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Euro 2020, piattaforme illegali per guardare le partite: chiusi 600 siti pirata

18 giugno 2021 | 09:37
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Euro 2020, piattaforme illegali per guardare le partite: chiusi 600 siti pirata

L’operazione del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza

In concomitanza con gli attesissimi europei di calcio Uefa Euro 2020, il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza ha concluso una nuova ed importante operazione di contrasto al fenomeno della pirateria audiovisiva attraverso la trasmissione non autorizzata su rete internet, la c.d. “IPTV” – Internet Protocol Television.

L’attività ha avuto origine dalla UEFA che, in qualità di titolare dei diritti di trasmissione dell’evento, segnalava la proliferazione di portali dediti allo streaming illegale delle partite in prossimità dell’inizio della manifestazione calcistica europea.

Le preliminari attività hanno riguardato l’identificazione e l’accurato monitoraggio dei servizi e delle risorse IPTV e streaming illegali a partire dalla cerimonia inaugurale di Roma dello scorso 11 giugno.

Veniva smascherato un nuovo articolato sistema basato su piattaforme informatiche di ultima generazione, alimentate simultaneamente da numerose “sorgenti di contenuti” ubicate in Europa e finalizzate alla trasformazione dei segnali audiovideo protetti da diritto d’autore in flussi dati sistematicamente redistribuiti in tutto il mondo. Singolare la circostanza che, interrogate le singole risorse informatiche, numerose restituissero sul browser il messaggio ‘Xtream Codes Reborn’ che riporta alla nota piattaforma pirata mondiale smantellata nel 2019.

Completata la prima fase investigativa è stato configurato un innovativo sistema di tracciamento che ha consentito di individuare compiutamente tutti i fruitori dei flussi pirata. In occasione del palinsesto di ieri, 17 giugno (ove in Italia due partite erano trasmesse in esclusiva in Pay-Tv), tutti gli utenti collegati hanno quindi visualizzato all’improvviso sui propri dispositivi un pannello che li avvertiva che il sito tramite il quale stavano illegalmente visionando il programma era stato sottoposto a sequestro ed i loro dati di connessione rilevati. I responsabili dei servizi pirata rischiano ora la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino a 15mila e 493 euro; mentre gli utenti finali riceveranno automaticamente una rilevante sanzione amministrativa per un importo fino a 1032 euro.

La complessa ed innovativa attività di indagine, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo e diretta dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Piscitelli e dai Sostituti Procuratore Valeria Sico e Maria Sofia Cozza, ha consentito il sequestro e l’oscuramento di oltre 600 risorse informatiche tra server di trasmissione, piattaforme di gestione, siti vetrina e siti di live streaming nonché l’acquisizione dell’elenco completo dei dati identificativi di centinaia di migliaia di illeciti utilizzatori in ambito mondiale.

La Guardia di Finanza, nella sua veste di polizia economico finanziaria a tutela degli operatori onesti e per assicurare condizioni di leale concorrenza, contrasta con decisione questo business illegale che finanzia la criminalità organizzata e cagiona un imponente danno per l’economia italiana a discapito dell’industria dell’audiovisivo che, in un momento già gravemente segnato dalle difficoltà derivanti dalla pandemia di Covid-19, si stima abbia perso nel solo anno 2020 oltre 8mila posti di lavoro (dati FAPAV) proprio per effetto di questi fenomeni criminali.

(Il Faro online)