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Spada festeggiato con fuochi d’artificio per la scarcerazione: i carabinieri lo arrestano di nuovo

21 aprile 2021 | 17:23
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Spada festeggiato con fuochi d’artificio per la scarcerazione: i carabinieri lo arrestano di nuovo

Il pregiudicato è stato trasferito dalla sua casa di Isernia nel carcere romano di Rebibbia

Roma – Uscito dal carcere di Frosinone è arrivato a Isernia per scontare gli arresti domiciliari ma è stato accolto dalla comunità rom del quartiere San Lazzaro, con vistosi fuochi d’artificio. Inoltre nella casa dove doveva scontare i sette anni di domiciliari era stata organizzata una festa.

Per questo motivo i carabinieri della Compagnia di Isernia hanno eseguito il provvedimento, emesso della prima Corte di Assise di Appello di Roma, che ha disposto la sostituzione della misura degli arresti domiciliari con la custodia in carcere, a carico di Vittorio Spada, appartenente al noto clan Spada di Ostia.

Vittorio Spada è arrivato a Isernia il 14 aprile scorso intorno alle 21. Giunto nella sua casa nel popoloso quartiere San Lazzaro, dove doveva scontare sette anni di domiciliari per associazione a delinquere di stampo mafioso, è stato accolto dalla comunità rom con vistosi fuochi pirotecnici, che sono stati sentiti e visti in tutta la città.

Il comandante della locale stazione dei Carabinieri si è immediatamente attivato per le verifiche e ha mandato sul posto un equipaggio del radiomobile. I militari hanno così notato i festeggiamenti in strada. Approfondite le verifiche in casa dell’esponente del clan, i carabinieri hanno trovato all’interno dell’appartamento i familiari conviventi che stavano partecipando a una sontuosa cena.

È stato quindi accertato che i festeggiamenti erano stati organizzati per richiamare l’attenzione dell’intero quartiere per l’arrivo di Vittorio Spada. Immediata segnalazione è stata inviata all’autorità giudiziaria competente che ha emesso l’aggravamento di misura, revocando gli arresti domiciliari e la nuova sottoposizione alla custodia in carcere. Dopo le formalità il pregiudicato è stato trasferito nella casa circondariale di Rebibbia a disposizione dell’autorità giudiziaria. (fonte Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.