Papa Francesco: “Sogno sempre la pace fra Israele e Palestina”

24 giugno 2021 | 18:54
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Papa Francesco: “Sogno sempre la pace fra Israele e Palestina”

Il pensiero del Pontefice va anche alla “martoriata Siria”: “Rimane lo scandalo di dieci anni di conflitto”

Città del Vaticano – Per Israele e Palestina “sogniamo sempre che nel cielo si distenda l’arco della pace, dato da Dio a Noè come segno dell’alleanza tra Cielo e terra e della pace tra gli uomini (cfr Gen 9,12-17). Troppo spesso invece, anche di recente, quei cieli sono solcati da ordigni che portano distruzione, morte e paura!”.

Lo afferma Papa Francesco durante l’incontro, avvenuto nella Sala Clementina, nel Palazzo Apostolico vaticano, con i partecipanti all’Assemblea della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali” (R.O.A.C.O.). Nel suo discorso, il Santo Padre ricorda anche la “martoriata Siria”, dalla quale “si leva un grido” che “è sempre presente al cuore di Dio, ma sembra non riesca a toccare quello degli uomini che hanno in mano le sorti dei popoli. Rimane lo scandalo di dieci anni di conflitto, milioni di sfollati interni ed esterni, le vittime, l’esigenza di una ricostruzione che resta ancora in ostaggio di logiche di parte e della mancanza di decisioni coraggiose per il bene di quella martoriata Nazione”. Di seguito riportiamo il testo completo dell’intervento del Santo Padre:

Cari amici,
sono lieto di incontrarvi al termine dei lavori di questa vostra sessione Plenaria. Saluto il Cardinale Leonardo Sandri, il Cardinale Zenari, Monsignor Pizzaballa, gli altri Superiori del Dicastero – che nel frattempo sono cambiati – gli Officiali e i membri delle Agenzie che compongono la vostra Assemblea.

Il fatto di ritrovarsi in presenza dà fiducia e aiuta il vostro lavoro, mentre l’anno scorso fu possibile soltanto collegarsi a distanza per riflettere insieme; ma sappiamo che non è la stessa cosa: abbiamo bisogno di incontrarci, di far dialogare meglio le parole e i pensieri, per accogliere le domande e il grido che giungono da tante parti del mondo, in modo particolare dalle Chiese e dai Paesi per i quali svolgete la vostra opera. Ne sono testimone io stesso, perché fu proprio in questo contesto, nel 2019, che annunciai la mia intenzione di recarmi in Iraq, e grazie a Dio pochi mesi fa ho potuto realizzare questo desiderio. Sono stato contento di inserire, tra le persone del seguito, una vostra Rappresentante, anche in segno di gratitudine per quello che avete fatto e che farete.

Nonostante la pandemia, avete avuto riunioni straordinarie nel corso di quest’anno, sia per affrontare la situazione dell’Eritrea, sia per seguire quella del Libano, dopo la terribile esplosione nel porto di Beirut il 4 agosto scorso. E a questo proposito ringrazio per l’impegno a sostenere il Libano in questa grave crisi; e vi chiedo di pregare e invitare a farlo per l’incontro che avremo il 1° luglio, insieme ai Capi delle Chiese cristiane del Paese, perché lo Spirito Santo ci guidi e ci illumini.

Attraverso di voi desidero far giungere il mio ringraziamento a tutte le persone che sostengono i vostri progetti e che li rendono possibili: spesso sono semplici fedeli, famiglie, parrocchie, volontari…, che sanno di essere “tutti fratelli” e destinano un po’ del loro tempo e delle loro risorse per quelle realtà di cui voi vi prendete cura. Mi hanno riferito che nel 2020 la Colletta per la Terra Santa ha potuto raccogliere circa la metà rispetto agli anni passati. Certamente hanno pesato i lunghi mesi in cui la gente non ha potuto radunarsi nelle chiese per le celebrazioni, ma anche la crisi economica generata dalla pandemia. Se da un lato questo ci fa bene, perché ci spinge a una maggiore essenzialità, tuttavia non può lasciarci indifferenti, anche pensando alle strade deserte di Gerusalemme, senza pellegrini che vanno a rigenerarsi nella fede, ma anche ad esprimere solidarietà concreta con le Chiese e le popolazioni locali. Rinnovo pertanto l’appello a tutti perché si riscopra l’importanza di questa carità, di cui parlava già San Paolo nelle sue Lettere e che San Paolo VI ha voluto riorganizzare con l’Esortazione Apostolica Nobis in animo, del 1974, che ripropongo nella sua piena attualità e validità.

Nella vostra riunione vi siete soffermati su diversi contesti geografici ed ecclesiali. Anzitutto la stessa Terra Santa, con Israele e Palestina, popoli per i quali sogniamo sempre che nel cielo si distenda l’arco della pace, dato da Dio a Noè come segno dell’alleanza tra Cielo e terra e della pace tra gli uomini (cfr Gen 9,12-17). Troppo spesso invece, anche di recente, quei cieli sono solcati da ordigni che portano distruzione, morte e paura!

Il grido che si leva dalla Siria è sempre presente al cuore di Dio, ma sembra non riesca a toccare quello degli uomini che hanno in mano le sorti dei popoli. Rimane lo scandalo di dieci anni di conflitto, milioni di sfollati interni ed esterni, le vittime, l’esigenza di una ricostruzione che resta ancora in ostaggio di logiche di parte e della mancanza di decisioni coraggiose per il bene di quella martoriata Nazione.

Oltre a quella del Cardinale Zenari, Nunzio Apostolico a Damasco, la presenza dei Rappresentanti Pontifici in Libano, Iraq, Etiopia, Armenia e Georgia, che saluto e ringrazio di cuore, vi ha consentito di riflettere sulla situazione ecclesiale in quei Paesi. Il vostro stile è prezioso, perché aiuta i Pastori e i fedeli a concentrarsi sull’essenziale, cioè su ciò che serve all’annuncio del Vangelo, manifestando insieme il volto della Chiesa, che è Madre, con particolare attenzione ai piccoli e ai poveri. A volte bisogna ricostruire gli edifici e le cattedrali, comprese quelle distrutte dalle guerre, ma anzitutto bisogna avere a cuore le pietre vive che sono ferite e disperse.

Seguo con apprensione la situazione che si è generata con il conflitto nella regione del Tigray, in Etiopia, sapendo che la sua portata abbraccia anche la vicina Eritrea. Al di là delle differenze religiose e confessionali, ci rendiamo conto di quanto sia essenziale il messaggio della Fratelli tutti, quando le differenze tra etnie e le conseguenti lotte per il potere sono erette a sistema.

Al termine del mio Viaggio Apostolico in Armenia, nel 2016, insieme al Catholicos Karekin II abbiamo liberato in cielo delle colombe, come segno e auspicio della pace nell’intera regione del Caucaso. Purtroppo, essa negli ultimi mesi è stata un’altra volta ferita, e per questo vi ringrazio per l’attenzione che avete posto alla realtà della Georgia e dell’Armenia, affinché la comunità cattolica continui ad essere segno e fermento di vita evangelica.

Carissimi, grazie della vostra presenza, grazie del vostro ascolto e della vostra opera. Benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro. E voi, per favore, continuate a pregare per me. Grazie!

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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