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Fiumicino, i Re di Roma “bloccano” il cantiere della nuova sede di Amazon

19 maggio 2021 | 17:21
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Fiumicino, i Re di Roma “bloccano” il cantiere della nuova sede di Amazon

Il ritrovamento di resti risalenti dalla fine dell’età regia fino al V secolo d.C. bloccano il cantiere in mano al Gruppo Paoletti.

Fiumicino – E’ fermo da circa una settimana il cantiere della futura sede Amazon in via della Corona Boreale di Fiumicino. Motivo? Il rinvenimento di alcune strutture murarie risalenti all’epoca romana.

L’area acquistata dal colosso americano è di 70 ettari, ed è stata dichiarata da anni come area soggetta a vincolo archeologico e tutela in quanto pregresse indagini archeologiche eseguite nei lotti limitrofi hanno restituito importanti testimonianze in merito all’esistenza delle saline romane precedentemente sotto il controllo della città di Veio.

Ma la notizia del rinvenimento è legata ad un mistero, che non è di natura storica, ma di stretta attualità. Il cantiere, infatti, sarebbe stato improvvisamente “svuotato” di personale dalla stazione appaltante a cui è affidata la realizzazione della struttura, il Gruppo Paoletti, subito dopo che le indagini archeologiche preventive per la realizzazione del nuovo magazzino di Amazon nella città di Fiumicino hanno portato alla luce il reperto. In sostanza, tutto si sarebbe fermato. Prassi normale, si dirà, e dov’è il “mistero”?

Quest’ultimo consiste nel fatto che la prassi prevede anche l’immediata comunicazione formale sia dello stop al cantiere sia del ritrovamento, ma non risulterebbero agli atti della Soprintendenza competente, né a quelli del Comune, le idonee informative.

La presenza (nota) di vincoli archeologici

Va ricordato che al momento dell’acquisto del terreno, la presenza dei vincoli era ben nota. Per favorire la realizzazione della struttura nei tempi previsti, ovvero entro il mese di luglio, il Comune di Fiumicino e la Soprintendenza si sono impegnate per andare incontro alle esigenze di realizzazione, ovviamente nei limiti consentiti dalle leggi nazionali, regionali e comunali che tutelano i terreni soggetti a vincoli archeologici.

Il terreno infatti è stato suddiviso in tre lotti nei quali realizzare degli scavi per indagare in base alle evidenze archeologiche già note e, secondo gli accordi, una volta terminati gli scavi di un lotto si sarebbe sbloccato quello successivo, così fino al termine ad esaurimento dell’area da indagare. Una sporta di “effetto domino” sul cantiere.

Resti archeologici ritrovati nella stessa area di Fiumicino soggetta a tutela dove sta operando il Gruppo Paoletti. I rinvenimenti sarebbero molto simili a quelli visibili in questa immagine.

L’inizio delle indagini

Durante gli scavi del primo lotto, però, sarebbero iniziati ad emergere i primi resti antichi. Sarebbero dunque stati ritrovati dei canali e delle vasche di decantazione del sale che sembrerebbero risalire a degli insediamenti della Roma della fine dell’età regia fino al V secolo d.C.
In queste saline sarebbero stati rinvenuti – il condizionale è d’obbligo perché non esistono comunicazioni ufficiali in tal senso, e ciò che scriviamo è frutto di indagine giornalistica del Faro online – anche i legni archeologici che ne costituiscono la cassaforma di realizzazione, un ritrovamento raro e di altissimo pregio, in quanto sono pochissimi i resti di natura organica rinvenuti nel nostro territorio e che possono aprirci a nuovi filoni di conoscenza in merito alla tipologia di strutture lignee adottati in età antica nell’ambito di contesti lacunari.

Dalle prime indagini, risulterebbe presente nel terzo lotto la struttura di un fabbricato di natura produttiva, che potrebbe corrispondere a un punto di stoccaggio e immagazzinamento del sale che sarebbe dovuto essere portato a Roma via fiume o via terra.

Questi ritrovamenti di grande valore – se confermati da fonti ufficiali – necessitano naturalmente, secondo i protocolli, di interventi specifici di scavo, documentazione e indispensabile messa in sicurezza del bene, senza la quale il rinvenimento potrebbe costituire più un danno che un beneficio per i resti archeologici.

Va da sé che potrebbero essere visti però anche come un intralcio ed un rallentamento sulla tabella di marcia del cantiere. Cantiere che ora è fermo, ma senza aver messo in campo tutte le accortezze necessarie a non danneggiare il bene archeologico.

La reazione di Comune e Soprintendenza

“Ufficialmente ad oggi la situazione risulta complessa, in quanto si è proceduto al blocco del cantiere senza passare per comunicazioni formali”, conferma Rossella Zaccagnini, il funzionario archeologico Responsabile dell’Area Funzionale (RAF), funzionaria responsabile per il Comune di Fiumicino, nonché direttore scientifico dell’intervento coadiuvato per le indagini sul campo dall’archeologo Cristian D’Ammassa.

“Il Comune e la Soprintendenza – spiega Rossella Zaccagnini – hanno cercato di venire in contro alle esigenze degli imprenditori secondo le indicazioni previste dalla legge e dal piano regolatore, che prevede una grande cura delle aree sotto tutela. E’ stato rilasciato il nulla osta solo per lo scavo del primo lotto e solamente se verrà ultimato nelle modalità previste dagli accordi presi e tutelando i beni rinvenuti verrà concesso di proseguire con i due successivi”.

La funzionaria ha chiosato sottolineando più volte come queste evidenze fossero ben note e tracciate dalle analisi preventive: “ La tutela è obbligatoria, le Istituzioni agiscono secondo le leggi e portando avanti gli interessi della comunità, in quanto la cultura è un bene di tutti. Siamo aperti a trovare una soluzione insieme, lo siamo sempre stati, ma seguendo le regole e discutendo le operazioni da mettere in atto”.

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