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Fiumicino, follia in pizzeria: entra con una scacciacani e prende a testate il plexiglass della volante della Polizia

21 maggio 2021 | 16:27
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Fiumicino, follia in pizzeria: entra con una scacciacani e prende a testate il plexiglass della volante della Polizia

L’uomo, appena notata la presenza dei poliziotti, ha cercato di fuggire, ma è stato subito bloccato dagli agenti

Fiumicino – Un uomo che dava in escandescenza all’interno di una pizzeria in località Fiumicino, questa la segnalazione al 112. Inoltre, mentre la volante del commissariato di Fiumicino si apprestava a raggiungere il luogo segnalato, diverse ulteriori segnalazioni indicavano che la persona era armata di una pistola. Così gli agenti, arrivati in via della Torre Clementina ed una volta scesi dalla volante con il giubbotto antiproiettile indossato, hanno subito notato il generale ‘fuggi fuggi’ sia dall’interno del locale, che ai tavoli esterni della pizzeria ed un uomo che, in evidente agitazione psicofisica urlava frasi incomprensibili.

Lo stesso, appena notata la presenza dei poliziotti, ha cercato di fuggire, ma è stato subito bloccato. Nel momento in cui l’uomo – successivamente identificato come un italiano di 49 anni – veniva perquisito, ha subito cercato di divincolarsi mettendo le mani dietro la schiena, nella cintura dei pantaloni, ma è stato di nuovo bloccato prima che potesse impugnare l’arma.

Una pistola scacciacani, con il tappo rosso non visibile in quanto spinto all’interno della canna ed un caricatore completo di cartucce, questo quanto rinvenuto e sequestrato dagli agenti indosso all’uomo. Ed una volta posto all’interno dell’autovettura di servizio per essere accompagnato presso gli uffici del commissariato diretto da Somma Catello, l’uomo ha iniziato a minacciare gli agenti e a compiere atti di autolesionismo colpendo con delle testate il plexiglass divisorio interno. L’uomo infine è stato arrestato per resistenza, oltraggio e minacce a Pubblico Ufficiale e procurato allarme.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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