Il Papa: “Abbiamo bisogno di una ‘ecologia del cuore’: riposo, contemplazione e compassione”

18 luglio 2021 | 12:32
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Il Papa: “Abbiamo bisogno di una ‘ecologia del cuore’: riposo, contemplazione e compassione”

Il Pontefice all’Angelus mette in guardia dalla trappola dell’attivismo: “Quante volte accade anche nella Chiesa: siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù”

Città del Vaticano – Staccare spina dalla frenesia delle nostre routine per tornare a dialogare con noi stessi, col creato e con Dio, con compassione. E’ l’invito che Papa Francesco rivolge a tutti i credenti durante la preghiera dell’Angelus. Il Pontefice torna ad affacciarsi su piazza San Pietro dopo una settimana (domenica scorsa ha pregato l’Angelus dal balconcino del Policlinico Gemelli di Roma dove era ricoverato leggi qui). Sono migliaia i fedeli che si sono riuniti nell’abbraccio del colonnato del Bernini, sfidando il sole e le alte temperature del periodo.

Come una settimana fa, la sua voce è affaticata e debole, ma non per questo il messaggio che lancia è meno forte. Commentando il Vangelo di questa domenica (cfr. Mc 6,30-34), il Santo Padre si sofferma su “due aspetti importanti della vita”. Il primo è il riposo. Infatti Gesù, agli Apostoli che tornano dalle fatiche della missione e con entusiasmo si mettono a raccontare tutto quello che hanno fatto, “rivolge con tenerezza un invito: ‘Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’'”.

Con queste parole, sottolinea il Santo Padre, “Gesù ci dà un insegnamento prezioso. Anche se gioisce nel vedere i suoi discepoli felici per i prodigi della predicazione, non si dilunga in complimenti e domande, ma si preoccupa della loro stanchezza fisica e interiore” e li mette “in guardia da un pericolo, che è sempre in agguato anche per noi: lasciarsi prendere dalla frenesia del fare, cadere nella trappola dell’attivismo, dove la cosa più importante sono i risultati che otteniamo e il sentirci protagonisti assoluti”. “Quante volte accade anche nella Chiesa: siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù”, ammonisce.

Ma il riposo di cui parla Cristo non è solo “fisico, è anche riposo del cuore”. Perché non basta “staccare la spina”, ribadisce il Papa, bensì “occorre riposare davvero”. Come? “Ritornando al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro a quelle delle ferie”.

Gesù, fa notare il Papa, “non si sottraeva ai bisogni della folla, ma ogni giorno, prima di ogni cosa, si ritirava in preghiera, in silenzio, nell’intimità con il Padre”. “Il suo tenero invito – riposatevi un po’ – dovrebbe accompagnarci: guardiamoci dall’efficientismo, fermiamo la corsa frenetica che detta le nostre agende. Impariamo a sostare, a spegnere il telefonino per guardare negli occhi le persone, a coltivare il silenzio, a contemplare la natura, a rigenerarci nel dialogo con Dio”, ammonisce nuovamente il Pontefice.

Il secondo aspetto è la compassione: gli il Vangelo infatti narra che gli Apostoli “non possono riposare come vorrebbero” perché “la gente li trova e accorre da ogni parte. A quel punto il Signore si muove a compassione. Commosso, Gesù si dedica alla gente e riprende a insegnare”. Quella che a prima vista potrebbe sembrare una “contraddizione” in realtà non lo è: “Infatti – spiega Bergoglio -, solo il cuore che non si fa rapire dalla fretta è capace di commuoversi, cioè di non lasciarsi prendere da sé stesso e dalle cose da fare e di accorgersi degli altri, delle loro ferite, dei loro bisogni”.

“La compassione nasce dalla contemplazione. Se impariamo a riposare davvero, diventiamo capaci di compassione vera; se coltiviamo uno sguardo contemplativo, porteremo avanti le nostre attività senza l’atteggiamento rapace di chi vuole possedere e consumare tutto; se restiamo in contatto con il Signore e non anestetizziamo la parte più profonda di noi, le cose da fare non avranno il potere di toglierci il fiato e di divorarci”, aggiunge.

E conclude: “Abbiamo bisogno di una ‘ecologia del cuore’, che si compone di riposo, contemplazione e compassione. Approfittiamo del tempo estivo per questo!”. Quindi la benedizione e la preghiera per il Sudafrica, Cuba e la Germania (leggi qui). Infine, l’immancabile saluto: “Non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.

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