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Aggressioni ai giornalisti e sindrome dello sceriffo. Adesso basta

Dai social alla vita di strada la violenza, l'intimidazione e le aggressioni sono ormai la "normalità"

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Offese continue sui social, lezioni di etica e giornalismo “un tanto al chilo”, parolacce, accuse al limite (e oltre) il querelabile. Un vomitare continuo sul lavoro degli altri, ergendosi a censori e garanti di una qualità dell’informazione generalizzata.

I social hanno trasformato la violenza verbale, l’accusa non giustificata, la delazione, l’offesa personale, come “normali” metodi di intervento. Un territorio dove nessuno viene chiamato a dare conto di ciò che scrive, delle cose che dice… fino a credere che tutto ciò possa essere trasferito dal web alla vita reale di comunità.

E la cosa assurda… è che poi accade davvero così: minacce, aggressioni, intimidazioni ai giornalisti sono ormai pane quotidiano, per le strade e le piazze. Altro che articolo 21 della Costituzione.

Se è vero (le denuncio e ci combatto da anni) che il giornalismo è “scaduto”, che spesso non c’è rispetto per le vittime, che si cerca il sensazionalismo, che si fanno articoli acchiappaclic sapendo di raggirare il lettore, è altrettanto vero che il lettore può e deve scegliere. Non seguire più quella testata è la strada da percorrere, non altro.

Non è possibile prendersela, come in una caccia alle streghe, con il primo giornalista che incontri. Vile prendersela con il giornalista più debole, quello meno esperto, più giovane. Spregevole approfittare del fatto che sia una donna. Esecrabile vedere che a farlo è un’altra donna.

Ciò che è accaduto ad Ardea a Giulia Gogiali, una giovane giornalista del Faro online (leggi qui) , in quella che doveva essere un momento di raccoglimento, testimonia a quale punto siamo arrivati. Non so se sia “il fondo del barile”, ma di certo ci siamo vicini.

Come Direttore ho scelto di far interrompere la diretta dell’evento, per evitare di mettere una giornalista in una condizione di pericolo. “Prima le persone”, anche in questo caso, così come la stessa direttiva è nel dna del Faro online quando si tratta di vicende di cronaca e di rispetto delle vittime.

Ma non è un passo indietro fine a se stesso. Voglio pensarlo come un elastico: un passo indietro per caricare la forza dell’elastico stesso, e lanciare il messaggio ancora più lontano: basta con le aggressioni, verbali e fisiche, basta con la violenza, basta con la sindrome dello sceriffo che pervade ormai la nostra società.

 

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