Roma, lite sul compenso per i lavori: operaio affitta la casa per vendetta

10 giugno 2021 | 10:22
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Roma, lite sul compenso per i lavori: operaio affitta la casa per vendetta

Il muratore, un 54enne, è finito in carcere con l’accusa di tentata estorsione

Roma – I Carabinieri della Stazione Roma Casalbertone hanno arrestato un 54enne albanese già noto alle forze dell’ordine, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Roma, perché ritenuto responsabile del reato di tentata estorsione.

Il provvedimento è scaturito al termine di un’attività investigativa, diretta dal Pubblico Ministero del pool della Procura di Roma coordinato dal Procuratore Aggiunto, Dr.ssa Lucia Lotti, dopo la denuncia di un 72enne della provincia di Latina. Quest’ultimo, proprietario di un immobile in via Renato Simoni, aveva commissionato al 54enne, di professione muratore, dei lavori di riparazione d’infiltrazioni di acqua all’interno dell’appartamento.

Al termine della ristrutturazione, il 54enne ha incassato regolarmente il compenso pattuito ma, non contento, ha iniziato a pretendere ulteriori 8mila euro dal 72enne.

Al rifiuto del proprietario dell’immobile, il muratore non ha restituito le chiavi e ha locato l’abitazione, senza regolare contratto, ad una cittadina del Marocco di 40 anni. Accortosi dell’appropriazione indebita da parte del muratore, il proprietario 72enne si è appalesato alla donna e ha provveduto a regolarizzare la locazione dell’immobile, stipulando un regolare contratto con l’inquilina.

Dal mese di marzo scorso, il cittadino albanese si è continuamente presentato presso l’abitazione locata, pretendendo, indebitamente, mediante gravi minacce, il canone di affitto dalla 40enne, la quale ha denunciato, anche lei, la condotta illecita dell’uomo agli stessi Carabinieri di Roma Casalbertone che, la scorsa mattina, lo hanno rintracciato notificandogli il provvedimento.

L’arrestato è stato tradotto presso il carcere di Regina Coeli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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