La dichiarazione

Sostegno, Anief: “Anche a settembre si partirà con almeno 50mila docenti non specializzati”

5 luglio 2021 | 11:03
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Sostegno, Anief: “Anche a settembre si partirà con almeno 50mila docenti non specializzati”

Marcello Pacifico: “Chiediamo di eliminare il numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari”

Scuola – “Perché, però, dobbiamo iniziare il nuovo anno scolastico con decine di migliaia di insegnanti privi di specializzazione su sostegno? Questo è assurdo”. Lo sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: intervistato da Italia Stampa, il sindacalista ricorda che il sindacato “ha vinto un ricorso presso il Tribunale amministrativo su questo punto, ovvero sul fatto che i corsi banditi dal ministro dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa, non corrispondono al bisogno didattico effettivo: la loro organizzazione non è tarata del numero dei supplenti, del numero dei docenti non specializzati e nemmeno dell’incremento annuo degli alunni disabili. Ecco perché rispetto a questi argomenti, sin da subito occorre aprire il numero chiuso che oggi impedisce il libero accesso ai corsi di sostegno universitari, così da permettere la loro frequenza anche al personale di ruolo e a tutti coloro che hanno ragione di frequentarli”.

Le dichiarazioni di Pacifico giungono negli stessi giorni in cui il ministero dell’Istruzione ha autorizzato l’avvio dei corsi di specializzazione su sostegno per 16mila posti: lo ha detto il ministro Patrizio Bianchi sulla base delle autorizzazioni dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ma vi sarebbe anche l’impegno di specializzare con altri corsi altri 60mila docenti nel prossimo triennio. È bene che si proceda allora subito in questa direzione, cancellando gli inutili paletti per l’accesso, considerando anche che in alcune province le richieste di accesso sono state inferiori ai posti messi a bando.

Uno dei motivi del boom di cattedre di sostegno affidate a precari non specializzati è quello del basso numero di posti per la frequenza dei corsi di specializzazione, soprattutto nelle province dove, paradossalmente, c’è maggiore richiesta di personale specializzato in didattica speciale. “A maggior ragione – spiega Marcello Pacifico – vanno inclusi automaticamente nei nuovi corsi Tfa sostegno tutti coloro che hanno svolto almeno trentasei mesi di servizio su sostegno senza titolo specializzante: diamogli la possibilità di frequentare questi corsi universitari ed ottenere il titolo”.

Il sindacalista sa bene che qualora si dovesse continuare come è stato fatto sino ad oggi, non si potrà mai ridurre l’altissimo ricorso a nuovi supplenti da parte di presidi: una pratica, affidata ai dirigenti scolastici, che ogni anno riguarda decine di migliaia di docenti. “Senza l’allargamento dei corsisti – spiega ancora Pacifico – avremo sempre insegnanti non specializzati, perennemente precari, nominati su posti di sostegno. Tutto questo, se confermato, non aiuta la didattica, non aiuta le famiglie con giovani disabili, non aiuta tanto meno il diritto all’inclusione degli alunni. Anief, pertanto, annuncia la volontà di volere ricorrere ancora in Tribunale per allargare il numero di posti di specializzazione programmati e di far frequentare a tutti i corsi di sostegno”.

In particolare, sul Tfa sostegno il Consiglio di Stato ha di recente dato ragione all’Anief: il numero di posti dei docenti da specializzare si stabilisce in base alle necessità effettivi. A questo proposito, Uno dei casi più clamorosi di mancata attivazione di posti adeguata fu, nel 2018, quello del Piemonte, prontamente denunciato dall’Anief, dove il fabbisogno di insegnanti da specializzare nel 2018 ammontava a 4.657 posti, ma nell’ultimo ciclo di TFA erano stati autorizzati solo 200 posti. Anche in Emilia Romagna la differenza fu enorme: a fronte del fabbisogno di insegnanti da specializzare pari a 4.860 posti (oggi diventati 6.000), nell’ultimo ciclo di TFA sostegno ne furono autorizzati appena 320. Mentre la sola Università di Messina organizzò i corsi per ben 2.000 posti di specializzazione e l’Università di Enna 1.125. Mentre altri atenei, come quello di Bologna, non ne avviarono nemmeno uno.
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