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Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma

3 luglio 2021 | 17:12
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Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma
Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma
Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma
Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma
Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma
Husky chiusi piccole gabbie e senza cibo: smantellato allevamento lager alle porte di Roma

Gli animali vivevano tra gli escrementi, senza cibo e acqua, chiusi nei trasportini. Il proprietario denunciato per maltrattamenti

Roma – I Carabinieri della Stazione di Ponzano Romano, unitamente ai Carabinieri Forestali di Sant’Oreste, al termine di una attività di controllo del rispetto delle normative sulla tutela ambientale e degli animali, hanno scoperto in un villino privato di Ponzano Romano un allevamento abusivo con 110 esemplari di cani razza “Husky” in condizioni di maltrattamento ed abbandono.

I Carabinieri della locale Stazione avevano individuato la privata abitazione, un villino “fortificato” in campagna, come possibile allevamento abusivo, anche per i lamenti degli animali che si udivano nelle vicinanze, ma a rafforzare il dubbio dei Carabinieri è stato un esposto di un’ associazione per la protezione ambientale ed animale di Roma, che ha segnalato i possibili maltrattamenti alla Stazione Carabinieri Forestale di Sant’Oreste (RM) competente per territorio.

Così l’azione sinergica dei Carabinieri dell’Arma Territoriale e del Reparto Specializzato nella tutela ambientale e animale ha permesso di accertare la fondatezza dell’esposto: all’esterno della villa sono stati rinvenuti 16 recinti con all’interno 82 Husky. Gli spazi erano comunque di dimensioni ridottissime per contenere un numero così elevato di animali, con l’ulteriore aggravante che erano privi di acqua corrente per abbeverare gli animali, soprattutto con le elevatissime temperature di questi giorni, ed è stato accertato che agli stessi animali non veniva fornito cibo da tempo.

Quando poi i Carabinieri, unitamente al personale della locale ASL, hanno bussato alla porta per controllare se ci fossero animali anche all’interno, gli occupanti non hanno consentito l’accesso. A quel punto, i militari della Stazione di Ponzano, consci della gravità della situazione già in parte riscontrata, non si sono persi d’animo ed hanno chiesto ed ottenuto in tempo reale dal PM di turno della Procura presso il Tribunale di Rieti un decreto di perquisizione, notificato il quale, nessuno ha più potuto opporsi al controllo dei Carabinieri anche all’interno dell’abitazione.

La sorpresa più triste e pesante per i militari, quando sono riusciti ad entrare in casa, è stata il rinvenimento di un cane ormai deceduto da giorni, che nessuno si era curato di rimuovere, a conferma della disumanità con cui veniva gestita la struttura. Ma la tenacia dei Carabinieri è stata premiata e compensata dalla soddisfazione di salvare altri 29 cani ristretti in anguste gabbie “trasportino”, tra escrementi, mancanza di acqua e cibo, tutte condizioni talmente gravi ed inaccettabili che hanno indotto i militari a porre sotto sequestro l’intero immobile ed affidare in custodia i 110 esemplari di Husky, tratti letteralmente in salvo dai Carabinieri, facendo scattare la denuncia per il titolare alla Procura della Repubblica di Rieti per “maltrattamento di animali” e “ detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura”. Un’ipotesi di reato che in questo caso è “rubricata” dalla Procura come “aggravata” dall’aver ritrovato un cane privo di vita. La carcassa del cane più sfortunato è stata traslata all’istituto di zooprofilassi per accertare le cause effettive che ne hanno cagionato il decesso, anche per scongiurare eventuali diffusioni di gravi malattie tra i cani tratti in salvo.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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