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Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021: come nasce e perché si celebra il 5 giugno

4 giugno 2021 | 20:00
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Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021: come nasce e perché si celebra il 5 giugno

Curiosità ed eventi della Giornata dedicata alla salvaguardia del nostro Pianeta

Quest’anno più che mai il nostro ecosistema va tutelato e salvaguardato come ricorda la Giornata Mondiale dell’Ambiente, che si celebra il 5 giugno. Le esigenze di tutelare l’ambiente nel quale viviamo per cercare di proteggerlo e consegnarne uno migliore alle generazioni future sono, infatti, aumentate. Quello che facciamo non è mai abbastanza: si può sempre fare di più  e meglio.

Le origini

Perché come data è stata scelta proprio il 5 giugno? La ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972, per ricordare la Conferenza sull’Ambiente che si è svolta a Stoccolma dal 5 a 16 giugno 1972. Durante la Conferenza di Stoccolma, infatti, venne delineato il Programma Ambiente delle Nazioni Unite.

La Giornata mondiale dell’ambiente nasce con lo scopo di sensibilizzare tutti ad una maggiore presa di coscienza ed a fare qualcosa di concreto per prenderci cura del nostro Pianeta, l’unico che abbiamo perché non esiste un Pianeta di riserva. Si tratta di una preziosa occasione per ricordare che ognuno di noi può essere parte del cambiamento di cui la Terra ha bisogno.

Gli eventi

Il tema della Giornata mondiale dell’ambiente 2021 è “Ripristino degli ecosistemi”. L’umanità può fare tante e diverse attività come, ad esempio, coltivare gli alberi, cambiare le proprie abitudini alimentari, ripulire fiumi e coste. Ogni anno la giornata viene ospitata da un paese diverso. Paese nel quale si svolgono le celebrazioni ufficiali. Quest’anno tocca al Pakistan.

L’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) organizza diversi eventi per la Giornata mondiale dell’ambiente volti ad incoraggiare la consapevolezza e l’azione a livello mondiale per la protezione dell’ambiente. Eccone alcuni tra i più importanti in previsione nella giornata del 5 giugno:

Nespresso e la tazzina di caffè ad impatto positivo

Nespresso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, rinnova l’iniziativa volta a sensibilizzare i clienti sull’impegno per la creazione di una tazzina di caffè ad impatto positivo: a partire dal 7 giugno, infatti, a chi consegnerà le capsule esauste nelle 57 Boutique dove è attivo il servizio di raccolta in tutta Italia, Nespresso donerà un sacchetto di compost, nato dal caffè esausto, da 1kg.

Parte integrante del programma ‘Nespresso per l’Italia’, attraverso il quale l’azienda attiva nella produzione di caffè porzionato si impegna nella salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio artistico, delle persone e di tutto ciò che rende unico il nostro Paese, l’iniziativa di distribuzione del compost vuole ribadire l’importanza della partecipazione attiva dei consumatori al riciclo delle capsule esauste di Nespresso e vede un impegno sempre maggiore da parte dell’azienda.

Quest’anno saranno, infatti, 45mila i sacchetti di compost che, fino a esaurimento scorte, verranno consegnati a chi riporterà le capsule esauste nelle Boutique con servizio recycling attivo, il 50% in più rispetto allo scorso anno e con un obiettivo quindi di maggior coinvolgimento e sensibilizzazione sul tema.

Grazie al programma ‘Da Chicco a Chicco’, poi, le capsule esauste di caffè si trasformano in nuove risorse, attraverso un progetto di Economia Circolare che consente al caffè esausto di diventare compost utilizzato per la coltivazione in una risaia in Italia in provincia di Novara. Il riso prodotto viene riacquistato da Nespresso e successivamente donato a Banco Alimentare della Lombardia e Banco Alimentare del Lazio. Un circolo virtuoso che vede protagonisti i consumatori che, riconsegnando le proprie capsule esauste nei 128 punti di raccolta in 73 città italiane, possono partecipare attivamente al progetto da 10 anni.

Per il riciclo delle capsule, Nespresso fornisce sia nei propri punti vendita che attraverso gli ordini provenienti dal sito nespresso.com una recycling bag in omaggio, un sacchetto all’interno della quale è possibile conservare fino a 200 capsule usate, da riportare poi in Boutique o presso le isole ecologiche distribuite su tutto il territorio nazionale.

Il progetto ‘Da Chicco a Chicco’, avviato grazie a una convenzione con Cial (Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio), Utilitalia e Cic (Consorzio Italiano Compostatori), consente alle capsule esauste, una volta raccolte, di essere trattate con un sistema che permette di separare i residui di caffè e l’alluminio. L’alluminio, riciclabile al 100%, viene destinato alle fonderie per avviare il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini. Il caffè, invece, viene trasformato in compost e utilizzato nella risaia.

“Attraverso questa iniziativa vogliamo da un lato premiare chi già partecipa al nostro programma di economia circolare per il recupero delle capsule esauste e dall’altro continuare a sensibilizzare i nostri consumatori sull’importanza del riciclo delle capsule, non solo per tutelare l’ambiente, ma anche per il valore sociale che il progetto ‘Da Chicco a Chicco’ rappresenta – afferma Chiara Murano, Sustainability Safety Health Environmental Manager di Nespresso Italiana – Ci impegniamo concretamente per garantire una gestione responsabile della capsula del caffè, dalla scelta del materiale al suo riutilizzo, perché crediamo fortemente nell’importanza della salvaguardia del patrimonio ambientale e del supporto alla comunità nella quale operiamo, a cui è dedicato il nostro programma ‘Nespresso per l’Italia’ e le iniziative che ne fanno parte come questa”. (Fonte Adnkronos)

Tra G7 E Decarbonizzazione: il ruolo dell’idrogeno in questo percorso secondo Osborne Clarke

Mancano ormai pochi giorni al vertice del G7, che si terrà dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia, Regno Unito. È però già stato reso noto il documento ufficiale prodotto, dopo una due giorni di incontri virtuali, dai ministri dell’ambiente dei Paesi membri. Il testo sigla l’impegno a decarbonizzare completamente tutti i settori energetici entro il 2030, oltre che a interrompere ogni investimento diretto nel carbone già dalla fine del 2021: di fatto, conferma quindi l’intenzione di perseguire gli obiettivi energetici previsti dall’Accordo di Parigi, mirando a contenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Nonostante il documento contenga una clausola che autorizzerebbe i governi a finanziare il carbone in “circostanze limitate a discrezione di ogni Paese”, si tratta comunque di un importante passaggio del percorso verso la piena Decarbonizzazione. Dicendo definitivamente addio al carbone, diviene fondamentale investire in fonti di energia alternative e rinnovabili: tra queste, un’opzione ancora non del tutto esplorata è sicuramente rappresentata dall’idrogeno. È infatti il medesimo testo emanato dal G7 a riconoscerlo, nelle sue modalità di produzione più sostenibili, come un tassello importante per raggiungere l’obiettivo dell’impatto zero. Viene inoltre esplicitato l’impegno dei Paesi partecipanti al vertice ad aumentare gli sforzi ad accrescerne l’utilizzo, con l’obiettivo di sviluppare un mercato internazionale ad esso collegato, aprendo nuovi scenari anche in termini di occupazione.

L’idrogeno è insomma pronto ad assumere un ruolo di rilievo nella transizione verso le emissioni zero. Ma il contesto normativo di riferimento riuscirà a supportare questa evoluzione? In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, Osborne Clarke, studio legale internazionale, prova a rispondere a questo interrogativo.

A livello europeo sta sicuramente crescendo l’attenzione nei confronti dell’idrogeno e questo si riflette già nei bandi di gara, che sempre più spesso ne richiedono l’impiego quale requisito necessario per l’accesso ai fondi. Tra i settori industriali più interessati vi è, attualmente, quello della siderurgia, delle acciaierie e quello dei trasporti non elettrificati. Un altro potenziale impiego dell’idrogeno attualmente allo studio è nel settore c.d. “waste-to-energy”, con particolare riferimento ai rifiuti organici impiegati per la produzione di biogas. A livello Italiano, il Governo intende sviluppare una leadership tecnologica e industriale nelle principali filiere della transizione e, come riportato dal recente PNRR, rafforzare la ricerca e lo sviluppo nelle aree più innovative proprio a partire dall’idrogeno.

Armonizzare gli sforzi nazionali all’interno del più ampio quadro di interesse europeo rappresenta quindi la premessa basilare per la costituzione di una filiera internazionale. Rientrano in questo ambito le iniziative IPCEI, gli importanti progetti di interesse comune europeo, finanziati dalle risorse dei singoli stati membri, ai quali l’Italia, come si legge anche dal piano di ripresa e resilienza, intende partecipare attivamente. Una visione ambiziosa che implica sviluppi legislativi altrettanto ambiziosi: a cominciare dall’attuazione di un sistema normativo/autorizzativo internazionale uniforme, chiaro e semplificato che agisca da volano e non da deterrente agli investimenti. In quest’ottica, si rende ad esempio necessaria la definizione di un quadro regolatorio per poter integrare le tecnologie Power-to-Gas (PTG) nelle reti e per l’inserimento degli impianti di idrogeno in ottica di sector coupling. A questo si aggiunge che buona parte della normativa tecnica deve essere aggiornata per tenere conto delle recenti innovazioni, in particolare relative al trasporto, alla distribuzione e allo stoccaggio dell’idrogeno. Un altro tema trattato a livello comunitario è la tracciabilità d’origine: l’Europa sta infatti lavorando per introdurre specifiche di qualità e garanzie di origine dell’idrogeno rinnovabile e l’Italia dovrà entro i prossimi anni recepire tali normative.

Appare, dunque, sempre più urgente la definizione di un quadro normativo di riferimento chiaro e il più possibile omogeneo, affiancato – e supportato – da un quadro regolatorio e tecnico snello, aggiornato e facilmente intellegibile. Questo al fine di poter efficacemente impiegare le ingenti risorse economiche previste dal PNRR.

Nel lungo periodo, alcune analisi riconoscono la possibilità di un ruolo strategico per il nostro Paese. Il Sud Italia e il vicino Nord Africa, potenziali fonti di energia solare che offrono l’opportunità di realizzare impianti fotovoltaici da impiegare per lo sviluppo della tecnologia legata alla produzione dell’idrogeno, e la già consolidata integrazione del nostro sistema nella rete di distribuzione del gas in Europa, rendono l’Italia un potenziale centro di snodo per l’idrogeno verde nella partita europea.
(Il Faro online)