Il Papa modifica il Diritto Canonico: la tentata ordinazione delle donne diventa reato

1 giugno 2021 | 17:41
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Il Papa modifica il Diritto Canonico: la tentata ordinazione delle donne diventa reato

Allo stesso modo sono reati, per il Diritto Canonica, anche “la registrazione delle confessioni; la consacrazione con fine sacrilego delle specie eucaristiche”

Città del Vaticano – Papa Francesco riforma il Codice di Diritto Canonico (leggi qui) modificando il Libro VI, quello della disciplina penale, nel quale vengono incorporati “reati tipizzati in questi ultimi anni in leggi speciali, come la tentata ordinazione di donne; la registrazione delle confessioni; la consacrazione con fine sacrilego delle specie eucaristiche”.

È quanto spiega mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo testo, divulgato stamane ma approvato e pubblicato il 23 maggio 2021, Solennità di Pentecoste. Il documento entrerà in vigore l’8 dicembre.

“Sono state incorporate poi alcune fattispecie presenti nel Codex del 1917 che non vennero accolte nel 1983. Ad esempio – riferisce mons. Arrieta -, la corruzione in atti di ufficio, l’amministrazione di sacramenti a soggetti cui è proibito amministrarli; l’occultamento all’autorità legittima di eventuali irregolarità o censure in ordine alla ricezione degli ordini sacri”. Il riferimento è ai casi di diverse “sacerdotesse” ordinate in Germania e Inghilterra.

La riforma, ad ogni modo, riguarda molti altri reati, come gli abusi sui minori (leggi qui). Una particolare attenzione è dedicata poi alla materia finanziaria ed economica in generale. “Sono state previste nuove pene, quali l’ammenda, il risarcimento del danno, la privazione di tutta o parte della remunerazione ecclesiastica, secondo i regolamenti stabiliti dalle singole Conferenze episcopali, fermo restando l’obbligo, nel caso la pena sia inflitta ad un chierico, di provvedere che non gli manchi il necessario per un onesto sostentamento”, afferma durante la conferenza stampa mons. Filippo Iannone, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che ha ammesso una certa “rilassatezza” nell’applicazione delle sanzioni penali nella Chiesa negli ultimi periodi storici.

“Negli ultimi anni, come è stato evidenziato da più parti durante il lavoro di revisione dell’apparato normativo, il rapporto di compenetrazione tra giustizia e misericordia, ha subito, talvolta, un’erronea interpretazione, che ha alimentato un clima di eccessiva rilassatezza nell’applicazione della legge penale – osserva Iannone – in nome di una infondata contrapposizione tra pastorale e diritto, e diritto penale in particolare”.

“La presenza all’interno delle comunità di alcune situazioni irregolari, ma soprattutto i recenti scandali, emersi dagli sconcertanti e gravissimi episodi di pedofilia, hanno, però, fatto maturare l’esigenza di rinvigorire il diritto penale canonico, integrandolo con puntuali riforme legislative; si ‘è avvertita l’esigenza – aggiunge – di riscoprire il diritto penale, di utilizzarlo con maggior frequenza, di migliorarne le possibilità di concreta applicazione’, per meglio definire ‘un quadro sistematico e aggiornato della realtà in continua evoluzione’. Questa riforma, necessaria e da lungo tempo attesa, ha lo scopo di rendere le norme penali universali sempre più adatte alla tutela del bene comune e dei singoli fedeli, più congruenti alle esigenze della giustizia e più efficaci e adeguate all’odierno contesto ecclesiale, evidentemente differente da quello degli anni ’70 del secolo scorso, epoca in cui vennero redatti i canoni del libro VI, ora abrogati”. “Questa riforma, che oggi viene presentata, quindi, necessaria e da lungo tempo attesa, ha lo scopo di rendere le norme penali universali sempre più adatte alla tutela del bene comune e dei singoli fedeli”, conclude mons. Iannone.

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