Il Fatto

Avvistamenti nel 2020: gli Ufo al tempo del Covid-19

3 aprile 2021 | 10:00
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Avvistamenti nel 2020: gli Ufo al tempo del Covid-19

Gli italiani nell’ultimo anno sono rimasti a casa, eppure ci sono stati più avvistamenti Ufo. Perché?

Misteri – No, non parleremo di quelle strane teorie complottiste che affermano che il coronavirus provenga dallo spazio, portato dagli extraterrestri per entrare nella nostra mente e comandarci. Lasciamo queste fantascientifiche ipotesi ai soliti paranoici. Il 2020, annus horribilis a causa della pandemia e di tutto quel che ne è derivato, è stato abbastanza anomalo anche per quel che riguarda gli avvistamenti Ufo. Questione magari sciocca rispetto ai drammi che il Covid 19 ha portato nella nostra vita di tutti i giorni, ma che può considerarsi emblematica dal punto di vista sociale.

Facciamo riferimento alle testimonianze che sono pervenute al Cisu tramite il servizio di raccolta presente sui suoi siti web e compilabile direttamente online. Da questo osservatorio vediamo che ci sono state 158 segnalazioni, equivalenti al 13% in più rispetto a ciascuno dei due anni precedenti, il 2018 ed il 2019, che ne contavano rispettivamente 139 e 138.

Come sempre accade, la grande maggioranza degli avvistamenti è rappresentato da luci notturne (per il 75%), pochissimi gli oggetti visti con la luce del sole (6%) ed un paio di incontri ravvicinati senza effetti fisici o anomali, in corso di approfondimento. Più di un quarto dei casi ha visto la presenza di riprese fotografiche e filmati tramite cellulari, troppo spesso senza un vero avvistamento, ma con solo la presenza di qualcosa (luce o macchia che sia) ripresa a propria insaputa. Ovviamente quasi tutti i casi hanno una spiegazione razionale dopo l’approfondimento e l’indagine: meteore, aerei, pochissime lanterne cinesie led-balloon, la stazione spaziale ISS e satelliti artificiali, principalmente gli Starlink, non riconosciuti da testimoni non certo a conoscenza degli strani “trenini di luci” lanciati dalla società di Elon Musk.

Nonostante questi numeri che possiamo ritenere rilevanti, salta agli occhi un fatto: i fenomeni che rimangono inspiegabili dopo l’approfondimento, sono pochissimi, addirittura risibili. Il lockdown ha impedito alle persone di alzare gli occhi e notare, aldilà dei soliti avvistamenti di lucine, qualcosa di veramente strano, oppure il limitato traffico di aeromobili ha indotto meno persone nell’errore? Addirittura, al contrario degli anni precedenti, nei mesi estivi, nonostante la ritrovata libertà di spostamento, ci sono stati molti meno avvistamenti, cosa molto atipica.

Sembrerebbe quasi come se si fosse guardato molto meno il cielo dalle spiagge, dai monti, dai luoghi di villeggiatura, ma che questa attività riflessiva e introspettiva sia stata svolta perlopiù da dietro le finestre chiuse della propria abitazione, dove eravamo rimasti rinchiusi contro la nostra volontà. Una spiegazione a cui gli psicologi possono dare seguito con miglior cognizione di causa.

Riguardo gli incontri ravvicinati, che mancano nelle statistiche, dobbiamo considerare che di solito questi avvengono in spazi aperti, durante viaggi notturni, in particolari condizioni obiettivamente venute meno in questi tempi. Inoltre, va considerato il maggiore peso dato alla virtualizzazione dei rapporti interpersonali, sempre più “via conference call” che de visu, che ha spostato nel mondo digitale quello scambio di informazioni verbale, che da sempre ha rappresentato la socialità. Per ultimo, e non so quanto sia meno importante, c’è stato un radicale cambio di “messa a fuoco” degli occhi, impegnati ad esplorare il web a pochi centimetri dal naso, piuttosto che ad osservare l’orizzonte, già poco visibile dalle città.

Forse ci voleva una inclinazione personale, una predisposizione a lasciar vagare la mente osservando le stelle, che è mancata durante l’estate ma è stata ben presente nel peggior periodo di cui manterremo la memoria nei prossimi decenni, quasi come se alzando gli occhi ci aspettassimo una risposta, un segno, che però non è arrivato.

E mentre ci si interroga sul perché non ci siano più gli avvistamenti “di una volta”, si vedono più cose nei cieli senza saperle riconoscere, a volte dando connotazioni esagerate a semplici fenomeni ottici di riflessione, come è il caso della quasi totalità delle foto che ci sono state inviate. A noi ufologi spetta il compito di scremare queste informazioni che ci vengono raccontate, rispettando le persone che si rivolgono a noi con la speranza di trovare una spiegazione a quanto da loro visto.
Se osservate una luce o un qualcosa in cielo che, in tutta coscienza, non riuscite a spiegarvi, inviate una mail a misteri@ilfaroonline.it e mettetevi in contatto con il Cisu, al sito www.cisu.org oppure all’indirizzo www.ufotuscia.it

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