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L’allarme di Reporter Senza Frontiere: giornalismo ostacolato in più 130 Paesi

20 aprile 2021 | 16:01
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L’allarme di Reporter Senza Frontiere: giornalismo ostacolato in più 130 Paesi

L’Europa rimane la regione più sicura, ma si sono moltiplicate le aggressioni e gli arresti abusivi. L’ Italia si conferma al 41/o posto

Parigi – Il “principale vaccino contro la disinformazione”, il giornalismo è al momento ostacolato in più di 130 Paesi. Il monito arriva da Reporter Senza Frontiere (Rsf) che ha pubblicato il suo rapporto annuale, dal quale emerge anche come la pandemia abbia condizionato negativamente l’accesso alle notizie.

Il 73% dei 180 Paesi valutati dalla Ong è caratterizzato da situazioni ritenute “gravissime”, “difficili” o “problematiche” per la professione. Se questa quota di territori dipinti in nero, rosso o arancione sulla mappa del mondo rimane stabile rispetto all’anno scorso, solo 12 Paesi su 180, ovvero il 7%, contro l’8% del 2020, mostrano una “buona situazione”. Una ‘zona bianca’ che “non è mai” stata così ristretta dal 2013″, secondo Rsf.

Clicca qui per leggere il report di Rsf

La pandemia sembra aver esacerbato la repressione nei Paesi più ‘imbavagliati’ come l’Arabia Saudita (al 170/o posto) o la Siria (173/a), secondo l’ong, e ha “provocato un enorme blocco degli accessi” alle fonti per i giornalisti, “solo in parte giustificato da precauzioni sanitarie”.

La più ‘virtuosa’ resta la Norvegia, che mantiene il primo posto per il quinto anno consecutivo davanti a Finlandia e Svezia, tornata terza a scapito della Danimarca (4/a, -1). La Germania esce dalla ‘zona bianca’ (13/a, -2) “perché decine di giornalisti sono stati attaccati da manifestanti vicini a movimenti estremisti e cospiratori durante le manifestazioni contro le restrizioni anti Covid”.

L’Europa rimane la regione più sicura, ma si sono moltiplicate, secondo Rsf, le aggressioni e gli arresti abusivi, soprattutto in Francia (34/a) durante le manifestazioni contro il disegno di legge “sicurezza globale”. L’ Italia si conferma al 41/o posto.

Dall’altra parte dell’Atlantico, la situazione rimane “piuttosto buona” negli Stati Uniti (44/a, +1) “anche se l’ultimo anno di mandato di Donald Trump è stato caratterizzato da un numero record di aggressioni (quasi 400) e arresti di giornalisti (130). La “zona rossa” accoglie il Brasile, “dove il presidente Bolsonaro ha fatto del dileggio ai giornalisti il suo tratto distintivo” e ci rimane la Russia (150/a, -1) che si è adoperata per “limitare la copertura” delle “manifestazioni dei sostenitori di Alexeï Navalny”. Infine, se rimane il continente “più violento” per i giornalisti, l’Africa ha registrato qualche miglioramento in Burundi (147 /o, +13), Sierra Leone (75/o, +10) e Mali (99/o, +9). (fonte Ansa)