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Basta chiese brutte: a Roma architetti a lezione di teologia

Lo scopo è "offrire uno spazio di formazione, dialogo e confronto sulla progettazione e l’adeguamento degli edifici di culto"

Roma – Basta con gli edifici di culto brutti, più simili a caserme o comunque ad edifici impersonali che a chiese. Il Pontificio Istituto Liturgico, l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di culto, l’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza episcopale italiana e l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma organizzano un convegno internazionale di architettura liturgica, dal titolo ’Edificare una casa di preghiera. La comunità celebrante e lo spazio celebrativo’.

Lo scopo, spiegano i promotori, è “offrire uno spazio di formazione, dialogo e confronto sulla progettazione e l’adeguamento degli edifici di culto, partendo dal ruolo chiave del popolo di Dio, nell’azione celebrativa della quale il Padre lo rende capace in Cristo mediante lo Spirito e riscoprendo l’impostazione architettonica, iconografica, pastorale dell’aula liturgica che da esso scaturisce”.

Il convegno, in programma il 9 giugno, si svolgerà nella sede del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, e online. Tra i docenti architetti, artisti, teologi. A moderarli sarà padre Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico della diocesi di Roma. “Vogliamo aiutare gli architetti a comprendere meglio le linee teologiche per la progettazione e l’adeguamento delle chiese – sottolinea padre Midili -. Il convegno è a supporto della formazione professionale. Non è pensabile progettare una chiesa senza avere chiaro il valore teologico dell’edificio sacro e di ciò che si celebra”.

Un tema, quello delle chiese brutte soprattutto nelle periferie, motivo di cruccio anche per il Papa che, nel dicembre 2016, nel messaggio ai partecipanti alla XXI Seduta delle Pontificie Accademie, si soffermò a riflettere sulle connessioni tra bellezza e fede, dicendo basta con gli edifici di culto brutti e sgraziati. Le chiese in periferia dovrebbero essere “scintille di bellezza” mentre spesso non offrono che uno spettacolo deprimente e poco armonico.

“È necessario che le nuove chiese parrocchiali, soprattutto quelle  collocate in contesti periferici e degradati – scrisse Bergoglio – si propongano, pur nella loro semplicità ed essenzialità, come oasi di bellezza, di pace, di accoglienza, favorendo davvero l’incontro con Dio e la comunione con i fratelli”. Per Francesco, è importante che “nelle periferie ci siano tracce di bellezza, di umanità vera, che bisogna saper cogliere e valorizzare al massimo”. (fonte Adnkronos)

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