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Lettere al direttore

Covid-19, “Ho avuto paura di lasciare i miei figli orfani”: l’esperienza di un vigile di Pomezia

Paolo Dimasi racconta la sua esperienza con il Covid, tra la paura di morire e il dolore fisico e mentale causato dal virus

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Pomezia – “E’ stato il periodo più brutto e devastante della mia vita”. Con queste parole Paolo Dimasi, agente della Polizia Locale di Pomezia e volontario dell’associazione Pomezia Aiuta, ha raccontato in una lettera a ilfaroonline.it la sua esperienza con il Covid, tra la paura di non riuscire a sopravvivere e il dolore fisico e mentale causato dalla malattia.

Ho avuto momenti nella mia vita in cui sono stato male, ma mai come quando ho avuto il Covid-19. E’ impossibile da spiegare se non l’hai vissuto sulla tua pelle. Il peggiore mal di testa della tua vita che anche dopo aver preso diversi farmaci il dolore non si attenua, gli occhi non riesci a tenerli aperti dal bruciore intenso e continuo, bocca e gola secca anche dopo aver bevuto litri di acqua.

Ero a letto e non ce la facevo a muovermi. Le ossa un continuo e incessabile dolore, tutto nello stesso momento, con la paura costante di non sapere cosa mi sarebbe accaduto. Durante la giornata controllavo spesso la saturazione fino ad arrivare al giorno in cui sono stato ricoverato in Ospedale a causa dei sintomi troppo forti. Mi sono detto ‘ecco ci siamo’ e quando ho guardato il saturimetro e mi sono trovato nel letto dell’ospedale con la maschera per l’ossigeno e la flebo, ho avuto il cuore in gola per la paura e il terrore di poter lasciare i miei figli orfani.

Grazie a tutti gli amici, parenti e colleghi per il loro affetto che mi hanno espresso tramite i social e si sono prestati a portarmi la spesa ed i medicinali a casa. Un saluto con tutto il mio cuore è rivolto a Di Schiavi Silvano, una persona di famiglia deceduta a causa di questo dannato coronavirus e non sono potuto essere presente per l’ultimo saluto.

Io non sapevo cosa rispondere quando per telefono i miei figli mi chiedevano perché non potevano vedere la nonna e gli amici che andavano a scuola. La mia salute mentale era in crisi e ho dovuto trattenere le lacrime perché non potevo aiutarli. Di questo aspetto psicologico a causa del virus nessuno ne parla, soprattutto sui nostri figli piccoli. Adesso bisogna solo agire”.

Paolo Dimasi

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