“Fiori” di plastica nera sulle spiagge di Formia e Gaeta: scatta la denuncia per rischio danno ambientale

7 maggio 2021 | 16:27
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“Fiori” di plastica nera sulle spiagge di Formia e Gaeta: scatta la denuncia per rischio danno ambientale

L’ex sindaco di Formia: “In pochi giorni trovate più di 4000 rotelline. Ma la vastità del territorio e la concentrazione in alcuni punti di raccolta ci fa affermare che i numeri sono enormi”

Formia – Ci risiamo. Formia pare aver fatto un passo indietro nel tempo, nel 2018, quando, numerosi dischetti furono ritrovati sulla spiaggia di Vindicio.

Stavolta, a “popolare” le nostre spiagge ci sono finiti oltre 4mila rotelline cilindriche, a forma di fiore, di plastica nera. Le segnalazioni dei cittadini arrivavano ormai da mesi, a partire proprio dall’inizio del nuovo anno.

Il ritrovamento dei “fiori” di plastica nera

“Le segnalazioni – racconta l’ex primo cittadino Paola Villa – sono partite da Vindicio e poi da Gianola. Era gennaio.

La descrizione dei cittadini era sempre la stessa: piccole rotelline cilindriche a fiore di plastica nera, molte imbiancate di salsedine, alcune rotte, ma la maggior parte intere. Così, è iniziata l’esplorazione delle nostre spiagge. Le rotelline sono state ritrovate a Vindicio, a Gianola, ma anche nei pressi del porto commerciale, Gaeta medievale fino a Sant’Agostino.”

Il punto cruciale di questa scoperta, già di per sé preoccupante, sta tutta nei numeri. “In poche giornate di raccolta – spiega la Villa – ne abbiamo trovate più di 4000. Ma la vastità del territorio e la concentrazione in alcuni punti di raccolta ci fa affermare che i numeri sono enormi, con altri zeri in più.”

Numeri elevatissimi, tutti ancora da scoprire. Ma la “macchina ambientalista” ormai era in moto e non si è più fermata. “Da quel momento – racconta ancora la Villa – è iniziata la ricerca vera e propria, ci siamo confrontati con esperti e abbiamo costatato che si possa trattare di supporti utilizzati dalla Veolia Water Technologie, il gestore privato di Acqualatina, per la depurazione delle acque reflue civili. Sembra più che plausibile, dunque, che si sia verificata una fuoriuscita di questi cilindri da uno o più depuratori presenti in prossimità di corsi d’acqua e non distanti dalla costa del Golfo di Gaeta.”

La denuncia per danno ambientale

E’ bene precisare che, al momento, non risulta che questi dischetti possano essere realmente riconducibili alla Veolia. Proprio per questo, però, per mettere in moto la macchina della verità e della giustizia è scattato un esposto/denuncia alla Procura “perché – sottolinea Paola Villa – si approfondisca la cosa”, considerato il sospetto danno ambientale.

A dare un’ipotetica spiegazione di quanto accaduto è anche “Un’altra città” che spiega: “Le intense e prolungate piogge di fine anno 2020 potrebbero aver causato la tracimazione dei cilindri da uno dei depuratori e dispersi in mare sarebbero stati riportati a riva dai forti venti di scirocco/libeccio e dalle mareggiate. Tale ipotesi non è supportata da prove documentabili, ma dalla certezza delle sorgenti di provenienza dei cilindri cioè dai depuratori, e dall’elevatissimo numero degli stessi ritrovati sulla spiaggia di Vindicio.

Ad aggravare la situazione è anche la costatazione che il nostro Golfo dal 2010 è stato identificato come Area Sensibile, con vincoli e limiti a tutela delle acque, oltre ad essere presenti aree protette e di elevato valore per la biodiversità quali il Parco Regionale di Gianola e Monte di Scauri e il Parco Regionale di Monte Orlando a Gaeta.

La gravità dei fenomeni di inquinamento causati dai rifiuti marini, in particolare quelli in plastica, possono causare gravi danni agli organismi marini – proseguono da “Un’altra città” – a causa dell’ingestione o intrappolamento. Non possiamo dimenticare che recentemente si sono verificati ritrovamenti di tartarughe marine morte sia a Formia che a Gaeta.

Tutto ciò – concludono da “Un’altra città” – ci ha spinto a chiedere alle autorità competenti di appurate le ragioni di questo sversamento in mare, verificare le responsabilità̀ di un eventuale inquinamento all’ambiente e al mare.”

Cosa successe nel 2018?

In correlazione a questa vicenda, abbiamo chiamato in causa anche un episodio simile. A questo punto, una domanda sorge spontanea: cosa successe nel 2018?

All’epoca, a riversarsi sulle spiagge del sud pontino (e non solo) furono migliaia di dischetti. Dischetti che, come fu appurato, provenivano dal depuratore di Paestum, sempre gestito da Veolia.

In merito, nel 2019, il Comune di Formia decise di costituirsi parte civile (insieme al Comune di Latina, a Legambiente, al Wwf e a Codacons) nel processo per danno ambientale e inquinamento doloso in concorso.

Il nostro litorale – spiega Paola Villa – continua a pagare un prezzo enorme, e in particolar modo il lungomare di Vindicio.

Vindicio, infatti, ha scontato “la servitù” delle merci polverose e inquinanti del porto commerciale di Gaeta mai controllato a dovere e sanzionato, ha visto le proprie potenzialità bloccate dagli allevamenti di acquacoltura a largo della costa gaetana (sulle cui concessioni, scadute il 31 dicembre 2020, la decisione del Comune di Gaeta non risulta ancora pervenuta). Eppure, dopo tutto questo, la politica continua a stare in silenzio… Noi andiamo avanti nell’approfondimento, nella ricerca e nella denuncia perché Formia non è seconda né ai consigli di amministrazione, né agli amici di partito.”

La replica di Acqualatina

Sentitasi chiamata in causa, Acqualatina, la società gestita dalla Veolia (indicato momentaneamente come “colpevole” della fuoriuscita delle rotelline) è voluta intervenire per chiarire la situazione, spiegando che, in zona, soltanto il depuratore di Itri utilizza “una tecnologia che coinvolge degli oggetti paragonabili a quelli ritrovati a Formia e Gaeta.”

Quindi, il “colpevole” sarebbe il depuratore itrano? Per la società, la risposta è negativa e lo è per un motivo molto semplice: quel depuratore è a circuito chiuso “senza possibilità di fuoriuscite, con una serie di barriere a garantire che questo non accada.”

La posizione degli ambientalisti

Insomma, il problema resta, ma la “sorgente” da cui deriva, secondo Acqualatina, è da cercare altrove.

Ma che ne pensano di questa possibilità gli ambientalisti? “Quanto sta accadendo – spiega Eduardo Zonfrillo di Legambiente sud pontino – noi l’abbiamo più volte denunciato.”

Ma a che cosa sarebbe dovuto? Zonfrillo spiega che questo tipo di inquinamento è dovuto alla “dispersione nell’ambiente di masse fluttuanti utilizzate nei depuratori nella ultima fase di trattamento.

Siamo lieti – prosegue Zonfrillo – che vengano nuovamente riaccesi i riflettori su una vicenda non nuova e da noi denunciata più volte, l’ultima il 16 dicembre del 2020. Proprio in quella occasione, oltre a denunciare pubblicamente il ritrovamento, documentammo fotograficamente il rinvenimento e ne raccogliemmo una notevole quantità, evitando che nuovamente si disperdessero nell’ambiente creando gravi danni all’ecosistema.”

Cosa sono queste piccole rotelline? Zonfrillo spiega anche questo: “Nessun mistero su cosa siano. Possiamo precisare che si tratta di “Flotting bools”, quasi certamente del tipo T3, una variante dei dischetti che provocarono il disastro del depuratore di Capaccio.

Come si ricorderà, in quelle circostanze, il nostro circolo per primo segnalò e denunciò l’episodio, portando alla individuazione e al rinvio a giudizio presso il tribunale di Salerno, con l’accusa di inquinamento e disastro ambientale, dei probabili responsabili.”

Ma se fossero davvero “flotting bools” di tipo T3, che cosa significherebbe? Zonfrillo spiega: “Confermata questa nostra ipotesi, essi – prosegue Zonfrillo – sarebbero stati prodotti negli anni scorsi per la multinazionale francese Veolia che, come per il depuratore di Capaccio, detiene diversi brevetti per il trattamento delle acque reflue. Questa tecnologia è anche impiegata in alcuni depuratori del nostro comprensorio nelle vicinanze dei ritrovamenti.”

Zonfrillo poi conclude: “Le autorità competenti faccino ora finalmente luce su un episodio di inquinamento ambientale la cui estensione e gravità non è stata accertata e che, come i recenti rinvenimenti hanno messo in evidenza, ha lasciato una traccia indelebile nel nostro ecosistema.

E, visti i tanti episodi di inquinamento, si sostituisca la tecnologia mediante masse fluttuanti con altre disponibili più sicure per l’ambiente e per gli abitanti del mare quali tartarughe marine e delfini.”

Tutto come nel 2018?

Ufficialmente, a Formia, la bella stagione è già partita il 1 maggio scorso. Nella vicina Gaeta prenderà il via il 15.

Ma, alle tensioni dovute al Covid, rischia di aggiungersi anche l’immagine di una città inquinata (dopotutto, Formia, per l’ennesima volta, insieme a Minturno è senza bandiera blu)… Per questo è importante andare a fondo in questa vicenda, è importante capire se siamo tornati nel 2018. E’ importante capire chi e perché continua a danneggiarla, facendo del male non solo al nostro litorale, ma anche a chi, sulla base delle nostre bellezze ha costruito un lavoro, una vita.

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