la quiete dei terracinesi è stata scossa, nei giorni scorsi, da una pioggia di avvisi di garanzia. Nel mirino delle autorità, ci sono finiti politici di FdI, dirigenti, funzionari, tecnici, dirigenti comunali e imprenditori che, a vario titolo, sarebbero indagati per abuso di ufficio, falso, traffico di influenze illecite e corruzione.
Ma perché sarebbero indagati? A finire sotto la lente della Procura di Latina è stata la gestione delle concessioni demaniali. Un’indagine che va avanti da oltre un anno e che, ora, anche grazie ai suddetti avvisi di garanzia, sembrerebbe arrivata a una svolta.
Il vaso di Pandora
A far scoperchiare il vaso di Pandora, lo scorso dicembre, furono gli attivisti del locale circolo di Legambiente che, sui social, segnalarono presunte irregolarità nei lavori in corso in uno stabilimento balneare di viale Circe.
All’epoca, il personale dell’Ufficio Marittimo si concentrò sulle innovazioni attuate dal concessionario di tale stabilimento. Innovazioni il cui scopo era quello di un ampliamento volumetrico delle superfici coperte di oltre l’800%. Ampliamenti a cui si andavano ad aggiungere altri interventi per una nuova costruzione.
Grazie al blitz della Capitaneria, sotto esame ci finirono i titoli abilitativi edilizi e demaniali. Esame da cui è emersa l’assenza delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche per poter effettuare l’intervento.
Da qui, le autorità hanno deciso di andare a più a fondo nella questione, acquisendo anche copia della documentazione urbanistica del progetto di demolizione e ricostruzione della fondazione ex Pro-infantia di Terracina, altro caso recente e altrettanto “scottante” in città.
La denuncia di Legambiente
Da dicembre a marzo. Dal blitz agli avvisi di garanzia. Una situazione quella di Terracina, dove la tensione è arrivata alle stelle, come dimostrerebbe l’attacco, rivolto durante un Consiglio comunale prima e tramite social poi, dal vicesindaco alla presidente del locale circolo di Legambiente, attaccata per il suo essere costantemente in prima linea nella denuncia delle illegalità presenti in città e che stanno trovando riscontro nelle indagini delle autorità preposte.
Una situazione che ha spinto la stessa associazione, a scendere in campo a livello regionale, annunciando, tramite il dirigente generale, Giorgio Zampetti e il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, di costituirsi parte civile in eventuali processi che dovessero scaturire dalle indagini.
“Le notizie relative agli sviluppi delle indagini giudiziarie su diversi casi di abusivismo edilizio e non solo relativi alla gestione di spiagge e a progetti di presunta ‘rigenerazione urbana’, segnalati a più riprese dalla nostra associazione confermano la gravità di una situazione oggetto anche di recenti interrogazioni parlamentari rivolte al ministro dell’Interno e della Giustizia.
Uno scenario, quello di Terracina – sottolineano – a dir poco inquietante, rispetto al quale annunciamo la volontà di Legambiente costituirsi parte civile nei processi che assai probabilmente scaturiranno dalle indagini, già oggi caratterizzate dalla conferma di importanti provvedimenti di sequestro”.
Zampetti e Scacchi poi concludono: “Legambiente tutta è accanto alla presidente del circolo locale, in tutte le azioni che verranno avviate per difendere il suo lavoro e quello dell’associazione che rappresenta con generosità, passione e coraggio nel territorio di Terracina”.
Europa Verde: “Assordante silenzio dall’amministrazione”
Non solo Legambiente. In ambito locale, è scesa in campo anche Europa Verde, che fa sapere: “Secondo gli inquirenti il sistema di gestione dell’arenile si sarebbe trasformato negli ultimi anni in un sistema articolato di malaffare, di lobby affaristico-istituzionali e politico-malavitose, atte a condizionare anche l’attività istituzionale.
Da parte nostra, in questi mesi siamo stati impegnati attivamente con atti (esposti, accesso agli atti, interrogazioni in Regione Lazio e al Parlamento Italiano) sia sulle concessioni balneari che sulla rigenerazione urbana, così come altre associazioni come Legambiente e l’associazione Caponnetto, che ha recentemente sollecitato un interessamento sia a livello regionale che nazionale sul caso Terracina.”
Un interessamento che, effettivamente, è arrivato (con l’interrogazione parlamentare presentata dal senatore Lannutti) secondo Europa Verde, che, allo stesso modo, denuncia, però, un completo disinteresse della politica a livello locale. “La politica ufficiale, quella che esprime consiglieri, assessori, sindaci e deputati, al di là di qualche scenografico Consiglio comunale, continua a mostrare uno scarso interesse verso una situazione grave che, invece, meriterebbe tutt’altra attenzione e prese di posizione chiare e nette.
In un territorio in cui la criminalità organizzata ha raggiunto picchi così elevati e inquietanti, in cui sussistono e operano lobby affaristico-malavitose in grado di condizionare anche la politica e le amministrazioni (come si legge nelle relazioni semestrali della DDA) e dove la cultura e la sub-cultura mafiosa offrono la sponda al dilagare dei fenomeni criminosi e dove, negli ultimi anni, ci sono state innumerevoli operazioni di una certa rilevanza della DDA contro i clan malavitosi e dove di recente il Prefetto è stato audito (una audizione poi secretata proprio per la delicatezza della situazione in corso) davanti alla Commissione Antimafia, ecco in un tale contesto, la politica, quella sana, dovrebbe emergere dallo stato di torpore che l’attanaglia ed ergersi ad argine al diffondersi e al dilagare di questo sistema criminale.
Invece – proseguono da Europa Verde – assistiamo ad una politica che difende lo “status quo”, che fa finta di non vedere e di non sapere, che minimizza, che parla di casi sporadici, di mele marce, di casi particolari. Una politica, che in questa città, addirittura si rivolta contro i propri cittadini che osano rompere il muro dell’omertà e che con coraggio denunciano e segnalano anomalie e presunte illegalità.
Una politica – proseguono – che sembra sempre più arroccata nel “Palazzo” e che ha smarrito il rapporto di fiducia con i cittadini, interessata più a difendere l’interesse privato di pochi che il bene della collettività.”
“Per questo – spiega Gabriele Subiaco, co-portavoce dei verdi – pur attendendo gli esiti delle altre indagini in corso, crediamo che la situazione terracinese sia molto grave, oltre che ampiamente sottovalutata, e che sia necessario avviare una riflessione profonda e un dibattito serio nella politica locale per affrontare le tante questioni rilevanti che riguardano la legalità e la sicurezza di questa città. Questioni non più rimandabili e che non possono essere affrontate minimizzando e facendo finta di niente in attesa che passi la “buriana”.
Siamo arrivati ad un punto in cui o si ricostruisce il valore di un sano rispetto delle leggi in questa Città o questa città è destinata alla morte civile, vittima del cancro aggressivo della criminalità.”
Una consapevolezza questa, che ha spinto Subiaco a dichiarare: “Un segnale forte e chiaro, da questo punto di vista, dovrebbe arrivare anche dalla politica e dalla cittadinanza attiva. Un segnale di rinascita da troppo a lungo atteso.
Quale segnale? Quello della ricostruzione del rapporto di fiducia con i cittadini. Ricostruzione che può avvenire, attraverso un primo passo, solo se, tutte le persone indagate in questa maxi inchiesta e che rivestono un ruolo istituzionale, per rispetto delle Istituzioni, si autosospendono, lasciando che la Giustizia faccia il proprio corso.”
Lannutti e l’interrogazione parlamentare
Infine, come già detto, una situazione, quella di Terracina, che è approdata, nei giorni scorsi, finanche al Parlamento, dove si è registrata l’interrogazione parlamentare presentata dal senatore Elio Lannutti (Gruppo Misto), come primo firmatario, al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, al Ministro della Giustizia Marta Cartabia e al Ministro Affari Regionali Mariastella Gelmini.
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