Roma, blatte e sporcizia nel ristorante giapponese: l’Asl dispone la chiusura

26 giugno 2021 | 09:38
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Roma, blatte e sporcizia nel ristorante giapponese: l’Asl dispone la chiusura
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Roma, blatte e sporcizia nel ristorante giapponese: l’Asl dispone la chiusura

La Polizia ha trovato anche 44 chili e mezzo di alimenti privi di tracciabilità

Roma – Il personale del commissariato Colombo, diretto da Isea Ambroselli, nell’ambito di un’attività di controllo straordinario del territorio, ha proceduto ad una verifica presso un ristorante di cucina giapponese in via del Gazometro.

Una volta all’interno, la presenza di animali infestanti e la sporcizia diffusa, hanno indotto gli agenti a richiedere l’intervento del personale della Asl.

A causa delle pessime condizioni igienico sanitarie riscontrate, la presenza di animali infestanti, “blatte morte” nel magazzino interrato ove erano stipati, anche materiali di risulta tra i quali “water” e “calcinacci”, il personale Asl, addetto al controllo, ha emesso un provvedimento di chiusura del locale immediato, fino alla completa eliminazione di tutte le non conformità riscontrate, rappresentando un potenziale pericolo per la salute pubblica.

Inoltre, sono state riscontrate irregolarità per quanto concerne la presenza di prodotti alimentari, tenuti in congelatori e frigoriferi, di origine animale ed ittici privi della tracciabilità, privi di etichettatura e di confezionamento, per un peso complessivo di 44 chili e mezzo. Tutto il materiale è stato posto a sequestro amministrativo in attesa della successiva distruzione oltre ad una sanzione di mille e 500 euro.

Durante il servizio è stato individuato un minore in possesso di bevande alcoliche, vendute dal titolare di un minimarket gestito da un cittadino bengalese, nei confronti del quale si procederà a sanzione amministrativa, pari a 400 euro. Il minore invece è stato riaffidato al genitore.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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