I tentacoli di Cosa nostra a Latina: così la droga arrivava in Sicilia passando dal Lazio

5 luglio 2021 | 17:53
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I tentacoli di Cosa nostra a Latina: così la droga arrivava in Sicilia passando dal Lazio

Due i corrieri della droga provenienti dal capoluogo pontino, un terzo uomo pontino era impegnato nello spaccio

Cinque organizzazioni dedite al traffico e anche alla produzione di sostanze stupefacenti ciascuna competente per territorio e con un proprio capo chiamato a coordinare l’attività del gruppo e, secondo gli investigatori, tutti vicini a Cosa nostra.

E’ quanto è stato portato alla luce delle indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia, sezione di Palermo, coordinata dalla locale Procura della Repubblica che ha delegato il Comando provinciale di Palermo e la Direzione investigativa antimafia a dare esecuzione oggi, 5 luglio 2021, a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 indagati, 63 in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti agli obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria (leggi qui).

LE INDAGINI

Le indagini sono state avviate di iniziativa dalla Compagnia di Partitico nel novembre del 2017 analizzando le possibili compartecipazioni criminali tra un imprenditore partinicese del settore vinicolo e una storica famiglia mafiosa della zona. In relazione a tre componenti di quest’ultima gli inquirenti hanno rilevato gravi indizi di colpevolezza. Le attività investigative che non hanno beneficiato del contributo delle dichiarazioni di alcun collaboratore di giustizia, hanno permesso di esplorare le dinamiche criminali in atto nel mandamento mafioso di Partinico, documentando l’operatività delle 5 associazioni capeggiate da personaggi già condannati per associazione mafiosa i cui sodali avevano convenuto di riferirsi a compravendite di vini per dissimulare quelle di droga.

TRA LE PIAZZE DI APPROVIGGIONAMENTO LATINA

Le piazze di spaccio della parte occidentale della Sicilia erano rifornite dalla provincia di Trapani, da Palermo e dalla provincia di Palermo, dalle città di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre, dal basso Lazio, dalla Campania.

GLI EQUILIBRI TRA I 5 GRUPPI

Nel provvedimento a firma del Gip si evince la necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico.

Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore.

A quest’ultimo riguardo il giudice per le indagini preliminari, nell’ordinanza cautelare in esame, ha evidenziato: “L’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi che – ha precisato sempre l’Autorità Giudiziaria – consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.

L’INTERMEDIAZIONE DI 3 SODALI

Le risultanze investigative hanno portato a ipotizzare l’appartenenza di 3 promotori di 2 delle 5 organizzazioni criminali individuate a cosa nostra partinicese declinata attraverso le tradizionali forme di intermediazione parassitaria sia nel controllo di attività commerciali ed imprenditoriali, che nella risoluzione di controversie private, ricorrendo talvolta ad allarmanti condotte minatorie e violente.

Sono diversi gli esempi che confermerebbero il modo di agire dei 3 indagati. Nell’agosto del 2017 un cittadino partinicese si sarebbe rivolto a uno dei tre per chiedergli di prendere provvedimenti contro un operatore del servizio di sicurezza di una discoteca di Balestrate. Quest’ultimo – a dire dell’uomo che aveva chiesto l’intervento dell’esponente di cosa nostra, senza denunciare alle autorità il presunto responsabile avrebbe malmenato il figlio la notte di Ferragosto procurandogli 30 giorni di prognosi.

In un’altra circostanza, in una controversia tra due imprenditori locali scaturita dalla violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè.

L’influenza mafiosa sul territorio si è manifestata inoltre in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato ad un sodale del gruppo criminale, nonché per l’ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore. E per l’individuazione dei responsabili di un furto commesso all’interno di un esercizio commerciale gestito da cittadini di nazionalità cinese.

I CORRIERI DELLA DROGA CHE OPERAVANO A LATINA

Per quanto attiene, nello specifico, i soggetti appartenenti alla provincia di Latina si segnala il ruolo di due corrieri della droga. Due uomini che approvvigionavano il proprio gruppo di appartenenza di cocaina dal basso Lazio nei confronti dei quali il 24 gennaio del 2019 e 21 febbraio 2019 i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Latina avevano sequestrato, in due distinte operazioni, la somma di denaro contante di 145mila e 125mila euro. Mentre un terzo pontino, storico esponente della criminalità dei monti Lepini, era impegnato nello spaccio di sostanze stupefacenti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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