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Cronaca Locale
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Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche

23 aprile 2021 | 06:01
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Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche
Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche
Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche
Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche
Murale di Manzù ad Ardea, alla scoperta dell’opera tra arte e… polemiche

L’intervista esclusiva agli artisti Steven James Vittoni e Howen Poison e all’assessore Modica per parlare di arte, progetti futuri e politica

Ardea – “Influenze” è il titolo del murale dipinto sulle facciate della scuola elementare Primaria Manzù nel comune di Ardea. Un’opera fortemente voluta dall’Amministrazione, che per la prima volta commissiona un lavoro di questo genere e rende omaggio al maestro Giacomo Manzù, la cui salma quest’anno è stata ufficialmente trasferita dal Museo alla casa privata degli eredi (leggi qui).

E’ stata una perdita importante per la città, che ha voluto ricordare l’artista con un’opera a 3 metri di altezza che ricopre una superficie di 100 metri quadri. Un murale che accende e illumina la scuola al centro del paese di Ardea, un’area ricca di storia e protetta da vincolopaesaggistico: il motivo principale delle polemiche scaturite (leggi qui).

La redazione de ilfaroonline.it ha intervistato gli artisti Steven James Vittoni (clicca qui per vedere le opere dell’artista) e Howen Poison (clicca qui per vedere le opere dell’artista) e l’assessore al Turismo e al Tempo Libero, dott.ssa Sonia Modica, che ha supervisionato e gestito l’iniziativa.

L’intervista agli artisti

Qual è il vostro percorso professionale e cosa vi ha spinto a intraprendere la carriera artistica?

Steven: “Mia mamma è un’artista e quindi sono nato e cresciuito nei colori. Lei utilizza ogni tipo di tecnica, acquarello, acrilico, dipingeva anche su stoffa, di tutto e di più. Sono nato in Inghilterra, sono per metà inglese e metà italiano. Ho cominciato con i graffiti e ascoltavo molta musica rap. Ho iniziato a vedere i primi murales nel 1997 e da lì ho avuto un colpo di fulmine, i disegni che vedevo erano quelli di Matteo (Howen Poison) e dopo vent’anni eccoci qui, lavoriamo insieme. Il nostro percorso non è limitato ai graffiti o a un tipo di arte ‘da strada’ o grezza, c’è un lavoro molto più ampio e uno studio dietro: andando avanti nasce l’esigenza di curare i dettagli dei lavori, trovare un concept per il disegno che deve occupare uno spazio ben definito. Alle superiori ho frequentato il chimico biologico ma non era la mia strada e ad oggi faccio l’operaio in una ditta farmaceutica dove anche lì mi sono trovato a fare dei disegni. Trovo relax e passione nel disegnare

Matteo: “Non ho un percorso artistico preciso. A scuola e alle superiori ho fatto elettronica e telecomunicazioni ma studiavo poco perché disegnavo. All’università ho studiato economia aziendale ma non ho neanche ritirato la laurea perché anche lì disegnavo e non studiavo. Il percorso accademico è stato questo, alle superiori ho seguito le impronte di mio padre che veniva da un tecnico industriale e poi ho scelto economia perché forse non avevo le idee chiare o inconsciamente volevo una sorta di paracadute. Alla fine poi ho continuato negli anni a lavorare come artista e a fare opere personali per passione

Come è nata l’idea dietro al murale di Manzù e qual è stato il processo dai primi sketch al risultato finale?

Steven: “Questo lavoro ci è stato proposto dall’assessore Sonia Modica e ne ho parlato subito con Matteo perché lui è di Ardea e io lo sono stato per trent’anni. Si tratta di un disegno importante in una parete imponente ed è stato bellissimo farlo senza paletti, infatti c’è stato data carta bianca. Manzù era il concept principale e Matteo ha elaborato l’idea. Abbiamo deciso che il maestro doveva esserci e quindi abbiamo disegnato il suo volto, cercando di creare un’opera che potesse andare bene su una parete piena di finestre. La difficoltà è stata trovare un disegno che si potesse vedere bene sfruttando in contemporanea il gioco d’angolo. In prospettiva, infatti, si vede il volto di Manzù che osserva e contempla la sua opera sull’altra facciata. Le pareti viste singolarmente non permettono di vedere questo “gioco”, ma se guardate in prospettiva si nota proprio il maestro che fissa la sua opera. Allo stesso tempo le linee che partono dall’opera vanno ad accarezzare il volto di Manzù e sono fatte in rilievo di cemento, danno l’idea del bronzo lavorato, tipico dell’arte di Manzù”.

Matteo: “L’artista influenza l’opera ma l’opera a sua volta influenza l’artista. Questo l’abbiamo voluto evidenziare proprio con questa tecnica dei bassi rilievi che stava affrontando Steven in questo periodo. Sullo sfondo ci sono anche dei segni che sono il mio tratto distintivo e caratterizzano gli anni che ho trascorso nel mio percorso. Ci sono infatti delle lettere che compongono il nome Giacomo Manzù sullo sfondo e sono difficili da leggere per chi non ha occhio per i graffiti ma sono delle linee che per quanto riguarda la mia arte sono caratteristiche dei miei 25 anni di esperienza e sono tratti che metto spesso“.

Steven: “Si tratta comunque di una scuola ed è per questo che abbiamo scelto quei colori, infatti, secondo i feedback che ci sono arrivati ai bambini è piaciuta tantissimo l’opera perché è molto colorata. Se fosse stata un’opera rivolta a un target adulto sarebbe stata diversa, ma i bambini vogliono il colore che dona allegria”.

E’ la prima volta che fate un’opera commissionata da un Comune?

Steven: “No, abbiamo dipinto anche la Torre di Campoleone che si vede uscendo dalla stazione. L’opera rappresenta un leone che sorveglia l’ingresso nel comune“.

Quanti mesi avete lavorato al murale di Manzù?

Matteo: “Lo studio della bozza ha portato via molto tempo. Per molte persone potrebbe essere semplicemente la faccia di Manzù da un lato e la faccia della moglie dall’altro, ma dietro c’è molto più di questo. Il lavoro alla bozza è durato molto tempo e anche in corso d’opera abbiamo effettuato delle modifiche perché quando passa il tempo le idee possono cambiare. Per quanto riguarda la pandemia abbiamo cercato di accordarci con l’Amministrazione per lavorare solo nei weekend per una questione di sicurezza dovuta all’entrata dei bambini a scuola e per evitare assembramenti“.

Steven: “Ci abbiamo lavorato per due mesi circa, sotto al sole e anche sotto la pioggia. Dovevamo incastrare tante cose, tra lavoro e famiglia. Inoltre è stato necessario utilizzare un camion insieme ad un braccio meccanico quindi ogni volta c’erano tante cose da organizzare e ci è dispiaciuto molto non poter coprire il murale in corso d’opera per poter sorprendere sul finale lo spettatore“.

La vostra tecnica artistica è sempre la stessa o cambia a seconda del contesto e delle opere?

Steven: “Utilizziamo di tutto e di più per dipingere, anche le piante o un pezzo di plastica vanno bene. Il cemento ad esempio lo usiamo da pochi anni, ma lavoriamo anche con pennelli, spatole e spray. Quest’ultimo forse è una costante. Mi è capitato anche di fare tele con i bugiardini dei medicinali, o di fare mostre usando solo plastica riciclata, come quella che ho fatto al Colosseo“.

Matteo: “La passione per i graffiti rimane ma i nostri stili sono diversi e nel nostro percorso artistico abbiamo avuto un’evoluzione che passa anche attraverso i materiali, che ovviamente cambiano nel tempo“.

Avete studiato Manzù prima di effettuare il murale? Quanto vi rispecchiate nella sua arte?

Matteo: “Non siamo degli esperti ma lo abbiamo studiato. Mi sarebbe piaciuto visitare di nuovo il Museo, che ho già visto in passato, ma non ho potuto perché era chiuso a causa del Covid”.

Steven: “Si, c’è stato molto studio prima di effettuare l’opera. Manzù è un grande artista, un vero maestro, ma non è il tipo di arte nella quale mi rispecchio”.

A livello artistico e professionale che tipo di esperienza è stata questa per voi?

Steven: “Non è stato affatto semplice lavorare a tre metri di altezza ma è stata un’opera che sicuramente ci ha lasciato tanto. La parte più bella è stato proprio il fatto che non avevamo dei paletti e quindi i nostri stili si sono potuti fondere insieme

Matteo: “Penso che come la statua di Manzù abbia influenzato l’artista quando l’ha fatta, anche quest’opera ha influenzato noi mentre la realizzavamo“.

C’è stata una Consigliera d’opposizione che l’ha definita “un’opera invasiva”, un’immagine che “si scontra” con il resto del centro storico. Vi siete mai trovati in mezzo ad una polemica simile?

Matteo: “Non mi è mai successo, ho fatto anche altri lavori in altri centri storici e sono stati sempre apprezzati dalla maggioranza delle persone. Trattandosi di un’opera di un certo rilievo nella città di Ardea è normale che ci sia qualcuno che può non essere d’accordo. Le considerazioni sull’aspetto legislativo spettano ad altri ma il mio parere è che noi dobbiamo preservare e salvaguardare le opere esistenti e l’architettura, in generale il patrimonio storico del paese, ma dobbiamo farlo senza fermare il tempo. Non dovremmo congelare un territorio, dobbiamo dare la possibilità di espressione anche alle generazioni future e a quelle nuove in modo tale che il patrimonio della città si possa arricchire. Nel corso del tempo e nel rispetto delle opere esistenti ne cresceranno e ne verranno create delle nuove. Questo è il mio pensiero ma c’è anche chi non è d’accordo e va bene così“.

Steven: “Un edificio moderno su una rocca antica è già invasivo di suo. Se andiamo a vedere nel dettaglio si potrebbe dire che dietro alla scuola c’è una struttura abbandonata, penserei più a quella che ad un murale dedicato a Manzù dove è raffigurato il volto del maestro“.

Matteo: “L’arte è soggettiva, c’è qualcuno che pensa possa essere un’opera invasiva e qualcuno a cui piace. Bisogna rispettare le opinioni di tutti”.

Steven: “Non capisco perché definire quest’opera invasiva quando dà colore al centro storico ed è destinata ai bambini, ai quali è piaciuta molto. Mi sarebbe dispiaciuto molto se fosse stato cancellato dopo quell’articolo. Quest’opera per noi ha un valore sentimentale, è un mix dei nostri stili e ci è piaciuto molto farla, oltre al fatto che abbiamo impiegato mesi“.

L’intervista all’assessore Sonia Modica

Una Consigliera d’opposizione ha inviato una lettera alla Sovrintendenza dei Beni Culturali per “denunciare” la presenza dell’opera di street art dedicata al maestro Manzù, ci può chiarire la posizione dell’Amministrazione al riguardo?

La sovraintendenza sa tutto e i procedimenti di ufficio li seguo e li coordino ma restano dell’ufficio. Di fatto ho tutti i contatti e addirittura le conversazioni via Whatsapp con l’ispettore della paesaggistica Borzillo. Si tratta di un’opera importantissima che rievoca Manzù in senso figurativo e che è riuscita benissimo. Faccio i miei complimenti agli artisti che mi hanno seguito in questa avventura. La spesa è stata minima e irrilevante, non siamo andati oltre i 3mila euro in totale. E’ stato un lavoro in un contesto in cui c’era una crisi generale in città dovuta al fatto che la salma di Manzù è stata portata via da Ardea. Nell’occasione del trentennale e nella circostanza dell’estumulazione è stata un’iniziativa per ricordare Manzù con un’opera che rimarrà per sempre nel comune. Inoltre, la Rocca è stata fatta oggetto di abusivismi e deturpazioni in tempi recenti che non riguardano di certo il murale”.

Ci sono delle iniziative volte a migliorare e a stimolare la fruizione del Museo Manzù?

Stiamo lavorando con la direzione del Museo Manzù per avviare una pianificazione di itinerari urbani ed extra urbani. Le vie di Manzù non sono soltanto quelle dell’abitazione e della costa dove c’è il capanno dell’artista, Ardea ha tanti legami con Manzù. Vogliamo quindi creare degli itinerari che siano interni al Museo e di collegamento con l’area urbana storica e gli altri comprensori geografici con la città. Lo stiamo facendo e stiamo collaborando con la direzione regionale Musei del Lazio che ha preso il posto di recente dell’ex polo museale. Abbiamo realizzato un gruppo con varie associazioni e stiamo portando avanti questo percorso”.

Ci sono dei progetti legati al turismo in generale che volete portare avanti?

Vogliamo inserire Ardea in un discorso turistico e sistemico sovraterritoriale. Bisogna creare un’offerta che sia trasversale e che abbia una visione tematica oltre che geografica e stiamo lavorando su questo concentrandoci sulle aree archeologiche. In primis abbiamo istituito un biglietto d’ingresso poi abbiamo affrontato una prima stagione, già nel 2018, intitolata “Come un archeologo” facendo una pulizia con l’ausilio del volontariato e delle sponsorizzazioni e nel frattempo assumevamo un regolamento di Cittadinanza Attiva con cui stiamo attuando iniziative che non sono solo legate alle aree archeologiche. Con Paola Soldati abbiamo portato a termine la copertura assicurativa dato che non tutte le aree archeologiche sono comunali: l’Ipogeo è del Ministero, Colle della Noce con il Tempio Arcaico e la villa Romana sono privati, mentre il Castrum Inui è di proprietà comunale. Non essendo tutte nostre proprietà abbiamo stipulato un’assicurazione. Per quanto riguarda altri progetti abbiamo adottato una delibera con cui abbiamo proposto una biblioteca diffusa perché vogliamo far diventare Ardea “Città che legge”, la qualifica che viene riconosciuta dal “Centro per il libro e la lettura” e dall'”Associazione Nazionale Comuni Italiani” alle città italiane che attuano politiche di promozione della lettura. Stiamo ristrutturando la sede di Via Garibaldi per farla diventare una sala lettura e abbiamo adottato questa delibera per effettuare queste iniziative per poter ottenere la qualifica di Città Che Legge. 

A proposito del Castrum Inui, il sito è stato spesso oggetto di vandalismo. L’ultimo furto è avvenuto proprio qualche giorno fa (leggi qui), come intende agire l’Amministrazione?

C’è stato un vero e proprio saccheggio delle griglie della recinzione già denunciato dalla Sovraintendenza. Il comune è sempre considerato il primo imputato ma c’è un cantiere da 800mila euro gestito dai Beni Culturali e da quando è stato aperto gli abbandoni dei rifiuti avvengono costantemente davanti al cancello. Io non parlo da politico ma da amministratore e ho delle deleghe importanti tra cui i Beni culturali, ho preso un’impegno e ho anche l’Urp. Ci sono delle difficoltà ordinarie, dei problemi politico amministrativi, e oltre a questi abbiamo problemi di vandalismo: da mesi al Castrum Inui gettano i rifiuti incessantemente. Anni fa hanno addirittura tagliato il foro passante del chiavistello alla porta dell’Ipogeo. Sono atti che sfidano l’Amministrazione e io ho fatto già cinque denunce. Nel 2019 abbiamo istituito in consiglio l’area del Catrum Inui a monumento naturale per la nidificazione dell’uccello fratino e abbiamo presentato alla Regione un progetto che prevedeva anche il sistema di videosorveglianza ma purtroppo non abbiamo ottenuto esiti positivi. La Sovrintendenza intanto ha già confermato che a breve ripristineranno la recinzione del Castrum Inui”.

Ci sarà una presentazione del murale dedicato a Manzù?

A breve faremo una presentazione ufficiale in accordo con il dirigente Eufemi, anche per vedere riconoscere il lavoro svolto dagli artisti e per far partecipare attivamente i bimbi della scuola Manzù. Si svolgerà all’aperto nel cortile e sempre nel rispetto delle normative anti-Covid”.

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