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Formia e quella “città turistica” dimenticata

27 maggio 2021 | 21:02
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Formia e quella “città turistica” dimenticata

Formia, sebbene non le manchi nulla in termini di storia e bellezza, è incapace di creare quell’immagine da cartolina in grado di attrarre i turisti e destagionalizzare

Formia – “Di turismo se ne è parlato per anni e anni, ma senza che questo abbia prodotto la svolta necessaria. Oggi finalmente siamo tutti consapevoli che Formia debba trasformarsi da “città a vocazione turistica” a “città turistica” in senso compiuto. Il mio lavoro dovrà essere quello di dare la spinta necessaria affinché questa trasformazione abbia inizio.

Questa svolta, però, non potrà avvenire se non attraverso lo sforzo di tutti, poiché noi tutti siamo chiamati a ragionare non più in termini individualistici, ma attraverso lo spirito di una Comunità che vuole fortemente rialzarsi.”

Sono queste le parole dell’ex assessore al turismo di Formia Kristian Franzini pronunciò al momento del suo insediamento nell’ottobre del 2018 (Franzini, lo ricordiamo, subentrò dopo le dimissioni della Meglio). Parole quanto mai attuali nell’era Covid, dove una svolta è assolutamente necessaria. Bisogna ripensare gli spazi per via del distanziamento sociale, bisogna ripensare l’offerta turistica perché la crisi economica lo impone, bisogna ripensare la sicurezza, perché, nonostante i vaccini, è la paura del contagio a definire il nostro tempo, il nostro modo di viaggiare, soprattutto.

Il rischio di farsi trovare impreparati alle sfide del futuro

Una sfida, però, a cui Formia rischia di farsi trovare per l’ennesima volta impreparata. Una consapevolezza questa, maturata da molti cittadini che, sul tema, hanno dato vita a una polemica via social.

Il motivo? Formia è, attualmente, incapace di accogliere i forestieri come si deve, di creare, sebbene non le manchi nulla in termine di storia e bellezza, quell’immagine da cartolina che possa aiutare il comparto turistico locale a non collassare sotto il peso della realtà odierna, fatta di chiusure e riaperture, di coprifuoco e limitazioni varie, purtroppo necessarie.

 E’ indietro, ancora una volta, su tutta la linea. E’ praticamente l’unico comune della terraferma pontina (insieme a lei, infatti, soltanto Ponza) a non aver ottenuto la bandiera blu (vessillo che, lo ricordiamo, non si ottiene solo con la buona qualità delle acque). E’ ancora piena di barriere architettoniche e non ha una dog beach, requisiti questi che ci renderebbero non solo al passo con i tempi, ma capaci davvero di essere una città turistica alla portata di tutti.

Formia muore di traffico (specialmente d’estate) e soffre per una cronica carenza di parcheggi.

Ha dentro una sorta di letargia, o, se preferiamo, di “lentezza” che non può essere tipica di una città turistica. Una città che ha tutte le carte in regole per lavorare col turismo 365 giorni l’anno e che, invece, a stento, riesce a lavorarci quei 3 mesi, grazie a quello “mordi e fuggi” e alla “fortuna” di confinare con città più attrattive della nostra, che ci rendono meta “di passaggio”.

E come se non bastasse, continua ad avere la sindrome della memoria corta, quella che, nel momento del bisogno, spinge chi di dovere a dire che Formia celebrerà un’artista come Pino Daniele, (scomparso nel 2015 e che a Formia aveva non solo realizzato lo studio musicale Bagaria, ma anche registrato tre dischi, alla fine degli anni 80, nel periodo in cui, dopo aver lasciato Napoli, si era trasferito nella città del Golfo) o come Pietro Mennea, che ha dato lustro alla città in cui si è allenato per anni, ma che, in tutti questi anni, il massimo che ha saputo fare per ricordarlo, qualsiasi sia il motivo, è un murales.

La speranza delle elezioni

Urge che le cose cambino. Ma perché cambino davvero c’è bisogno di idee, di consapevolezze nuove, c’è bisogno di lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare non da dove eravamo rimasti, ma da dove potremmo arrivare se ci impegnassimo davvero a pubblicizzare le bellezze di questa città e a fornire servizi adeguati laddove mancano.

Bisogna trovare il modo, la strategia e soprattutto la volontà per non lasciare che le vite dei formiani, già duramente stravolte da quel nemico invisibile che è il Covid, anneghino del tutto in questa letargia, in questa sindrome che ci spinge a promettere e poi a dimenticare quello che promettiamo.

E’ questa la vera sfida che dovranno affrontare i candidati sindaci. Costruire il futuro partendo dagli errori del presente, partendo dalla consapevolezza che bisogna essere più veloci, intercettare i cambiamenti e farli propri.

Questa è la sfida, ma anche la speranza di questa città, di questa Formia indietro su tutto, anche sul diserbo stradale. Formia deve smettere di essere la Cenerentola del Golfo.

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