La memoria

Giovanni Falcone, l’anniversario della strage di Capaci del 23 maggio

23 maggio 2021 | 08:34
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Giovanni Falcone, l’anniversario della strage di Capaci del 23 maggio

Fondazione Falcone: “Tenere viva la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per combattere contro la mafia e affermare i valori della legalità è una delle nostre mission”

Oggi è il 29° anniversario della strage di Capaci del 23 maggio 1992, nella quale morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani.

Quel 23 maggio 1992, in Italia, fu l’inizio della “stagione stragista di cosa nostra”. Primo ad essere colpito, il magistrato Falcone che, assieme al collega e amico Paolo Borsellino, con il “maxiprocesso” aveva individuato e fatto condannare i vertici della mafia siciliana.

Dal 2002, anno del decennale della strage di Capaci, la Fondazione Falcone, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, promuove percorsi di educazione alla legalità nelle scuole.

Ogni anno sono circa 70.000 le studentesse e gli studenti coinvolti nell’evento e centinaia le scuole che partecipano alle attività promosse. A loro si aggiungono genitori, docenti, dirigenti scolastici.

Anche quest’anno, quindi, torna #PalermoChiamaItalia, l’iniziativa organizzata dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone in occasione delle celebrazioni del XXIX anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.

Il titolo scelto per questo 23 maggio 2021, è: “#Di cosa siamo Capaci – storie di ordinario coraggio. Sarà questo lo slogan che farà da filo conduttore durante le celebrazioni, con l’obiettivo di far emergere e risaltare esempi positivi di impegno e altruismo.

CHI ERA GIOVANNI FALCONE

Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano che ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia.

Tra i primi a comprendere la struttura unitaria e verticistica di Cosa Nostra, ha creato un metodo investigativo diventato modello nel mondo.

Rigorosa ricerca della prova, indagini patrimoniali e bancarie, ostinata caccia alle tracce lasciate dal denaro e lavoro di squadra sono stati i suoi fari, le armi con le quali, insieme al pool antimafia, ha istruito il primo maxiprocesso a Cosa nostra, il suo capolavoro. L’eccezionale impegno di un manipolo di magistrati guidati da Falcone dopo anni di assoluzioni per insufficienza di prove portò alla sbarra 475 tra boss e gregari di Cosa nostra e si concluse con 19 ergastoli e condanne a 2665 anni di carcere.

Cosa nostra lo ha assassinato a Capaci, il 23 maggio del 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Restano vive la sua eredità morale e professionale.

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Giovanni Falcone

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