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Omicidio Vannini, i giudici: “Ciontoli spietati: non fecero nulla per evitare la morte di Marco”

19 luglio 2021 | 15:55
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Omicidio Vannini, i giudici: “Ciontoli spietati: non fecero nulla per evitare la morte di Marco”

Stamattina il deposito delle motivazioni della sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione per l’omicidio del 21enne

Ladispoli – “Gli imputati scelsero di non fare alcunché per evitare la morte di Marco”. Le motivazioni dei giudici della Corte di Cassazione sono chiare circa un comportamento finalizzato a far emergere quanto realmente accaduto nella vicenda che portò alla morte del 21enne Marco Vannini.

Sono state depositate stamattina, 19 luglio 2021, le motivazioni della sentenza pronunciata il 3 maggio scorso dalla Suprema Corte (leggi qui) nei confronti di Antonio Ciontoli, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del 21enne, attinto da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, mentre si trovava a casa della fidanzata a Ladispoli.

I giudici del Palazzaccio hanno redatto sessantadue pagine a sostegno della decisione assunta nei confronti del capofamiglia dei Ciontoli, quando per i due figli Martina e Federico nonché per la moglie Maria Pezzillo, avevano rigettato i ricorsi rendendo definitive le condanne a 9 anni e 4 mesi, pronunciate a settembre nel processo d’appello bis, ritenendo che i tre responsabili di concorso anomalo nell’omicidio volontario.

Le intercettazioni ambientali sono state di supporto alla decisione dei magistrati della Corte di Cassazione in quanto sarebbe risultato una sorta di accordo per “addivenire a una versione concordata sulle pistole, su dove si trovassero e su chi le avesse prese dal bagno”.

Un esame al quale si sommerebbe oltretutto le urla di dolore del 21enne il quale “aveva invocato aiuto e lo aveva fatto in modo talmente forte che le sue urla erano state distintamente avvertite dai vicini di casa e registrate nelle conversazioni telefoniche con gli operatori del 118”.

Eppure i giudici sottolineano ancora nelle motivazioni depositate stamattina: “Tutti si preoccuparono subito della presenza del proiettile ancora nel corpo di Vannini, tutti ebbero immediata cognizione di tale circostanza e tuttavia nessuno si attivò per allertare tempestivamente i soccorsi, fornendo le informazioni necessarie a garantire cure adeguate al ragazzo ospitato nella loro abitazione e che, sino a quella sera, avevano trattato come uno di famiglia”.

A preoccupare i componenti della famiglia Ciontoli, sempre secondo la decisione assunta dalla Suprema Corte, in quel frangente sarebbero state solo “le conseguenze che sarebbero derivate dalla situazione che si era venuta a creare”.

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