l'approfondimento |
Focus
/

Agricoltura 4.0: è giusto esprimere sconcerto sulla nuova panacea?

19 maggio 2021 | 13:36
Share0
Agricoltura 4.0: è giusto esprimere sconcerto sulla nuova panacea?

Focus su processo di digitalizzazione e 5G a cura dell’economista Maria Alejandra Guglielmetti

L’azienda agricola e zootecnica Maccarese, controllata dai Benetton, ha deciso di sfruttare i vantaggi del 5G per accelerare la trasformazione in chiave agricoltura 4.0. Il Comitato Stop 5G Fiumicino ha espresso indignazione e sconcerto, in controtendenza con le posizioni preconizzate dalla sfera politica nazionale ed europea e, potremmo dire, mondiale.

L’agricoltura 4.0 ci viene presentata come una vera panacea per la crisi ecologica e sociale che investe l’Italia ed il mondo. È giusto rifiutare qualsiasi tipo di innovazione?

“Chi esprime sconcerto lo motiva e propone dei percorsi di innovazione alternativi (ad esempio, l’agroecologia). Non si tratta, quindi, di rifiutare qualsiasi tipo di innovazione. La sfida è promuovere sistemi agricoli che proteggano e permettano di ripristinare gli ecosistemi e il benessere sociale in un approccio olistico. Il pericolo denunciato da molti movimenti in Italia e nel mondo è perseguire progressi tecnologici basati sulla stessa logica di massimizzazione dei rendimenti e di aumento dei profitti di pochi colossi. Basti pensare che 4 multinazionali controllano il 60% del mercato mondiale dei semi, e pertanto la sovranità alimentare; e che chi annuncia con entusiasmo la trasformazione digitale in Italia è la più grande azienda a livello nazionale.

Occorre tener sempre presente che la logica sottostante il progresso tecnologico ha favorito il ricorso massivo ai prodotti agrochimici e all’energia, la logica perversa delle monoculture, il degrado del suolo, l’inquinamento delle fonti d’acqua, la perdita di biodiversità, l’impoverimento dei piccoli agricoltori, l’esodo rurale, e tutto ciò con impatti rilevanti sulla salute pubblica e sulla nutrizione. Oggi, nessuno può contestare la necessità di una trasformazione radicale. Il problema è che senza cambiare logica, l’innovazione tecnologica non può fare miracoli, anzi rischia di aggravare una situazione generale molto fragile”..

È possibile spiegare, con un linguaggio alla portata di tutti ed in modo sintetico, a quali rischi siamo potenzialmente esposti?

“Non è facile, ci possiamo limitare ad accennare alcuni temi.  Partiamo da una definizione. L’agricoltura 4.0  riguarda l’utilizzo della digitalizzazione massiva (spinta dalla rete 5G) delle aziende agricole ma anche della più ampia catena del valore e del sistema alimentare. I Big Data, i sensori (Internet delle Cose)  ̶   tutti grandi consumatori di energia  ̶ , i droni, i satelliti, permettono di automatizzare intere filiere, monitorare animali, suolo, acqua, piante ed esseri umani, interpretare il passato e predire il futuro e prendere decisioni più tempestive o accurate. Tutto ciò avviene attraverso l’acquisizione e l’analisi di un volume enorme di dati (luogo, condizioni meteorologiche, comportamenti, stato fitosanitario, consumo, uso di energia, prezzi, informazioni economiche, ecc.), in mano prevalentemente ai grandi gruppi agrochimici.

Questa definizione potrebbe comunque rassicurarci. Dovremmo essere in grado di controllare tantissimi fenomeni riducendo, ad esempio, una serie di impatti sull’ambiente, abbassando il consumo di acqua, oppure spruzzando fertilizzanti e pesticidi in modo preciso e in tempo utile, ecc.

Purtroppo, gran parte degli strumenti digitali sono stati concepiti per la produzione di massa, escludendo di fatto tante piccole e medie aziende,  o chiedendo loro di intensificare le loro attività per sperare di rendere sostenibili tali investimenti. L’intensificazione e la standardizzazione della produzione hanno già iniziato a favorire il declino della biodiversità in Europa e nel mondo e, non c’è motivo per credere che non continueranno a farlo. Anche se i grossi gruppi dovranno attenersi a nuove regole, sono stati sempre bravi ad aggirarle.

Altri rischi importanti, e non dei minori, sono ad esempio quelli legati alla sicurezza. La condivisione su grande scala di un volume enorme di dati nonché la dipendenza dalle piattaforme digitali espone la catena alimentaread attacchi informatici e a black out elettrici di grande portata, con conseguenze potenzialmente devastanti.

Potremmo continuare ma, dovendo chiudere, vorrei invitarvi a riflettere sul fatto che uno dei principali argomenti a favore della digitalizzazione spinta è la necessità di aumentare la produzione alimentare per sfamare una popolazione mondiale in continua crescita. Tuttavia, si produce già abbastanza per poter anche far fronte all’evoluzione demografica. La fame e la malnutrizione sono maggiormente dovute a squilibri nella distribuzione, accesso e controllo che a un reale deficit di offerta, e l’agricoltura 4.0, puntando alla massimizzazione dei rendimenti, può solo aggravarli”.
(Il Faro online)