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“Cacciata dalla Partita del cuore perché donna”: Pecchini querela Aurora Leone

31 maggio 2021 | 17:06
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L’ex dg della Nazionale Cantanti porta in tribunale la componente di The Jackal

Roma – Gian Luca Pecchini, ex dg della Nazionale Cantanti, querela Aurora Leone, componente di The Jackal che aveva denunciato un episodio di sessismo prima della Partita del Cuore (leggi qui), disputata a Torino la scorsa settimana. Pecchini, travolto dalla bufera, ha lasciato l’incarico (leggi qui). Ora, passa al contrattacco. ”Alla luce dei molteplici e continui attacchi mediatici, come già anticipato in un’intervista ho deciso di rivolgermi allo studio dell’Avvocato Gabriele Bordoni per presentare querela nei confronti di Aurora Leone e di chi con lei mi ha leso nella reputazione, così da tutelare i miei diritti, la mia immagine e, soprattutto, la mia dignità di uomo e di professionista”, dice l’ex dg.

”L’iniziativa assunta con querela per diffamazione aggravata presso la Procura di Torino è stata necessaria per ristabilire la verità dei fatti -spiega l’avvocato Gabriele Bordoni, penalista al quale si è rivolto Pecchini in seguito a quanto accaduto- l’uso diretto e personale dei sistemi di comunicazione di massa consente ampia libertà di espressione a chiunque ed è un valore da salvaguardare che va tenuto però ben distinto dalla loro strumentalizzazione; la critica e le opinioni sono sacrosante, ma non lo è affatto la propalazione di notizie infondate, confuse e lesive, tali da innescare in poche ore la demolizione della reputazione di una persona, difficilmente recuperabile in seguito”.

”Si pensa in questi giorni -continua il legale di Pecchini- di introdurre una legge a contrasto della discriminazione per motivi fondati sul sesso o sul genere, ma si ripensa anche di riattivare forme di censura a contrasto della disinformazione, soprattutto attraverso la rete. Sono sintomi di un malessere culturale e sociale, potenzialmente inducenti pericolose derive che nella vicenda di Pecchini trovano occasione per essere considerate e discusse. Ma, intanto, va tutelata nella sede competente la dignità di un uomo, della sua famiglia e del suo lavoro, proteggendolo dal linciaggio morale e da superficiali, frettolose quanto feroci condanne mediatiche, disancorate dalla reale dimensione dei fatti. Tanto si impone in uno stato di diritto”, conclude. (fonte Adnkronos)