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È di Pomezia Walter Biot, l’ufficiale della Marina accusato di spionaggio ai russi

1 aprile 2021 | 16:53
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È di Pomezia Walter Biot, l’ufficiale della Marina accusato di spionaggio ai russi

La moglie di Biot: “Lo stipendio non bastava più per mandare avanti una famiglia con 4 figli, 4 cani e la casa di Pomezia ancora tutta da pagare”

Pomezia – E’ Walter Biot l’ufficiale della Marina arrestato per spionaggio ieri dai Carabinieri del Ros. L’uomo, un 56enne residente al centro di Pomezia con moglie e quattro figli, è un Capitano di Fregata in servizio nel III Reparto dello Stato maggiore della Difesa, l’ente incaricato tra le altre cose di gestire le relazioni internazionali.

Biot è stato arrestato nella serata di martedì 30 marzo e trasferito in carcere con l’accusa di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare, spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione (leggi qui).

Walter Biot e il legame con Pomezia: parla la moglie

Walter Biot era cittadino di Pomezia da anni e conosciuto da molti in città come una persona riservata e gentile.

“Mio marito non voleva fottere il Paese, scusate la parola forte. E non l’ha fatto neanche questa volta, ve l’assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa…”. Claudia Carbonara parla di Walter Biot, il capitano di fregata sorpreso dai Ros a vendere segreti militari ai russi in un parcheggio di Roma. “Walter era veramente in crisi da tempo – racconta al Corriere della Sera – aveva paura di non riuscire più a fronteggiare le tante spese che abbiamo. L’economia di casa. A causa del Covid ci siamo impoveriti“.

“Tremila euro di stipendio – dice la moglie di Biot – non bastavano più per mandare avanti una famiglia con 4 figli, 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268 mila euro di mutuo, 1.200 al mese. E poi la scuola, l’attività fisica, le palestre dei figli a cui lui non voleva assolutamente che dovessero rinunciare. Noi viviamo per i figli, abbiamo fatto sempre tanti sacrifici per loro. Niente vizi, niente lussi, attenzione, solo la vita quotidiana che però a lungo andare fa sentire il suo peso”.

Se solo me ne avesse parlato ne avremmo discusso insieme, avrei provato a dissuaderlo – afferma Claudia Carbonara – invece ha deciso tutto da solo e adesso è un giorno e mezzo che non lo vedo, davvero è a Regina Coeli? Non riesco a parlarci, non riesco nemmeno a trovargli un avvocato. Per 30 anni ha servito il Paese, dalla Marina alla Difesa, a bordo delle navi come davanti a una scrivania. Walter si è sempre speso per la patria e lo ribadisco: anche se ha fatto quello che ha fatto sono sicura che avrà pensato bene a non pregiudicare l’interesse nazionale. Non è uno stupido, lo ripeto. Ora temo la gogna mediatica. Chi non lo conosce lo ha già condannato, lo ha già crocifisso. Lui la patria l’ha servita”.

Tra le delicate mansioni svolte nel reparto in cui lavorava Biot (che negli scorsi anni aveva lavorato anche nello staff dell’Ufficio Relazioni Esterne di Smd) anche il coordinamento in ambito Stato Maggiore e per gli aspetti di competenza dei rapporti con organi esterni all’Amministrazione Difesa (compresa quindi la gestione di dossier classificati che riguardano comandi alleati, Nato e le ambasciate straniere) per armonizzare in un’unica visione politico-militare le esigenze e i programmi della Difesa.

Il suo attuale incarico era al reparto III dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. (Fonte: Adnkronos)

L’accusa

Biot avrebbe fotografato documenti militari classificati dal monitor del computer e li avrebbe scaricati in una ‘pennetta’ poi consegnata a un ufficiale delle forze armate russe.

La sim, che è stata sequestrata, verrà ora analizzata dagli investigatori. Biot avrebbe ceduto documenti di natura militare in cambio di 5mila euro. Secondo quanto si apprende, i 5mila euro ricevuti in cambio dall’ufficiale russo erano all’interno di scatole.

La Procura militare di Roma ha quindi aperto un fascicolo sul caso. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha intanto annunciato l’espulsione di due funzionari russi. (Fonte: Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.