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Il “gesto di paternità” del Papa: celebra la Messa in Coena Domini in privato con Becciu

Il gesto "a sorpresa" del Pontefice che non stupisce il Vaticano

Città del Vaticano – Non una messa solenne nella basilica di San Pietro (quella l’ha presieduta il cardinale Giovanni Battista Re leggi qui), ma una celebrazione nella cappella dell’appartamento privato del cardinale Angelo Becciu nel palazzo del Sant’Uffizio, lontana dalle telecamere. Così Papa Francesco ha dato il via ai riti del Triduo Pasquale, celebrando questo pomeriggio, intorno alle 17.30, la Messa in Coena Domini, nell’edificio che affaccia sul colonnato del Bernini. Presenti alla celebrazione, le suore che assistono il cardinale e alcune persone del movimento dei Focolari.

Una notizia diffusa in tarda serata e confermata dai media vaticani, che non stupisce chi lavora dentro i Sacri Palazzi, che parlano di “un gesto di paternità in un giorno come il Giovedì Santo”. E il cardinale, nei mesi scorsi costretto a dimettersi proprio da Bergoglio (leggi qui), “era contento ed emozionato”, come ha fatto sapere Tonio Becciu, il fratello del cardinale di Pattata, parlando con l’Ansa. Una celebrazione vissuta dalla famiglia come una vera e propria riappacificazione. “Mio fratello mi ha chiamato al telefono per darmi la buona notizia, ci teneva a comunicarcelo personalmente. Sua Santità è andato nel pomeriggio nel suo appartamento e hanno celebrato insieme la Coena Domini. Siamo tutti molto contenti. È davvero una bella cosa”.

Da una parte non c’è nulla di nuovo, perché Papa Francesco da anni era solito intrattenersi a casa del cardinal Becciu, proprio il Giovedì Santo, prima delle celebrazioni del Triduo, dove si riuniva a pranzo con alcuni sacerdoti della Diocesi di Roma (di cui il Papa è il Vescovo). Una tradizione interrotta solo un anno fa a causa del Covid-19 e da quell’incontro di metà settembre in cui, a sorpresa, il porporato venne convocato dal Pontefice e, nell’arco di una mezzora, privato del suo incarico alla Segreteria di Stato e delle prerogative del cardinalato. Questo sì un evento davvero straordinario, vista anche la reazione dello stesso cardinale che, nemmeno ventiquattr’ore dopo, convocò una clamorosa conferenza stampa in cui pronunciò – dopo aver protestato la propria innocenza sul caso della vendita di un immobile in una delle zone più care di Londra “fino alle 18,03 di ieri ero amico del Papa”. Ed aggiunse: “Spero che nessuno l’abbia manipolato” (leggi qui).

Il rito celebrato oggi forse è troppo definirlo come un sigillo di pace fatta fra i due, ma di sicuro la distensione dei rapporti è in corso. Probabile che abbia inciso anche l’imminente fine dell’inchiesta (data per in fase di chiusura già a gennaio). Del resto, lo ha detto lo stesso Pontefice questa mattina durante la Messa Crismale (leggi qui): “Viviamo un’epoca degli scandali”, con il “morso” del serpente (il diavolo, ndr) “che cerca di immobilizzare e rendere sterile e insignificante ogni servizio e sacrificio d’amore per gli altri”.

Ma Francesco ha anche ammonito i sacerdoti a rifiutare le suggestioni del Maligno superando “legalismi” e “moralismi”, sottolineando: “Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo guarire malati e liberare prigionieri in mezzo alle discussioni e alle controversie moralistiche, legalistiche, clericali che suscitava ogni volta che faceva il bene. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo dare la vista ai ciechi in mezzo a gente che chiudeva gli occhi per non vedere o guardava dall’altra parte. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù del fatto che la sua predicazione dell’anno di grazia del Signore, un anno che è la storia intera, abbia provocato uno scandalo pubblico in ciò che oggi occuperebbe appena la terza pagina di un giornale di provincia“. Che stesse pensando proprio a quanto avvenuto in Segreteria di Stato?

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