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Civitavecchia, si dà alle spese pazze con carte di credito rubate: arrestato un 40enne

11 maggio 2021 | 12:38
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Civitavecchia, si dà alle spese pazze con carte di credito rubate: arrestato un 40enne

L’uomo è stato arrestato per indebito utilizzo di carte di credito e denunciato per ricettazione

Civitavecchia – Lo hanno riconosciuto i negozianti come responsabile, in passato, di acquisti effettuati con carte di credito rubate e immediatamente, dopo la segnalazione al commissariato di Civitavecchia diretto da Paolo Guiso, è scattata la sua ricerca da parte degli agenti.

Intercettato dai poliziotti in via Cialdi, l’uomo un 40enne romeno, con precedenti di polizia per furto ed utilizzo illecito di carte di credito, è stato monitorato fino a quando lo stesso ha lasciato le buste che aveva con sé all’interno della macchina. Poi è scattato il controllo.

Indosso al 40enne, gli agenti hanno così trovato una carta di credito e la chiave della vettura dove aveva lasciato gli acquisti appena effettuati, tutti, per un importo inferiore ai 25 euro, in modo da evitare l’inserimento del pin.

Ulteriori riscontri investigativi hanno poi permesso ai poliziotti di accertare che la carta era stata rubata a una donna, la quale aveva anche disconosciuto attraverso il resoconto fatto dalla banca, le ultime 6 transazioni corrispondenti esattamente alle 6 buste scoperte dai poliziotti nell’auto.

L’uomo, riconosciuto anche dai commercianti come l’autore degli acquisti, è stato arrestato per indebito utilizzo di carte di credito e denunciato per ricettazione.

Tutto il materiale rinvenuto, tra cui un centinaio di capsule di caffè, magliette e bermuda, è stato sottoposto a sequestro.
Si rinnovano le raccomandazioni per un corretto utilizzo delle carte di Credito/Bancomat da parte dei titolari: custodire la carta ed il codice pin separatamente, mai cedere quest’ultimo a terze persone, bloccare immediato il titolo nel momento in cui ci si accorge del furto o dello smarrimento.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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