Veglia Pasquale, il Papa: “Dio non è un ricordo d’infanzia: è vivo e non finisce mai di stupirci”

3 aprile 2021 | 20:35
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Veglia Pasquale, il Papa: “Dio non è un ricordo d’infanzia: è vivo e non finisce mai di stupirci”
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Veglia Pasquale, il Papa: “Dio non è un ricordo d’infanzia: è vivo e non finisce mai di stupirci”
Veglia Pasquale, il Papa: “Dio non è un ricordo d’infanzia: è vivo e non finisce mai di stupirci”

Celebrazione in San Pietro anticipata a causa del coprifuoco, il Pontefice: “La fede non è un reperto del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora”

Città del Vaticano – “Dio non può essere sistemato tra i ricordi dell’infanzia ma è vivo, sorprende sempre. Risorto, non finisce mai di stupirci“. In una San Pietro semideserta riecheggia l’annuncio della Pasqua, celebrata, per il secondo anno consecutivo, nel segno della pandemia da Covid-19. Anche il rito che preside il Papa nella basilica vaticana subisce delle modifiche a causa del virus: la celebrazione è stata anticipata di due ore per via del coprifuoco; i battesimi, che per tradizione si svolgono la notte di Pasqua, anche quest’anno non vengono amministrati.

Fuori le campane suonano a festa, ma i rintocchi del campanone si perdono tra le colonne della piazza completamente deserta; dentro, le candele accese al cero pasquale fanno risplendere i marmi policromi della basilica vaticana e dell’Altare della Cattedra. Immagini simili a quelle dello scorso anno, che si differenziano solo per la presenza dei pochissimi fedeli, tutti con indosso la mascherina, che assistono al rito.

Nell’omelia, incentrata sul racconto del Vangelo di Marco, che narra delle donne andate al sepolcro per piangere la morte di Gesù ma davanti ai loro occhi c’è solo una tomba vuota e un angelo che dice: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto”. Poi quell’invito: “Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete”. Ma cosa significa “andare in Galilea”, si domanda il Pontefice. Francesco risponde con “tre annunci” della Pasqua.

“E’ possibile ricominciare sempre”

Andare in Galilea significa, anzitutto, ricominciare“. Infatti, “per i discepoli è ritornare nel luogo dove per la prima volta il Signore li ha cercati e li ha chiamati a seguirlo. Eppure, pur stando sempre con Lui, non lo hanno compreso fino in fondo, spesso hanno frainteso le sue parole e davanti alla croce sono scappati, lasciandolo solo. Malgrado questo fallimento, il Signore Risorto si presenta come Colui che, ancora una volta, li precede”, ovvero “sta davanti a loro. Li chiama e li richiama a seguirlo, senza mai stancarsi”.

Il Risorto sta dicendo loro: “Ripartiamo da dove abbiamo iniziato. Ricominciamo. Vi voglio nuovamente con me, nonostante e oltre tutti i fallimenti”. In questa Galilea impariamo lo stupore dell’amore infinito del Signore, che traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte.

“Ecco il primo annuncio di Pasqua che vorrei consegnarvi: è possibile ricominciare sempre, perché c’è una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi al di là di tutti i nostri fallimenti – sottolinea il Santo Padre -. Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova”. E aggiunge: “Egli ci precede sempre: nella croce della sofferenza, della desolazione e della morte, così come nella gloria di una vita che risorge, di una storia che cambia, di una speranza che rinasce. E in questi mesi bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza”.

“Non limitiamoci a una fede di ricordi”

Ma andare in Galilea significa anche “percorrere vie nuove“, ovvero, “muoversi nella direzione contraria al sepolcro”. Tanti, ammonisce Francesco, “vivono la ‘fede dei ricordi’, come se Gesù fosse un personaggio del passato, un amico di gioventù ormai lontano, un fatto accaduto tanto tempo fa, quando da bambino frequentavo il catechismo”. Ma questa è “una fede fatta di abitudini, di cose del passato, di bei ricordi dell’infanzia, che non mi tocca più, non mi interpella più”. Andare in Galilea, invece, “significa imparare che la fede, per essere viva, deve rimettersi in strada. Deve ravvivare ogni giorno l’inizio del cammino, lo stupore del primo incontro“. Ma è anche “affidarsi, senza la presunzione di sapere già tutto, ma con l’umiltà di chi si lascia sorprendere dalle vie di Dio”.

Andiamo in Galilea a scoprire che Dio non può essere sistemato tra i ricordi dell’infanzia ma è vivo, sorprende sempre. Risorto, non finisce mai di stupirci.

“Ecco il secondo annuncio di Pasqua: la fede non è un repertorio del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora. Cammina con te ogni giorno, nella situazione che stai vivendo, nella prova che stai attraversando, nei sogni che ti porti dentro”, rimarca il Papa. “Anche se tutto ti sembra perduto, apriti con stupore alla sua novità: ti sorprenderà“, ribadisce.

“La grandezza di Dio si svela nella piccolezza”

Infine, “andare in Galilea” significa “andare ai confini“. La Galilea, infatti, “in quella regione composita e variegata abitano quanti sono più lontani dalla purezza rituale di Gerusalemme”. Eppure Gesù, sottolinea Francesco, “ha iniziato da lì la sua missione, rivolgendo l’annuncio a chi porta avanti con fatica la vita quotidiana, agli esclusi, ai fragili, ai poveri, per essere volto e presenza di Dio, che va a cercare senza stancarsi chi è scoraggiato o perduto, che si muove fino ai confini dell’esistenza perché ai suoi occhi nessuno è ultimo, nessuno escluso”.

Possiamo trovare il Risorto nel volto dei fratelli, nell’entusiasmo di chi sogna e nella rassegnazione di chi è scoraggiato, nei sorrisi di chi gioisce e nelle lacrime di chi soffre, soprattutto nei poveri e in chi è messo ai margini. Ci stupiremo di come la grandezza di Dio si svela nella piccolezza, di come la sua bellezza splende nei semplici e nei poveri.

“Ecco, allora, il terzo annuncio di Pasqua: Gesù, il Risorto, ci ama senza confini e visita ogni nostra situazione di vita – sottolinea il Pontefice -. Egli ha piantato la sua presenza nel cuore del mondo e invita anche noi a superare le barriere, vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto ogni giorno, per riscoprire la grazia della quotidianità”.

“Fratello, sorella, se in questa notte porti nel cuore un’ora buia, un giorno che non è ancora spuntato, una luce sepolta, un sogno infranto, apri il cuore con stupore all’annuncio della Pasqua: ‘Non avere paura, è risorto! Ti attende in Galilea’. Le tue attese non resteranno incompiute, le tue lacrime saranno asciugate, le tue paure saranno vinte dalla speranza. Con Lui, la vita ricomincia“, conclude Francesco.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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