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Persecuzione dei cristiani, il Vaticano sui silenzi: “Non alimentiamo scontri di civiltà”

Mons. Gallagher: "E stata una scelta dettata dalla volontà di non dare l’impressione che la Chiesa alimentasse lo scontro di civiltà, un teorema che qualcuno ha anche provato a diffondere"

Città del Vaticano – Sul tema della persecuzione dei cristiani la Chiesa è apparsa a tratti timida, ma “abbiamo reagito con forza, seppur non in maniera pubblica”. Lo sottolinea il “ministro degli Esteri” del Vaticano, mons. Paul Richard Gallagher, in un colloquio con la rivista della fondazione Craxi “Le sfide”, diretta da Mario Barbi, anticipata dall’Adnkronos.  “E stata una scelta – spiega Gallagher – dettata dalla volontà di non dare l’impressione che la Chiesa alimentasse lo scontro di civiltà, un teorema che qualcuno ha anche provato a diffondere”.

“Molti Paesi e comunità – ammette – hanno poi avuto una certa esitazione, dettata da un concorso di cause, nel mettere l’accento sulle persecuzioni, anche per non dover dire apertamente di essere una realtà cristiana. Questo atteggiamento è stato dettato da ragioni diverse in Occidente piuttosto che nelle realtà più a rischio, dove c’è stata anche la tendenza ad affrontare la questione in maniera più ampia, parlando di minoranze religiose perseguitate anziché solo di cristiani, anche per evitare ritorsioni”.

“Ma, più in generale – osserva -, su questo tema registriamo negli ultimi tempi una crescente sensibilità. Per esempio, la Farnesina gestisce un fondo di aiuto e sostegno ai cristiani perseguitati. La stessa Ungheria si è spesa molto in tal senso. Certo, permangono ancora molti ostacoli da superare e siamo ancora in presenza di diffuse resistenze, ad esempio nelle organizzazioni internazionali, quando si tratta per far varare risoluzioni di condanna. Spesso abbiamo incontrato questa difficoltà in Europa”.

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