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Il Biologo marino: “L’uomo è il predatore più temuto dagli squali”

3 agosto 2021 | 09:00
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Il Biologo marino: “L’uomo è il predatore più temuto dagli squali”

La pesca industriale e la riproduzione in età avanzata hanno reso gli squali una specie a rischio e in via di estinzione

Animali – “Lo squalo, il predatore del mare più temuto dall’uomo, è una risorsa da proteggere  perché a rischio estinzione a causa della pesca industriale condotta indiscriminatamente dall’uomo stesso”. Lo evidenzia il biologo marino dell’Acquario di Genova Stefano Angelini a Slow Fish durante un incontro sugli squali del Mar Mediterraneo.

“Sul nostro pianeta esistono oltre 450 specie di squali conosciute e vivono in tutti gli ambienti acquatici. Quelli che subiscono l’impatto maggiore dalle attività antropiche sono i pelagici, che vivono in mare aperto perché subiscono gli interventi della pesca industriale, in primis le reti, in cui spesso rimangono impigliati – spiega il Biologo -. Alcune specie sono state ormai decimate e per il pericolo di estinzione sono state inserite nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). Lo squalo bianco è una specie considerata ormai a rischio estinzione, così come gli squali balena e elefante, le verdesche, il carcharhinus leucas o il longimano”.

“Le loro uccisioni sono considerate ‘catture accidentali’ – sottolinea Angelini – dalla pesca commerciale, si mettono le reti in mare per pescare atre specie e loro ci finiscono dentro, ma non è così – denuncia Angelini – perché in alcune regioni del mondo, in particolare nell’Oceano Indiano, ma non solo, gli squali sono addirittura catturati appositamente perché c’è una cultura che valorizza le pinne dei pescecani come cibo afrodisiaco e taumaturgico”.

“Inoltre,  c’è una caratteristica legata alla riproduzione che li rende particolarmente vulnerabili: il fatto che i pesci cartilaginei come gli squali fanno poche uova, pochi piccoli e la maturità sessuale viene raggiunta dopo molti anni, sette, otto, nove, a volte dieci in alcune specie, – conclude il Biologo –  perciò è altissimo il rischio che vengano catturati dall’uomo prima di riprodursi”. (Fonte Ansa)
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