L'indagine

La Convenzione per i diritti dell’infanzia: non è un documento da commemorare, ma da attuare e da praticare

27 maggio 2021 | 09:01
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La Convenzione per i diritti dell’infanzia: non è un documento da commemorare, ma da attuare e da praticare

Indagine regionale 2021, sul maltrattamento all’infanzia in Italia: aumentano i fattori di rischio e il peggioramento del benessere e della sicurezza dei nostri bambini/e

Infanzia e Adolescenza – In occasione del trentesimo anniversario della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, del 27 maggio; così come avviene, purtroppo, anche in occasione della giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre, l’esercizio dei molti, che a vario titolo si occupano dell’infanzia e hanno responsabilità nei loro confronti, è quello di “commemorare”, mentre l’unico esercizio in queste giornate dovrebbe essere quello di trovare il coraggio per chiedersi: quanto è stato fatto realmente per rendere la Convenzione sui Diritti dell’infanzia veramente attuata e praticata?
Cosa ho fatto perché i Diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e dei giovani siano veramente dei “Diritti veri”?

Allora, per chi per l’ennesima volta, pur avendo responsabilità dirette, prima fra tutti gli amministratori e dirigenti a tutti i livelli istituzionali, ma fa finta di niente o al massimo commemora (se stesso con opere e parole autoreferenziali) proviamo a porci delle domande.

Come stanno e come trattiamo i nostri bambini/e?

La risposta a questa domanda arriva dall’Indagine regionale 2021, sul maltrattamento all’infanzia in Italia, presentata a più di un anno di distanza dall’inizio della pandemia da Covid-19.

Mettendo a disposizione una dettagliata analisi dei fattori di rischio e del sistema di servizi che impattano sul benessere dei bambini/e nelle regioni italiane, l’indagine mette in evidenza, in particolare, il peggioramento delle capacità di vita dei più fragili.
In questo scenario i nostri bambini/e, in quanto soggetti particolarmente vulnerabili, sono seriamente danneggiati in tutte le loro dimensioni di vita, stravolti nella loro quotidianità, privati di relazioni, istruzione, spesso anche
di risorse.

Dall’Indice regionale di quest’anno, che restituisce un’analisi dei dati aggiornati quasi tutti a fine 2019, ovvero alla situazione immediatamente precedente la pandemia: emergono evidenti sia i fattori di rischio che favoriscono il maltrattamento sia sistemi di servizi territoriali, sui quali non si è investito adeguatamente per anni, insufficienti nel costruire quei fattori di protezione indispensabili anche per affrontare crisi come quella che stiamo vivendo.

Riflettere, quindi, sul rischio di maltrattamento all’infanzia mostra in tutta la sua estensione e pericolosità il trauma collettivo che stiamo vivendo, ponendoci davanti alla necessità di ricostruire un sistema di servizi in grado di affrontarlo e di curarlo, per fronteggiare il drammatico aumento del disagio e il peggioramento del benessere e della sicurezza dei nostri bambini/e.

Il maltrattamento all’infanzia durante la pandemia covid-19?

È innegabile che il Covid-19 abbia prodotto un trauma collettivo, ancora da definire in modo scientifico, ma già ben chiaro agli operatori di salute mentale.
Gli effetti negativi in questo caso si devono non solo alla paura o all’ansia legati al timore di contagiarsi, o all’aver contratto la malattia, ma anche alle altre conseguenze del lockdown, come ad esempio il peggioramento delle
condizioni socio-economiche.

La pandemia da Covid-19, si prospetta come una crisi che avrà un impatto rilevante anche sulla violenza in famiglia.

Riusciremo a curare i nostri bambini/e a rischio e le loro famiglie dai danni prodotti dalla pandemia?

Il Covid-19 ha messo il mondo di fronte ad una situazione mai affrontata prima, e si prospetta come una crisi che ha avuto e avrà un impatto rilevante sulla violenza in famiglia.
In generale, si può supporre che in una situazione di prolungato stress a livello familiare, di condizioni lavorative precarie e di mancato/minore accesso alla scuola e a servizi socio-sanitari, il rischio di maltrattamento aumenti nel lungo periodo.
Secondo uno studio della Alliance for Child Protection in Humanitarian Action (ACPHA) le misure prese per contenere le pandemie hanno infatti l’effetto di modificare l’ambiente in cui i bambini e le bambine vivono, e di conseguenza aumenta la loro vulnerabilità a violenza, abusi e trascuratezza.

La chiusura temporanea di servizi di assistenza all’infanzia, ma anche delle scuole, può inoltre aumentare la probabilità che i bambini e le bambine siano maltrattati, a causa della mancanza di interazioni tra bambini/e e coloro che possono individuare i casi di abuso (personale medico, insegnanti, e assistenti sociali) , aumentando così la probabilità che in generale i casi di maltrattamento legati al Covid-19 siano al momento fortemente sottostimati.

Un ulteriore aspetto da considerare nella discussione degli effetti del Covid-19 sul maltrattamento infantile è la maggiore instabilità economica delle famiglie e il più elevato tasso di disoccupazione. Una situazione precaria dal punto di vista economico e lavorativo è infatti considerata nella letteratura sul maltrattamento all’infanzia come un fattore di rischio significativo.

Un aspetto importante da considerare nell’analisi della relazione tra Covid-19 e maltrattamento, è l’impatto sulla violenza contro le donne e, di conseguenza sui bambini e bambine vittime di violenza assistita.
La pandemia ha esacerbato la violenza contro le donne, e dunque il rischio di violenza assistita e di maltrattamento.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo dati ISTAT, dal 1° marzo al 16 Aprile 2020 c’è stato un aumento del 73% delle chiamate al numero verde nazionale antiviolenza 1522 rispetto allo stesso periodo del 2019 (ISTAT, 2020); un dato che potrebbe quindi indicare anche un potenziale aumento dei casi di maltrattamento infantile.

In conclusione, intervenire in termini di cura e prevenzione del maltrattamento sui bambini/e in modo efficace richiede, quindi, innanzitutto un cambiamento culturale radicale e profondo che riconosca la dimensione pubblica e sociale dei fenomeni di violenza contro i minori.
Fonte: Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia)
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