L'Inno

Milva canta “Bella Ciao”, inno simbolo della Resistenza

25 aprile 2021 | 11:08
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In occasione della Festa della Liberazione il 25 aprile, si riaccendono i riflettori su una canzone che è diventata oggi un vero e proprio inno moderno e pop

Musica – In occasione della Festa della Liberazione il 25 aprile, che quest’anno non si potrà celebrare come al solito a causa del lockdown, si riaccendono i riflettori su una canzone che, da simbolo dell’antifascismo e della Resistenza italiana, è diventata oggi un vero e proprio inno moderno e pop: “Bella Ciao“.

Che significato ha Bella ciao?

Bella ciao è un canto popolare italiano, proprio di alcune formazioni della Resistenza, diventato celeberrimo dopo la Liberazione perché idealmente associato all’intero movimento partigiano.

Si suppone che la versione di Bella Ciao dei partigiani, quella più celebre, fosse una rivisitazione di Bella Ciao delle mondine padane composta dopo la guerra dal mondino Vasco Scansani di Gualtieri, anche se con alcune differenze nel testo e nella musicalità. Nella sua interpretazione Milva (Leggi qui) canta la versione originale di Bella Ciao, nata come canto delle mondine, nello studio di Canzonissima ’71.

In ogni caso, sebbene sia nota come canzone simbolo della lotta partigiana contro i nazifascisti, in verità diverse fonti e importanti storici della canzone italiana affermano che Bella Ciao fu poco cantata durante la seconda guerra mondiale e la Resistenza, e si diffuse dopo la Liberazione. Bella Ciao è diventata nei fatti l’inno ufficiale della Resistenza solo dopo 20 anni dalla fine della guerra.

La sua diffusione

Risale agli anni 50 poiché veniva cantata in occasione dei Festival mondiali della gioventù democratica che si tenevano in varie città europee dove veniva intonata prima dai delegati italiani e poi tradotta in varie lingue dai delegati stranieri. Bella Ciao divenne poi estremamente popolare negli anni Sessanta, soprattutto durante le manifestazioni operaie e studentesche del ’68.

Bella Ciao nel corso dei decenni, si è divincolata dal significato stretto di Resistenza contro il nazifascismo per aprirsi a quello più ampio di resistenza come guerra di classe o guerra civile contro ogni tipo di prevaricazione, abuso di potere, violazione dei diritti. Un inno alla libertà in ogni sua forma.

Il testo di Bella ciao nella sua versione più diffusa

«Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»
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