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La macchina che ringiovanisce: risolto il mistero della scomparsa di Ettore Majorana

"Si ipotizza che lo scienziato trovò un escamotage 'fisico' per interrompere il suo processo di invecchiamento"

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Misteri – Il brillante fisico e accademico Ettore Majorana, facente parte de “i ragazzi di via Panisperna” insieme al genio Enrico Fermi, era uno dei più alti luminari della fisica nucleare e meccanica quantica relativistica. Precursore della teoria dei neutrini, grazie ai suoi visionari studi ottenne fama indiscussa, divenendo una personalità geniale nell’ambito delle scienze.

La macchina di Majorana

Chi era Ettore Majorana: la vita, gli studi, la macchina, il magnetismo

Penultimo di cinque fratelli, nacque a Catania il 5 agosto del 1906. Proveniente da un eccellente famiglia siciliana del periodo ebbe l’opportunità di ricevere la migliore educazione fino a conciliare la sua brillante mente con gli interessi scientifici che da sempre lo affascinavano ed appassionavano.

La macchina di Majorana

Ettore Majorana raggiunse l’apice dei suoi studi, teorizzando e progettando la “Macchina di Majorana”. La misteriosa apparecchiatura, consisteva in una serie di scatole metalliche l’una dentro all’altra, a scopo di isolarla dal magnetismo terrestre esterno sempre più ricco di onde (vedi Radio, TV e antenne governative).

Grazie all’assenza di qualsivoglia onda disturbante, l’apparecchio interno era composto da differenti motori sinergici formati da assi di trasmissione con ruote composte da differenti materiali come l’oro, il platino e silicio. Tutto l’apparato era volto a convogliare il risultato energetico della sinergia in una bobina di argento, canalizzata in un viadotto in vetro isolante, con una volata terminale a forma di “X” composta in piombo, famoso semi-isolante per le radiazioni.

Il risultato era caratterizzato da un raggio che poteva essere emanato all’infinito. La macchina non era collegata a nessuna fonte di energia ma bensì aveva la capacità di crearla dal “nulla” ma accademicamente parlando non si trattava proprio di questo. Ettore Majorana riuscì a raccordare la macchina da lui ideata per molteplici scopi. Era in grado di annichilire la materia, disgregando la struttura atomica della stessa portandola alla sua natura di partenza. Il calore sprigionato provvedeva alla mutazione della stessa.

Rolando Pellizza

Rolando Pellizza, suo allievo universitario, detentore del retaggio del suo maestro, fu in grado di continuare gli studi su di essa, fino a trasmutare la materia in oro. Catalizzando qualsiasi struttura atomica sul numero di moli dell’oro “AU”, creando un vero e proprio mito su di essa. Esistono prove documentate ad oggi di facile reperibilità anche sui canali più comuni della rete. Tali testimonianze hanno creato ovvie discordanze nel pubblico scientifico, data l‘irrealizzabilità dell’invenzione ai giorni nostri. Tuttavia i video sono autentici e realizzati con una tecnologia all’epoca rudimentale e difficile da contraffare.

Majorana scrive una Lettera nel 1964 diretta al suo allievo. Lettera in cui testo riportiamo parzialmente in questo articolo per motivi di brevità ma che rende bene l’idea delle potenzialità della macchina e del rapporto quasi filiale tra allievo e maestro:

omissis… La macchina sarà presentata solo dopo la realizzazione della seconda fase, che consiste nel riscaldamento della materia, una fonte inesauribile di energia sotto forma di calore. Tieni sempre presente il giuramento che abbiamo fatto: per nessun motivo, anche a costo della vita, sarà ceduta come strumento bellico, ma dovrà essere usata esclusivamente al fine di migliorare la nostra esistenza. Come ben sai, la macchina ti permetterà di realizzare le prime quattro fasi:
1 fase: annichilamento controllato della materia.
2 “ rallentamento dello spin della materia per far sì che si surriscaldi.
3 “ trasmutazione della materia.
4 “ traslazione della materia.
1 fase: sai bene il principio della stessa: generiamo antiparticelle nella quantità e qualità da noi desiderata; conosciamo bene la reazione delle antiparticelle a contatto con la materia. Per la quantità di calore che ne deriva, non preoccuparti: ti ho mostrato tutti i calcoli del frenaggio sulla materia colpita. Così, si otterrà un annichilamento controllato, senza nessun pericolo. In ogni caso, il primo esperimento realizzalo in un posto totalmente disabitato (preferibilmente un luogo in alta montagna, privo di vegetazione) e colpisci il bersaglio il più lontano
possibile dalla fonte di emissione.
2 fase: rallentiamo lo spin, quindi la materia si surriscalda secondo i miei calcoli, raggiungendo la temperatura massima del 40% del grado di fusione o ebollizione in caso di liquidi.
3 fase: trasmutazione della materia: per ora non ho dubbi, però prima di fornirti i valori devo verificare i dati che trarrai dall’annichilamento e, successivamente, dal surriscaldamento.
4 fase: traslazione della materia: idem come per la fase tre. A macchina realizzata, avrai tre possibilità:
Prima: che funzioni subito, cosa quasi impossibile, perché espellere l’antiparticella è materialmente complicato, dato che non ho parametri di paragone. Seconda possibilità: che si autodistrugga e, annichilandosi la macchina, rimarrà ben poco del materiale. Questo vorrà dire che il principio funziona. E’ solo questione di ottenere l’espulsione (cosa non da poco), obiettivo al quale si arriverà
solo con prove e correzioni. Terza possibilità: che non funzioni; impossibile se realizzata e montata
correttamente!
Caratteristiche e prestazioni: il fascio sarà controllato da un minimo di cm 1 ad un massimo di cm 200 per lato, quindi il massimo volume di fascio sarà di cm 200x200x200= 8 metri cubi. L’antiparticella si genera ogni 5 millesimi di secondo, con carattere di continuità. Questo è il suo tempo di vita: si genera e muore all’interno del cilindro senza nessuna difficoltà. Estraendola, si avrà la possibilità
di fare una sola proiezione, più proiezioni oppure una proiezione continua. La velocità dell’antiparticella è quella della luce. Dove realizzarla: dovresti creare un laboratorio per la ricerca di nuove tecnologie, in particolare nel settore dove la tua famiglia opera, cioè le calzature, così nessuno potrà pensare ad altre cose. Ricava un angolino, il più sicuro possibile, per il vero scopo della ricerca. Non pensare che siano manie mie. Se verrai scoperto prima del tempo, cosa che spero tanto che non succeda, tutto quanto detto finora, che ora può sembrare paranoico, è solo la minima parte del reale pericolo a cui andrai incontro.
Investimento: so benissimo che provieni da una famiglia benestante, però pensaci bene. Sai quanto materiale pregiato serve per una sola macchina. Inoltre, prevedi che certamente ne andranno distrutte parecchie e dalla loro distruzione non ricaverai nulla, perché nulla rimane se non circa il quattro per mille, del materiale, ecc. Verifica bene di quanto puoi disporre: è preferibile non iniziare che rimanere senza nulla e di conseguenza non poter terminare, per te e soprattutto per la tua famiglia, che andrebbe incontro a problemi molto seri. Avrei ancora molte altre cose da aggiungere per sconsigliarti di accettare, ma credo che bastino quelle dette, PENSACI BENE. In attesa della tua decisione.
Tuo amico e maestro Ettore.

Tali antiparticelle quindi una volta prodotte come scrive Majorana vengono convogliate all’esterno della macchina e direzionate in un fascio invisibile verso qualsiasi materiale producendo effetti incredibili sulla materia. Cosa importante, la macchina può essere regolata opportunamente per colpire selettivamente un materiale specifico senza colpirne altri. Per fare un esempio è possibile annichilire tonnellate di scorie nucleari fino a 1500 km di distanza anche se esse sono sotto terra. Ciò e reso possibile dal fatto che la macchina seleziona la distanza, l’elemento chimico e il volume da colpire e una volta dato l’impulso il fascio colpirà solo il materiale selezionato, nel volume selezionato, alla distanza selezionata.

Le potenzialità sono facilmente intuibili. E’ possibile appunto distruggere a costo zero , senza pericoli e istantaneamente tutti i rifiuti del pianeta ivi incluse le scorie nucleari. E’ possibile inoltre produrre energia a costo zero, riscaldando qualsiasi materiale della tavola periodica di Mendeleev. Potremmo quindi dire addio alle fonti di energia nucleare, rinnovabili e a quelle fossili, come buona pace delle multinazionali dell’energia (ma non solo) che osteggiano da 40
anni questa scoperta taciuta all’opinione pubblica.

La prima fase

Ma andiamo più nello specifico. La prima fase di sviluppo della macchina consente infatti di annichilire la materia producendo enormi quantità di energia. Basti pensare che un grammo di ferro annichilito produce energia pari a 15.000 barili di petrolio, come sperimentato a Frascati dal prof. Ezio Clementel presidente del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) dell’epoca (a sinistra). Tali esperimenti furono commissionati da Giulio Andreotti sotto il suo terzo Governo. In particolare Clementel nella sua relazione tecnica finale al Deputato Loris Fortuna referente diretto di Giulio Andreotti per il caso Pelizza, sulla natura del fascio prodotto dalla macchina scrisse: “le energie ma soprattutto le potenze in gioco si porrebbero aldilà dei limiti dell’attuale tecnologia“.

La seconda fase

Nel 1981 sotto la supervisione del Ministro Mancini (già Console a Nizza e poi Ambasciatore a Beirut) fu, invece, raggiunta con successo la seconda fase di sviluppo, ovvero il riscaldamento della materia. In quel caso Rolando Pelizza mostrò al Mancini come riusciva a riscaldare dell’acqua con il dispositivo innescando la circolazione della stessa attraverso dei tubi di pvc. Sul telaio della macchina tutti i presenti firmarono con un pennarello indelebile la scritta: “Inizio nuova era”. Con il dispositivo infatti, con appena 40 watt di potenza è possibile  qualsiasi materiale fino a 800 gradi di calore (il 40 % del punto di fusione e/o ebollizione del singolo elemento chimico) in eterno senza la produzione di alcun tipo di polvere o altro elemento inquinante.

La terza fase

Il fascio prodotto può essere direzionato da 1 cm fino a 1500 km di distanza. Nel 1992 Rolando Pelizza riuscì invece a raggiungere la terza fase di sviluppo ovvero la trasmutazione della materia. Il dispositivo potrebbe trasformare qualsiasi elemento della tavola periodica in altro elemento. Furono infatti prodotti in Spagna da Pelizza ben 125 cubi di oro al 100% da alcuni cubi di pvc espanso, ricavati da scarti industriali.

Il totale dell’oro prodotto era circa 9 tonnellate per un valore stimato di alcune centinaia di milioni di euro. Nel corso degli anni alcuni piccoli reperti d’oro (una moneta e una barretta) sfuggiti ai poteri forti che ostacolano Pelizza, sono state analizzate da esperti di settore e a differenza dell’oro in commercio puro solo al 999,99%, quello di Pelizza è puro al 100%; non presente in natura in quanto trasmutato dal punto di vista atomico. La trasmutazione del 1992 inoltre fu videoregistrata e pubblicata in esclusiva nel 2018 dal canale YouTube del giornalista de il Giornale: Rino di Stefano. Il video è stato oggetto di perizia giurata da parte dello studio di informatica forense dell’ing. Michele Vitiello di Brescia che ne comprova la non manipolazione.

La quarta fase

La quarta fase, invece, consentirebbe di traslare la materia consentendo il teletrasporto quantistico e quindi la traslazione di esseri viventi e non viventi in altre dimensioni. Tutto ciò in linea con le attuali conoscenze ufficiali di fisica quantistica. Durante questi anni di sperimentazione purtroppo Rolando Pelizza è stato oggetto di ogni genere di sopruso da parte dei servizi segreti che lo hanno rapito più volte per carpirgli il segreto del funzionamento del dispositivo. Chi lo osteggiava gli ha mosso contro diverse indagini fasulle nelle quali Pelizza ha sempre dimostrato la sua innocenza con formula piena.

Hanno messo in moto inoltre la macchina del fango mediatica per screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica, fortunatamente senza successo. Majorana e Pelizza (nella foto a sinistra) hanno sempre pensato che tale tecnologia debba essere usata per scopi civili e pacifici per creare un mondo nuovo in cui l’equità delle condizioni di vita dei popoli siano il faro mentre le guerre di potere fra stati siano solo un lontano ricordo.

Ma sia il governo USA, che quello Belga , incluso quello Italiano hanno sempre manifestato apertamente la volontà di usare tale macchina come una arma da guerra, ne è la riprova che gli fu richiesto da parte di rappresentanti del Governo Americano di distruggere dei satelliti geostazionari per avere la prova regina che a loro interessava e in un’altra occasione un carroarmato alla presenza della difesa del Governo Belga contravvenendo al contratto originario che prevedeva invece che Pelizza riscaldasse (con la seconda fase) l’acqua di una piscina.

Entrambi gli esperimenti richiesti non furono accettati da Rolando e le trattative furono definitivamente interrotte. Inoltre, la quarta fase della tecnologia darebbe la possibilità di ringiovanire un corpo umano fino all’età di 21 anni conservando le memorie di una vita e senza alcun effetto fisico collaterale, cosa che Majorana ha tentato di fare su se stesso nel 2006. In precedenza per verificare con sicurezza questa fase l’esperimento fu tentato con successo prima su vegetali e poi su un vecchio cane del convento che ospitava
Majorana.

Oltre alle innumerevoli prove dirette (ad oggi non contestate da nessuna autorità nazionale o internazionale) presentate da Rolando Pelizza, va precisato che anche il sito www.wikileaks.org di Julian Assange ha pubblicato ben tre cabli segreti tra l’ambasciata USA e quella italiana ( consultabili tradotti in italiano) che comprovano l’interesse dei servizi segreti USA fin dagli anni settanta per ordine di H. Kissinger.

Di recente anche il noto Blogger e giornalista Claudio Messora (ex responsabile della comunicazione
del M5S) del sito www.byoblu.com ha dato grande risalto alla vicenda con una importante intervista ad Alfredo Ravelli. Gli accademici Roberta Rio e Francesco Alessandrini hanno pubblicato sulla storia di Pelizza diversi libri in particolare sottolineando che Majorana negli anni settanta tramite Pelizza fece pervenire al Ministro Mancini una dettagliata relazione sull’attuale problema climatico in atto e sulle sue disastrose conseguenze visibili dal 2022 al 2024 in cui intere aree del pianeta saranno distrutte. Secondo Majorana, infatti,  la mancanza dello strato di Ozono modificherebbe il corso dei venti provocando uragani con venti compresi tra i 400 e i 600 km/h.

I nuclei di condensazione della pioggia secondo tale relazione cambieranno il loro modo di formazione andando ad assumere per ogni quantitativo di goccia d’acqua l’equivalente di un bicchiere. Senza contare le dannose radiazioni ultraviolette che giungeranno sulla terra senza alcuno scudo naturale come l’Ozono provocando danni al Dna degli esseri viventi. Il riscaldamento della temperatura globale si innalzerà provocando lo scioglimento completo delle calotte polari con l’aumento di decine di metri del livello degli oceani provocando l’allagamento di intere regioni costiere del pianeta.

Il libro “La Macchina. Il ponte tra la scienza e l’oltre” spiega dettagliatamente tali fenomeni e mostra la soluzione nella macchina di Majorana. Essa infatti sarebbe anche in grado di trasformare qualsiasi elemento in Ozono inclusa la C02 in eccesso in atmosfera ripristinando di fatto lo strato mancante e salvando il nostro pianeta dalla distruzione dei prossimi cambiamenti climatici. Di recente a conferma del grande interesse del pubblico si sono svolti, in appena due mesi, al Centro Balducci di Zugliano (UD) e all’Auditorium G. De Cesare, Remanzacco (UD) due convegni sul tema della Fisica di Ettore Majorana nella risoluzione del problema climatico.

Il 21 settembre 2018 si è svolto poi il primo Convegno Internazionale ufficiale, presso la prestigiosa storica Biblioteca Universitaria di Pavia (Salone Teresiano) su Ettore Majorana e Rolando Pelizza. Siamo quindi giunti ad un punto di svolta al quale mancherebbe solo l’imprimatur dell’autorità giudiziaria, ferma però purtroppo a considerare Majorana in Venezuela nonostante l’ipotesi sia stata ampiamente scartata dal fatto che il sig. Bini (Presunto Ettore Majorana), del Venezuela era alto 15-20 cm in più di Ettore Majorana come risulta dalle rispettive carte di identità; ciò, senza dubbio porrebbe fine a tanti anni speculazioni sul caso della scomparsa di Majorana.

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