La dichiarazione

Green Pass, Anief: “Non si può imporre per fare i corsi e i numeri dei vaccinati non tornano”

23 luglio 2021 | 15:57
Share0
Green Pass, Anief: “Non si può imporre per fare i corsi e i numeri dei vaccinati non tornano”

Marcello Pacifico: “Siamo pronti a portare avanti una vertenza in tribunale”

Scuola  – “La certificazione “verde” contro il Covid-19 ha risparmiato il mondo della scuola, ma presto la certificazione potrebbe diventare indispensabile per varcare la soglia degli istituti scolastici. Lo si comprende tra le righe della richiesta formulata per iscritto dal commissario straordinario per l’emergenza Covid19, Francesco Figliuolo, ai presidenti delle Regioni, ai quali è stato chiesto di comunicare la misura dei non vaccinati entro il 20 agosto. Subito dopo, per chi non ha provveduto scatterebbe l’obbligo a farsi somministrare almeno una dose di siero anti Covid. Già dal 5 agosto, invece, la certificazione verde sarà indispensabile per accedere a bar e ristoranti al chiuso, piscine, palestre. E pure per fare i concorsi. Un’imposizione, quest’ultima, che il sindacato non può assolutamente accettare“. Lo dichiara, in una nota stampa, il sindacato Anief.

“Il Governo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – chiede la certificazione verde a mezzo milione di candidati a fare l’insegnante che un anno fa ha presentato domanda per partecipare al concorso ordinario di scuola primaria e secondaria: non vorremmo che un’eventuale stretta portasse a rendere a fine agosto anche obbligatoria la vaccinazione per partecipare alla selezione. Sarebbe assurdo e incostituzionale. Lo Stato non può discriminare i cittadini: pensasse, piuttosto, a garantire lo stesso trattamento a tutti i cittadini, anche introducendo procedure selettive telematiche. Noi siamo per le vaccinazioni, invitiamo a farlo, siamo stati tra i primi ad averle fatte. Sarebbe bello che tutti si vaccinassero, ma questo green pass non ci piace, anche perché ci sembra il preludio di altro. Non vorremmo che si arrivasse a coinvolgere gli studenti. La verità è che in uno stato di diritto va rispettato anche il pensiero, la volontà, di chi ha le sue mille e una ragione per non sottoporsi al vaccino anti Covid. Siamo pronti a portare avanti una vertenza in tribunale, pure da soli”.

Il sindacalista non si fida nemmeno dei numeri ufficiali: “Ci dicono che ci sono 221mila docenti e Ata non vaccinati? Bene, prima di tutto andiamo a controllare quei dati, perché non risulta che nella scuola ad oggi siano in servizio quasi un milione e mezzo di lavoratori. Probabilmente il computo totale si riferisce ad aprile e riguarda anche i precari temporanei, che oggi non sono più sotto contratto. Quindi, si dovrebbero rivedere i numeri dei non vaccinati in base agli organici di settembre“, conclude Pacifico.

Prende il largo il nuovo green pass. E all’orizzonte si prefigurano disposizioni ancora più pesanti. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, dà alcune anticipazioni in merito all’orientamento del governo: “Al momento il personale scolastico indeciso è concentrato in alcune Regioni. Auspichiamo che entro il 20 agosto tutta la categoria risponda in maniera convinta all’invito a vaccinarsi”. In caso contrario, “opportuno valutare l’ipotesi dell’obbligo vaccinale“. E tra due settimane il green pass sarà necessario anche per fare i concorsi: la certificazione sarà valida pure per chi ha fatto una sola dose o si è sottoposto a tampone, che però durerà sole 24 ore. L’intenzione del Governo è chiara: vuole che la vaccinazione diventi una pratica indispensabile per un cittadino che ha un’occupazione o che cerca lavoro.

Il sindacato conferma il suo no a questa imposizione illegittima (che non piace nemmeno a tanti cittadini, protagonisti nelle ultime ore di proteste di piazza): lo stato di diritto non può essere cassato a seconda del volere del Governo di turno. Le norme vanno condivise, tra l’altro con le parti interessate. E che fine faranno le indicazioni del Garante della privacy, che anche di recente ha chiarito che negli ambienti di lavoro “solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario e il contesto lavorativo, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti. Il datore di lavoro deve quindi limitarsi attuare, sul piano organizzativo, le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità”.

Cancellare il diritto alla privacy – commenta Marcello Pacifico – non può essere superato da motivi etici: la stessa Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha comunicato formalmente ai Paesi membri che occorre garantire che i cittadini siano informati sul fatto che la vaccinazione non è obbligatoria e che non è possibile politicamente, socialmente o in altro modo mettere sotto pressione i cittadini e i lavoratori per farsi vaccinare, se non desiderano farlo da soli. Confermiamo, se dovesse venire meno questo principio, la nostra intenzione di rivolgerci al giudice. Il fatto di essere tra i pochi, forse gli unici, non cambia nulla”.
Il Faro online – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Scuola