Roma, prima gli insulti antisemiti, poi le coltellate al collega: arrestato un rider

7 aprile 2021 | 13:03
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Roma, prima gli insulti antisemiti, poi le coltellate al collega: arrestato un rider

La vittima, figlio di un deportato al campo di concentramento di Mauthausen, ha reagito alle parole razziste dette dal collega ed è stato accoltellato

Roma – Nel corso della mattinata di oggi, 7 aprile, la Digos della Questura di Roma ha eseguito la misura cautelare degli arresti applicata, dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di un uomo, di 51 anni, di professione rider, che lo scorso 21 marzo aveva accoltellato un collega mentre entrambi si trovavano in via Appia Nuova.

All’origine dell’accoltellamento vi sarebbe stato un diverbio sorto per alcune espressioni di spregio contro gli extracomunitari e le persone di religione ebraica, proferite dall’accoltellatore verso le persone addette al medesimo servizio di food delivery, in quei frangenti in coda nell’attesa di ritirare gli ordini da consegnare.

La vittima, di religione ebraica e figlio di un deportato al campo di concentramento di Mauthausen, ha reagito protestando per le parole razziste dette dal collega ma la situazione è degenerata quando quest’ultimo ha tirato fuori un coltello ed ha iniziato a colpirlo con fendenti al volto, alla testa ed all’inguine.

Le successive indagini, condotte dalla Digos e coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, attraverso la compiuta analisi dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza installate nell’area dell’accoltellamento e le testimonianze della vittima e delle persone che hanno assistito all’accoltellamento, hanno consentito di ricostruire la dinamica dei fatti.

Gli elementi raccolti, anche mediante accertamenti esperiti presso le società di food delivery, hanno permesso, in poche ore, di identificare l’autore dell’accoltellamento a sfondo razzista, un italiano di professione rider, con piccoli precedenti, che questa mattina è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti. Nel corso delle operazioni di polizia giudiziaria gli agenti della Digos hanno anche rinvenuto l’arma utilizzata nel corso dell’aggressione.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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