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Reddito di libertà per le donne vittime di violenze. Tirrito: “Risultato straordinario. Ma proseguire l’opera”

"La strada per una vera emancipazione dalla violenza è ancora lunga"

“Quando una donna denuncia una violenza sa bene che andrà incontro a due enormi problemi: l’effettiva capacità dello Stato di allontanare il carnefice da lei, e la difficoltà di dover andare avanti senza il sostentamento del marito. Ma qualcosa, piano piano, per fortuna sta cambiando, restituendo fiducia a chi vive nella sofferenza”. A parlare è Maricetta Tirrito, presidente del laboratorio Una Donna, che interviene in merito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento che istituisce il reddito di libertà per le donne vittime di violenza“.

“Dai tempi dell’infamia che permetteva il delitto d’onore ad oggi – spiega Tirrito – sono stati fatti enormi passi in avanti, ma dire che una donna vittima di violenza (fisica, psicologica o economica che sia) possa sentire di avere l’intera comunità sociale accanto a lei è ancora una chimera.

Passi in avanti sì. Come il codice rosso, che accelera gli interventi delle forze dell’ordine e le disposizioni dei giudici in caso di violenza acclarata, e adesso il reddito di libertà, che possiamo definirlo come uno straordinario risultato di concetto. Importante soprattutto per un aspetto: emancipa le vittime non solo dagli aguzzini ma anche da quelle strutture che, lungi dal preoccuparsi
pienamente della vittima, non sempre la aiutano, al punto che a volte la portano a pensare addirittura che fosse meglio dove stava prima. Togliere la ‘mangiatoia’ a chi si improvvisa è un altro atto di profondo rispetto per chi soffre.

Ad usufruire del reddito di libertà saranno le donne, con o senza figli minori, vittime di violenza certificata dai servizi sociali del Comune di residenza o dai servizi sociali del Comune di nuovo domicilio, che sono seguite dai Centri antiviolenza o che siano state ospiti in una casa di accoglienza, sia in una struttura similare ad una casa di accoglienza, cui non sono potute accedere per mancanza di posti disponibili.

Se si tratta di donna sola, l’ammontare del bonus è stabilito nella misura fissa di 780 euro; nel caso di donna con figli minori, l’ammontare minimo del contributo è determinato dall’applicazione della formula Istat di calcolo della soglia di povertà assoluta, tenendo conto, ai fini della sua determinazione, del luogo di residenza o di domicilio della donna; il contributo così determinato è aumentato rispettivamente se la donna è persona con disabilità o a figli disabili”.

“Le cifre di cui parliamo, oggi come oggi, – conclude Tirrito – sono il primo passo per una vera garanzia; al pari della rapidità di intervento, che spesso viene vanificata dall’impossibilità del controllo. Insomma, passi in avanti si, da salutare assolutamente con soddisfazione, ma la strada per una vera emancipazione dalla violenza è ancora lunga”.
(Il Faro online)