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Acqua potabile, l’Italia differita dalla Corte Ue per la presenza di troppo arsenico nel Lazio

9 giugno 2021 | 18:00
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Acqua potabile, l’Italia differita dalla Corte Ue per la presenza di troppo arsenico nel Lazio

Lombardi: “Il Governo intervenga. E’ necessaria una cooperazione Stato-enti locali per risolvere il problema”

Regione Lazio – “E’ di queste ore la notizia che la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto della direttiva sull’acqua potabile, perché in alcune zone della provincia di Viterbo, nel Lazio, i livelli di arsenico e, in alcuni casi anche di fluoruro, non sono rispettati i parametri previsti dalle norme. Uno sforamento che, citando testualmente, ‘può danneggiare la salute umana, in particolare quella dei bambini’”. Così in una nota Roberta Lombardi, assessore alla Transizione Ecologica e alla Trasformazione Digitale della Regione Lazio.

“Come già ho dichiarato pubblicamente nei giorni scorsi a seguito dell’incontro con i Comitati della Acqua Pubblica del Lazio, – prosegue l’Assessore – questa situazione che si trascina ormai da anni e che lede il diritto alla salute delle comunità locali, oltre che quello universale di accesso alla risorsa idrica, va risolta al più presto, come giustamente l’Ue ha appena ricordato all’Italia. La Regione Lazio ha installato i dearsenificatori e ne ha pagato per qualche anno la gestione. Ma questo non è stato sufficiente.

C’è bisogno di una cooperazione da parte di tutti i livelli istituzionali per risolvere definitivamente questo problema cronico. Il costo del trattamento delle acque per portare l’arsenico entro i limiti stabiliti per legge è di circa 9 milioni di euro annui ed è a totale carico dei cittadini poiché interamente riversato nella tariffa idrica. Una situazione insostenibile, anche nei costi, che richiede pertanto un ulteriore intervento: il Governo contribuisca, con i Ministeri competenti, stanziando i fondi necessari a coprire le spese per la gestione dei dearsenificatori e mettendo in campo tutte le misure necessarie, di concerto con la Regione e gli Enti locali competenti, anche per quei Comuni che attualmente non hanno ancora ceduto il servizio idrico integrato, in modo da sanare definitivamente questa situazione, che oltre a mettere a rischio la salute delle comunità locali del Lazio, espone tutta l’Italia a una procedura d’infrazione, come oggi ci ricorda la Commissione Ue”.
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