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Roma, entra nella mensa scolastica e violenta una dipendente: arrestato dopo 2 mesi di ricerche

21 luglio 2021 | 11:59
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Roma, entra nella mensa scolastica e violenta una dipendente: arrestato dopo 2 mesi di ricerche

Il 27enne è stato incastrato da un’impronta lasciata su una bottiglia di liquore abbandonata in un capanno vicino alla scuola “Santa Chiara”

Roma – Aveva violentato e rapinato una dipendente della scuola “Santa Chiara”. L’uomo, un 27enne, è stato incastrato da un’impronta lasciata su una bottiglia di liquore abbandonata in un capanno vicino alla scuola.

Nelle prime ore di questa mattina, gli investigatori della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di P.S. Spinaceto hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, applicata dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di G.E., un ventisettenne di origini nigeriane, gravemente indiziato di aver rapinato e poi abusato sessualmente una donna, l’11 maggio scorso, all’interno dell’Istituto d’Istruzione per l’Infanzia “Santa Chiara” di Roma, in zona Torrino.

Un vero e proprio incubo quello vissuto dalla vittima. Fu sorpresa in pieno giorno dal suo aggressore mentre svolgeva le ordinarie mansioni lavorative. L’uomo si era introdotto furtivamente all’interno della mensa della scuola, le aveva puntato un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli, l’aveva costretta a subire un violento rapporto sessuale.

La complessa attività di indagine, svolta dagli investigatori della Polizia di Stato specializzati in reati di violenza di genere e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha portato all’identificazione dell’aggressore, sebbene nell’immediatezza sembrasse che l’uomo si fosse dileguato senza lasciare tracce.

L’accurata attività di sopralluogo con la Polizia Scientifica, partita dalla scena del crimine ed estesa all’area boschiva circostante, ha indirizzato l’attenzione degli inquirenti su un cittadino straniero che vive e lavora in quartieri di Roma distanti da quello dell’aggressione.

Su una bottiglia di liquore, sequestrata dalla Squadra Mobile in un capanno nelle vicinanze dell’Istituto religioso, è stata isolata un’impronta che, comparata nella banca dati, è risultata appartenere al cittadino nigeriano, foto segnalato al momento del suo ingresso in Italia.

I successivi accertamenti sulle tracce biologiche rinvenute sui reperti sequestrati nell’immediatezza dell’efferato crimine, compiuti dal Servizio di Polizia Scientifica, hanno ricondotto al profilo genetico di un individuo maschile, che è perfettamente concordante con quello di G.E. per il quale, stamattina, si sono aperte le porte del carcere.

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