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Altro che bandiere blu, sulle spiagge del Golfo di Gaeta piove “neve” di plastica

11 maggio 2021 | 20:07
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Altro che bandiere blu, sulle spiagge del Golfo di Gaeta piove “neve” di plastica

Legambiente sud pontino trova nuovi dischetti. Zonfrillo: “Chiediamo la messa al bando di questi dispositivi”

Mentre in molte città del litorale pontino si festeggia l’ottenimento della bandiera blu (quest’anno ci sono anche due new entry, rispettivamente Fondi e Minturno) nello specchio acqueo del Golfo di Gaeta si allarga l’ombra dei dischetti di plastica.

Dopo la denuncia scattata pochi giorni fa, in merito a un cospicuo ritrovamento (per ora, si parla di 4mila pezzi) di “fiori” di plastica neri (leggi qui), stavolta, a essere ritrovati, sono dei “fiocchi di neve”, sempre di plastica, bianchi.

A darne l’annuncia è Eduardo Zonfrillo di Legambiente sud pontino che spiega: “Sono di fabbricazione cinese i dischetti bianchi rinvenuti sulle spiagge del Golfo di Gaeta dai nostri volontari – nella foto quelli rinvenuti a Scauri – riversati in mare da un depuratore.”

E ancora: “Entrambi i dischetti (il riferimento è anche ai dischetti neri) sono nocivi per tartarughe marine e cetacei, che li ingeriscono scambiandoli per meduse o altro cibo.”

Eppure, questo dischetto non è “nuovo”. “La terza tipologia rinvenuta sulle spiagge, se aggiungiamo quello del disastro del depuratore di Capaccio avvenuto nella primavera del 2018 – spiega Zonfrillo -, aveva già provocato un disastro ambientale nel lago di Garda.”

Ma a che cosa servirebbero questi “dischetti” che, per tre volte nell’arco di tre anni, hanno invaso il nostro Golfo? “I dischetti – spiega sempre Zonfrillo – si utilizzano dopo la fase di separazione dei fanghi delle acque reflue nella tecnologia del ” biofilm adeso”.”

Ma questi dischetti sono indispensabili?

A questo punto, una domanda sorge spontanea: questi dischetti sono indispensabili? Appurata la loro pericolosità per gli “abitanti marini” e per il mare in generale, non c’è modo di sostituirli? Per Zonfrillo si, sono sostituibili, tant’è che, solo qualche giorno fa, in riferimento al ritrovamento dei dischetti neri aveva proprio chiesto che di sostituire “la tecnologia mediante masse fluttuanti con altre disponibili più sicuri per l’ambiente e per gli abitanti del mare quali tartarughe marine e delfini.”

Zonfrillo: “Stiamo indagando sulle cause, nessuna pista esclusa”

Tre ritrovamenti in tre anni. Di cui due, a distanza di poco tempo. Ma perché un’area come la nostra, definita “sensibile” oltre un decennio fa continua a essere “vittima” di queste invasioni? Ci sono i dovuti controlli? E perché chi di dovere, visti i casi riscontrati, non ha già provveduto a sostituire questo genere di tecnologia, come fatto notare da Zonfrillo?

Domande queste, a cui, per ora, non vi sembrano esserci risposte. “Quello che possiamo dire – spiega Zonfrillo – è che i dischetti ritrovati assomigliano a quelli del caso di Capaccio, come già detto, avvenuto nella primavera del 2018. L’ipotesi più accreditata è quello di uno sversamento, ma stiamo ancora indagando sulle cause e, per ora, non escludiamo nessun’ipotesi.”

E ancora, prosegue Zonfrillo: “Un altro caso simile si verificò negli Stati Uniti dove, nel 2011, un depuratore ne versò circa 5 milioni in un fiume per poi finire in mare provocando la morte di centinaia di tartarughe marine che, scambiandole per meduse, le avevano ingerite.”

Che cosa fare, nel frattempo? “Da parte nostra, come Legambiente – conclude Zonfrillo – ci faremo promotori di un provvedimento di messa al bando di questi dispositivi, tra l’altro, lo ripetiamo, facilmente sostituibili, in grado di provocare disastri ambientali.”

(Il Faro online)